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60 anni di Alpine: la storia

Sono molti gli anniversari che si festeggiano nel 2015 e uno di questi riguarda una delle più note Case sportive francesi: la Alpine. Nel 2015 corrono infatti i sessant’anni dalla nascita di questo marchio, celebrato anche pochi giorni fa a Goodwood, dove la show-car Alpine Celebration è stata protagonista dell’esposizione dei modelli del passato di questa Casa.

La storia della Alpine inizia in pratica il 17 maggio 1922, ovvero con la nascita di Jean, primogenito di Émile Rédélé, concessionario Renault a Dieppe e già meccanico ufficiale Renault all’inizio del secolo. E’ Jean che darà vita al mito mito. Dopo la laurea in economia, Jean si fa notare subito dalla Direzione Generale di Renault per le idee commerciali innovative che propone. Assumendo la direzione dell’azienda del padre diventa, a soli 24 anni, il più giovane concessionario di Francia. Jean crede soprattutto nelle corse («la corsa è il miglior banco di prova per i modelli di serie e la vittoria il miglior argomento di vendita» sostiene) e partecipa così alle prime competizioni all’età di 28 anni, dimostrando notevoli capacità di guida.

Vince il primissimo Rally di Dieppe al volante della nuova 4CV, davanti a modelli ben più potenti. E questo successo spinge Renault a fornirgli una 4CV 1063 (versione speciale corsa) per la stagione successiva. Jean Rédélé cerca di migliorare le performance del suo bolide. E per farlo chiede aiuto anche a Giovanni Michelotti. A cui ordina la progettazione di una 4CV Spéciale Sport, caratterizzata da una carrozzeria di alluminio ben più aerodinamica del modello originale.

Nel 1953, come prima uscita, Jean vince il 4° Rally di Dieppe davanti a due Jaguar e a una Porsche. L’anno successivo, l’equipaggio Rédélé/Pons colleziona una terza vittoria di categoria alla Mille Miglia, poi vince anche la Coupe des Alpes. Ed è qui che Jean ha la sua prima grande intuizione: «È guidando sulle strade alpine, a bordo della mia 4CV, che mi sono divertito di più. Per questo ho deciso di chiamare le mie future automobili ‘Alpine’, perché i miei clienti potessero condividere con me lo stesso piacere», dichiarerà qualche tempo dopo.

L’idea di creare un proprio marchio è l’altro pensiero fisso Jean Rédélé. Sarà il suocero a supportarlo in questa impresa e a creare la “Société des Automobiles Alpine”, che nasce il 25 giugno 1955.

A106: L’INIZIO DI UN’EPOPEA
Jean ha le idee chiare anche come costruttore di auto. Le sue future automobili avrebbero infatti seguito alcuni principi elementari: una meccanica semplice, che utilizzasse il maggior numero di pezzi di serie, e una carrozzeria leggera e gradevole da guardare. Disegnato da Jean Gessalin e costruito dai fratelli Chappe, il primo prototipo è presentato al consiglio direttivo di Renault nel febbraio del 1955. Il prototipo prende il nome di A106: A come Alpine e 106 in riferimento al nome di codice della 4CV, che funge da banca organi.

Dal punto di vista meccanico, l’A106 mantiene il telaio e gli assali della 4CV. Il motore quattro cilindri in linea da 747 cm3 è proposto in due versioni, da 21 e 38 CV. Questa prima Alpine si distingue in primo luogo per la carrozzeria in poliestere, applicata al telaio originale della 4CV.
In opzione, è possibile equipaggiare l’A106 con una trasmissione a cinque rapporti ‘Claude’, o con la sospensione ‘Mille Miles’, costituita da quattro ammortizzatori posteriori. In pratica, la A106 è stata ideata come auto da corsa dotata di differenti livelli di potenza, regolazione delle sospensioni, alleggerimenti e un cambio manuale in opzione (ma costoso) a cinque rapporti.
Nel frattempo Jean decide di aprire una propria carrozzeria: la RDL. Arriva così una A106 cabriolet, disegnata da Michelotti e presentata al Salone di Parigi del 1956. Una terza variante viene lanciata nel 1958: l’A106 Coupé Sport. Si tratta in realtà di un cabriolet su cui è saldato un hard-top. Con 251 esemplari di A106 prodotti tra il 1955 e il 1960, l’azienda di Jean Rédélé può considerarsi avviata. Non è che la prima tappa.

A108: LA BERLINETTE
Il nome A108 appare per la prima volta al Salone di Parigi del 1957. Il nuovo modello mantiene le carrozzerie in fibra di vetro fissata su una piattaforma in acciaio pressato della coupé A106 prodotta da Chappe & Gessalin e della cabriolet RDL. Le novità sono tutte sotto il vestito: il motore della 4CV è sostituito dall’845cc Ventoux della Dauphine. Quindi dal motore della Dauphine Gordini (998 cc).

