Cade oggi l'anniversario della 47esima edizione della Targa Florio. In quella corsa pubblico e media seguirono, ancora una volta, l'eccitante scontro di titani tra Ferrari e Porsche, risoltosi, non senza un colpo di fortuna, a favore della Casa di Stoccarda. Ma nelle retrovie una "formichina" su ruote tentava con coraggio di imporsi: una Mini Cooper ufficiale con 2 motori per complessivi 8 cilindri e 2 litri di cilindrata...
Oggi la Sicilia torna a infiammarsi di passione con la rievocazione storica della Targa Florio. Sarà un'occasione molto speciale, a 100 anni dalla prima edizione svoltasi nell'ormai "preistorico" 1906. Ma è anche l'anniversario dell'edizione numero 47, che si tenne il 5 maggio 1963.
Allora l'entusiasmo fu tutto per Porsche, Ferrari, Alfa Romeo e Lancia (vinsero Jo Bonnier e Carlo Mario Abate con la Porsche 718 coupé n.160 approfittando di un banale incidente capitato alla Ferrari 196 SP di Scarfiotti / Bandini / Mairesse). Ma nel fondo della lista dei partecipanti, con il numero 162 di gara, si era proposta, con ottimismo e coraggio encomiabili nientemeno che una Austin Mini Cooper, in verità completamente diversa dalle altre e, almeno potenzialmente, in grado di stare al passo con le favorite.
Si trattava di una Mini Cooper Bimotore, soprannominata Mini Twini, e affidata al giornalista John Whitmore e al vincitore di Le Mans Paul Frere. Era il primo di due prototipi costruiti in Inghilterra con l'obbiettivo di portare la piccola utilitaria inglese nelle competizioni.
LA MINI TWINI
L'audace idea di dotarla di due motori (nemmeno così originale dati i numerosi tentativi già compiuti negli anni 20 e 30) era venuta l'anno prima - probabilmente - all'estroso ingegnere inglese Paul Emery, il quale progettò una Mini con due motori ma il tentativo fallì: a parte una buona trazione, quel progetto aveva palesato gravi problemi alla trasmissione. Ma non molto tempo dopo, lo stesso Alec Issigonis, il padre della Mini, lanciò l'idea di una Mini Moke con lo stesso layout per realizzare una quattro ruote motrici piccola ed efficace. Nei test condotti nell'inverno '62 su percorsi nevosi, questo prototipo aveva dato grandi soddisfazioni.
Convinta delle potenzialità dell'idea la BMC si presentò a Palermo con due vetture: una Mini Cooper 1.3 "standard" e un esemplare che recava sotto la pelle l'evoluzione di quel concetto, con l'obbiettivo di testare direttamente sul campo una piccola utilitaria trasformata, per l'occasione, in una GT da corsa. La Downton Engineering aveva elaborato due 4 cilindri da 997 cc della Mini Cooper ottenendo un complessivo di 8 cilindri per 2 litri di cilindrata. Esteticamente la vettura si distingueva soprattutto per le prese d'aria aperte davanti ai parafanghi posteriori.
Completata giusto in tempo per la corsa e, quindi, con ben pochi chilometri test percorsi, la Mini Twini presentava 4 freni a disco, assetto ribassato di un pollice, serbatoio da circa 20 litri di carburante, cambio con ingranaggi da competizione.
Partita con il numero di gara 162 e iscritta nella classe fino a 2 litri, il piccolo petardo britannico palesò tutti i limiti dello scarso sviluppo. Nelle fasi iniziali della corsa fu vittima di problemi di surriscaldamento al motore posteriore, che costrinsero a continue soste per riempire il radiatore. Inoltre il percorso tortuoso e dissestato delle Madonie causava problemi alla trasmissione e al sistema di accoppiamento e armonizzazione della coppia proveniente dai due assi. Con il risultato che i motori giravano continuamente a regimi diversi. E mentre l'esperto Paul Frere teneva una condotta di gara molto conservativa per cercare di risparmiare motori e pneumatici, il suo collega John Withmore tirava come un matto, rapito dalla bagarre e dal fascino del percorso.
Grazie al miglioramento delle temperature ambientali, la Mini Bimotore riuscì a concludere la gara in 27esima posizione, due posizioni dietro l'altra Mini. Non molto tempo dopo, nel gennaio '64, la Mini standard dimostrerà l'inutilità di quel progetto vincendo nientemeno che il Rally di Monte Carlo.
Alvise-Marco Seno