Nel 1991 con le varianti 2.0 i.e. Turbo e Turbo i.e. Integrale si completava la pletora di motorizzazioni della gamma Dedra, dando una caratterizzazione sportiva alla mansueta berlina torinese.
Presentata nel 1989, la Dedra esprimeva i tratti tipici delle Lancia di classe media, a partire da uno stile austero, definito da I.D.E.A. Institute. La sobrietà del modello rispecchiava i canoni dell’epoca, confermandone l’immagine solida che le consentì di essere apprezzato anche all’estero.
Alle tre motorizzazioni disponibili al lancio (1.6, 1.8 e 2.0 , con potenze comprese tra gli 88 e i 117 CV), nel biennio 1991-92 seguirono i modelli più performanti: la 2.0 Turbo i.e. (162 CV) e la 2.0 Turbo Integrale (177 CV).
Contegno sabaudo. Sebbene la linea non brillasse per originalità, soprattutto all’interno la Dedra esprimeva, con il più sabaudo contegno, l’eleganza Lancia con finiture ricercate e dotazioni, anche opzionali, di livello superiore. Non era difficile imbattersi in esemplari con rivestimenti in Alcantara o in pelle, così come gli inserti in legno di rosa ne impreziosivano l’allestimento. A dare un pizzico di dinamismo all’abitacolo vi era la plancia, rivolta verso il guidatore. E quest’ultima, a richiesta, era disponibile anche con la strumentazione digitale.
Con queste prerogative, nei primi anni 90, la Lancia Dedra si ritagliò il suo spazio nel segmento D, divenendo una delle auto preferite dalla piccola borghesia italiana (e non solo).
I modelli di punta. Nel gennaio del 1991 vennero presentate la 2.0 i.e. Turbo e la Turbo i.e. a trazione integrale: due varianti prestazionali che consentirono alla torinese di fronteggiare a pieno titolo le “duemila” più quotate della concorrenza. La prima venne equipaggiata con il noto quattro cilindri bialbero nella configurazione otto valvole e qui sovralimentato con un turbocompressore Garrett. A ciò si aggiungeva un sofisticato di gestione elettronica della pressione del turbo e il dispositivo Viscodrive per limitare le reazioni della coppia sullo sterzo e sfruttare meglio la cavalleria e la motricità. Sulla 2.0 i.e. la potenza massima era di 162 CV, erogata a 5.500 giri mentre la coppia motrice, 274 Nm, era disponibile a 3000 giri/minuto.
A richiesta, uno spoiler posteriore sottolineava la caratterizzazione sportiva dei modelli turbo, che si distinguevano dalle altre versioni solo per la targhetta identificativa integrata nella modanatura laterale.
Anche 4×4. La Turbo Integrale era spinta dalla stessa unità ma, con una regolazione diversa della centralina, erogava fino a 177 CV. Una scelta dettata dalla volontà dei tecnici Lancia di mantenere le performance della “Turbo” anche a fronte di un peso maggiore. In questo modo, con una coppia massima leggermente maggiore (279 Nm), la Lancia Dedra Turbo Integrale raggiungeva i 215 km/h, accelerando da 0 a 100 km/h in 7,8 s.
Il modello top di gamma impiegava un sistema di trazione integrale permanente composto da tre differenziali. L’anteriore era libero mentre il centrale era delegato alla distribuzione della coppia, in modo asimmetrico: con una regolazione specifica che prevedeva il 56% sull’asse anteriore e il 44% sul posteriore. Al retrotreno vi era invece un differenziale autobloccante inseribile elettronicamente. Non c’era da stupirsi, dunque, se i consumi della Integrale fossero piuttosto elevati. I 10 km/l erano una media raggiungibile solo in autostrada.
A partire dal 1992, con un lievissimo aggiornamento, la Lancia Dedra Turbo e Turbo integrale vennero accompagnate dalla desinenza “HF” con l’emblema distintivo integrato nella griglia frontale e dal catalizzatore di serie. In questo caso, per la Integrale, la potenza venne limitata a 169 CV.
Telaio modulare. A livello tecnico, la Lancia Dedra montava una delle prime applicazioni del telaio modulare “Tipo 3”, lo stesso impiegato anche sulla Fiat Tempra, del 1990 e sull’Alfa Romeo 155, del 1992. Come le “cugine”, la Dedra prevedeva un layout con motore e trazione anteriori. Sull’asse anteriore, le sospensioni adottavano lo schema MacPherson, mentre al posteriore prevedevano bracci longitudinali tirati. In esclusiva per i modelli “2000” era disponibile anche il controllo elettronico per regolare lo smorzamento.
Personalità distinte. Al fine di evitare la cannibalizzazione tra modelli dalle specifiche simili, il marketing di Fiat Auto, decise di dare una caratterizzazione specifica a ciascuno di essi: se l’Alfa Romeo 155 Q4 esprimeva l’indole sanguigna del Biscione con il due litri 16 valvole, da 192 CV, la Dedra Turbo garantiva prestazioni brillanti ma in modo più defilato. Lo stesso discorso vale per la Turbo Integrale, avvantaggiata dalla trazione 4×4. Anche per questo motivo la Lancia Dedra rimase sempre nell’ombra della sorella Delta, plurivittoriosa nei rally e ambitissima anche nelle versioni stradali. Entrambe, Dedra Turbo e Turbo Integrale, rimasero a listino per soli tre anni. Nel 1995 venne proposta una nuova variante “Integrale”, mossa dal 2.0 i.e. aspirato. Quest’ultima, tuttavia, con 139 CV non era intesa in chiave prettamente sportiva come le precedenti.
Oggi, nonostante la grande rarità, le quotazioni delle Lancia Dedra turbo si mantengono accessibili: un motivo in più per considerare questi modelli tutti da riscoprire.