Successivamente anche lo stile si evolve, sulla base di una variante dell’A106 disegnata da Philippe Charles, un giovane designer di 17 anni. Partendo dalla cabriolet disegnata da Michelotti, i fari vengono ricoperti da una sfera in plexiglas, mentre la parte posteriore si allunga per ottenere una linea più slanciata. Battezzata ‘berlinette’, quest’automobile si presenta al Tour de France del 1960 pilotata da Jean Rédélé in persona. L’apprezzamento del pubblico è tale che questo nuovo stile si impone rapidamente sulle cabriolet e le coupé-sport prodotte da RDL.

Un’altra svolta importante è quella del 1961, con l’introduzione del telaio a trave centrale su tutti i modelli. Questa architettura si basa su una robusta trave centrale, su cui poggiano le traverse laterali che sostengono l’intelaiatura anteriore e posteriore. Migliore in termini di rigidità e leggerezza, questa innovazione è la chiave delle performance su strada delle Alpine, generazione dopo generazione.

Le varianti alla carrozzeria e le diverse configurazioni sono tante e tali che risulta difficile illustrare in modo schematico la storia di un modello prodotto in 236 esemplari tra il 1958 e il 1965.

LE WILLYS-INTERLAGOS
Pur consapevole del fatto che uno sviluppo internazionale può offrirgli le necessarie leve per la crescita, Jean Rédélé propone ad alcuni partner industriali di produrre le sue automobili su licenza.

Bisogna dire che le Alpine sono piuttosto facili da assemblare, anche da personale non qualificato. Inoltre, sono apprezzate per l’affidabilità, in quanto la loro meccanica proviene dalla banca organi di Renault. Dopo un insuccesso registrato in Belgio, con soli 50 esemplari di A106 prodotti dall’industriale Small, è in Brasile che Rédélé trova il suo primo sbocco internazionale. La società Willys-Overland, già produttrice delle Dauphine prodotte con licenza Renault, lancia una produzione di A108 con i macchinari forniti dalle officine di Dieppe. Dal 1960 in poi, lo stabilimento di San Paolo produce le Interlagos, dal nome del famoso circuito brasiliano. A prima vista, solo un occhio allenato è in grado di distinguere un’Interlagos dalla sorella gemella Alpine A108. La partnership prosegue con l’A110. In tutto, fino al 1966 saranno prodotte 1.500 unità tra coupé, berlinette e cabriolet.

Le Alpine d’Oltreoceano si rivelano all’altezza nelle gare, in particolare nelle corse di Endurance. Infatti, è dopo aver esordito su alcune Interlagos che Carlos Pace, Emerson e Wilson Fittipaldi accedono alla Formula 1 in Europa. Questa forma di collaborazione spinge Jean a firmare altri accordi in Messico (Dinalpine), Spagna (Fasa) e Bulgaria (Bulgaralpine). Circa il 15% delle Alpine verrà prodotto sotto licenza all’estero.

A110: LA MITICA
La A108 pone le basi per la realizzazione della A110, che vede la luce nel 1962. Dopo la 4CV per l’A106 e la Dauphine per l’A108, sarà la Renault 8 a fungere da banca organi per l’ultima creazione di Jean Rédélé. Dopo i successi ottentui la Régie chiede a Jean di rappresentare i suoi interessi in competizione. Dal 1967 in poi, tutte le automobili prodotte da Jean porteranno la denominazione ufficiale Alpine-Renault.

Sostenuta dal successo della Alpine nei rally, la Berlinette si trasforma in un trionfo commerciale. Per far fronte all’aumento costante della domanda, Alpine deve allora adattare la propria struttura industriale con una produzione suddivisa tra l’officina dell’avenue Pasteur a Parigi, lo stabilimento storico di Dieppe e la nuova unità produttiva insediata a Thiron-Gardais (Eure-et-Loir).

La A110 continua ad evolversi. Il motore da 1108 cm3 passa a 1255, quindi a 1565 e 1605 cm3. Le modifiche estetiche sono di piccola entità, ma numerose: calandra a quattro fari, parafanghi allargati, radiatore anteriore, carenatura posteriore smontabile. Nel 1977, la produzione si conclude con la 1600SX, dotata di un motore da 1647cc.

A310: LA GRAN TURISMO
Disegnata da Jean Rédélé in persona, l’A310 deve consentire alla Alpine di sfruttare il successo della Berlinette. La crisi petrolifera del 1973 interromperà però questo circolo virtuoso e le vendite diminuiranno significativamente. Nonostante ciò, Alpine risale comunque la china, introducendo alcune evoluzioni: l’alimentazione a iniezione nel 1974; il motore V6 PRV nel 1976; il retrotreno della R5 Turbo nel 1981.

Nel 1985 entra in scena la nuova GTA. Con questo modello Alpine si allontana dal concetto spartano della berlinette, per avvicinarsi al mondo delle Gran Turismo. Nell’ultima versione con il motore V6 Turbo, la GTA sviluppa 200 CV. Nel 1990 l’A610 si presenta in listino con un V6 Turbo da 2963cc. Nonostante la performance su strada il modello non incontra i favori del pubblico e scompare nel 1995.

Gilberto Milano

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