22 settembre 1955, sessant'anni fa il debutto della BMW 507 - Ruoteclassiche
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22/09/2015 | di Alvise-Marco Seno
22 settembre 1955, sessant’anni fa il debutto della BMW 507
Al Salone di Francoforte del 1955 l’attenzione dei partecipanti che transitarono per lo stand BMW fu tutta per il debutto europeo in grande stile della 507, una nuova roadster sportiva due posti motorizzata con un corposo V8 da 150 Cv. Si presentava al pubblico con un design accattivante, leggiadro, snello e un appeal straordinario per la clientela particolarmente esigente in tema di auto di prestigio.
22/09/2015 | di Alvise-Marco Seno

Una delle più affascinanti BMW di sempre, icona di design degli Anni 50, gioiello milionario dal punto di vista collezionistico. Gli aggettivi e i riconoscimenti per la BMW 507 si sprecano.

Al Salone di Francoforte del 1955 l’attenzione dei partecipanti che transitarono per lo stand BMW fu tutta per il debutto europeo in grande stile della 507, una nuova roadster sportiva due posti motorizzata con un corposo V8 da 150 Cv. Si presentava al pubblico con un design accattivante, leggiadro, snello e un appeal straordinario per la clientela particolarmente esigente in tema di auto di prestigio.

La storia
Era stato Max Hoffman, influentissimo e acutissimo importatore di auto tedesche negli Stati Uniti durante gli Anni 50 e 60 (unico importatore BMW fino al 1975), il padre putativo della BMW 507 (ma ebbe un ruolo decisivo anche per il successo della Mercedes 300 SL Gullwing, della Porsche 356 Speedster e dell’Alfa Romeo Giulietta Spider).

Nella prima metà degli Anni 50 suggerì alla BMW l’idea di produrre una vettura sportiva un po’ più economica della Mercedes 300 SL, da proporre all’opulenta clientela americana, e che fosse decisamente più “appetitosa” delle piccole roadster britanniche, sottopotenziate rispetto alle esigenze. Il management raccolse la proposta: all’inizio degli Anni 50 la BMW soffriva ancora delle conseguenze della guerra e si trovava nella necessità di crescere.

L’obbiettivo, in un’ottica di contenimento dei costi, era di ottenere un massimo risultato con il minimo sforzo e, per questo, l’unica strada era l’utilizzo di componentistica già a disposizione. A Fritz Friedler e Ernst Loof furono affidati il design di, rispettivamente, meccanica e carrozzeria. Mentre non ci furono problemi per il concepimento del rolling chassis (sul telaio accorciato della BMW 503 fu installato un sagace V8 da 3,2 litri di cilindrata, due carburatori doppio corpo Zenith, 150 Cv), maggiori problemi incontrò la definizione dello stile: Loof creò alcune proposte per il vestito ma Max Hoffman le rifiutò senza troppi complimenti, trovandole decisamente lontane dai gusti d’Oltreoceano.

Albrecht von Goertz: il capolavoro
Fu perciò interpellato il designer Albrecht von Goertz, tedesco di nascita ma emigrato negli Stati Uniti alla ricerca di fortuna. Appassionato d’auto e design, Goertz aveva fondato nel’ 52 dopo un lungo apprendistato, il suo studio di design, la Goertz Industrial Design Inc. Il salto di qualità avvenne nel ’53 quando conobbe lo stesso Max Hoffman, che lo introdusse alla BMW e gli permise di disegnare la carrozzeria della 503.

Goertz tracciò i volumi di una snella e avvenente roadster, con un lungo frontale, abitacolo arretrato e coda molto compatta. Per offrire un maggiore riparo, fu prevista la vendita, come accessorio, di un hardtop rigido.

Costosissima!
Ben lontana dalle dimensioni globali di oggi, la BMW di metà Anni 50 era ancora un'azienda di piccole dimensioni, con’un organizzazione produttiva ancora basata sul lavoro artigianale. Le carrozzerie della 507, infatti, erano prodotte interamente a mano utilizzando fogli di alluminio.

Hoffman pensò a un target price di 5.000 dollari e una produzione di 5.000 esemplari l'anno. Invece quello che avrebbe dovuto essere un modello fortunato per il marchio tedesco si rivelò un danno incalcolabile per l’azienda, al punto di spingerla quasi sull’orlo della bancarotta.
Al lancio la BMW stabilì un prezzo di circa 11.000 dollari, una cifra enorme per l’epoca, giustificata dagli elevati costi di produzione per garantire elevata qualità e robustezza. Fu una scelta infelice poiché riuscì a dissuadere gli stessi clienti potenziali. E non bastò nemmeno l’effetto leva generato da clienti vip del calibro di Elvis Presley (acquistò il telaio n.70079, una ex vettura-stampa), Ursula Andress e i piloti Hans Stuck e John Surtees (quest’ultimo la possiede tutt’oggi).

Presentata al Waldorf Astoria Hotel di New York nell’estate del ’55, fece il suo debutto in Europa al Salone di Francoforte del successivo autunno. Entrò in produzione nel novembre del ’56 e nel 1957 fu aggiornata in “2nda serie”: nuova plancia, maggior spazio per i bagagli dietro i sedili e altre migliorie di dettaglio.

Venduta, secondo alcune fonti, in perdita, la produzione della BMW 507 si fermò dopo poco più di 250 esemplari, prodotti fino alla fine del 1959. Il tempo e la maturazione della passione per le vetture storiche, ironia della sorte, hanno completamente trasformato il suo ruolo oggi, facendone una delle BMW più preziose dell’intera storia produttiva della Casa tedesca.

Alvise-Marco Seno

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