Come i modelli iconici di altre Case, anche Renault ha scelto la piccola 5 per veicolare il programma “Renaultation”, la rivoluzione tecnologica che porterà la Régie Nationale nella dimensione elettrica e digitale dell’auto del futuro.
Rinasce la R5, viva la rivoluzione elettrica! Il formato alla spina ha dato l’opportunità a diverse Case di dare una nuova giovinezza ai modelli classici che ispirano più simpatia e hanno fatto la storia. Non solo delle Marche stesse, ma di innumerevoli persone rimaste legate all’auto di famiglia dai ricordi affettuosi. Dopo la 500, la Mini e il Maggiolino VW, tanto per fare un paio di esempi, mancava solo la grande protagonista della Régie Nationale fra gli anni Settanta e Novanta. La Renault 5 Prototype riscopre l’anima utilitaria, stilosa e sbarazzina dell’utilitaria francese in una citycar compatta e modernissima. Con uno scopo preciso: dimostrare che Renault riuscirà a democratizzare i veicoli elettrici in Europa tramite un approccio moderno dell’auto popolare ed essenziale. Una responsabilità spropositata? Mais non! Fra il 1972 e l’84, e poi fino al ’96 con la Supercinque, la R5 se n’è assunte di ancora più grosse mantenendo a galla il primo costruttore francese, negli anni tempestosi delle crisi petrolifere, della recessione e delle agitazioni sindacali. E soprattutto mettendo al volante le nuove generazioni dei giovani automobilisti.
Tecnopop elettrico. Inutile scandalizzarsi: nell’era del Postmoderno, il tempo e le posizioni si piegano e ripiegano con disinvoltura tra il passato e il futuro. Così il team di Gilles Vidal, a capo del Design Renault, ha deciso di riprendere lo stile dell’originale a grandi linee. Propulsore elettrico a parte, l’attualità emerge anche dalla scelta delle finiture e dei materiali, che traggono ispirazione dal mondo dell’elettronica, dell’arredamento e dello sport: “Il design della Renault 5 Prototype si ispira a un modello cult del nostro patrimonio. Questo modello incarna semplicemente la modernità, un veicolo radicato nel suo tempo: urbano, elettrico, affascinante”. Senza perdere la sua carica pop, espressa dalla carrozzeria gialla. Per quanto la prima impressione sia quella di un suvvettino, gli elementi stilistici ispirati alla R5 sono facilmente riconoscibili e celano funzioni moderne: la presa d’aria del cofano nasconde lo sportellino di ricarica, nei fari posteriori sono integrati i deflettori aerodinamici; mentre i fendinebbia integrati nei paraurti sono diventati luci diurne a LED. La griglia laterale, le ruote e il logo posteriore riprendono il “5” originale. In chiave contemporanea, la parte anteriore e il tetto in tessuto rimandano al design d’interni, per conferire il giusto “french touch” che gioca sulla nostalgia.
Vive la Renaultution! Il prototipo della Renault 5 elettrica è un effetto neanche tanto collaterale del processo che sta portando la Régie Nationale nell’era post-endotermica. Si parla del progetto globale Electro Pole e di investimenti dell’idrogeno “per proporre il mix più verde che ci sia in Europa entro il 2025”, ha dichiarato l’italiano Luca De Meo, amministratore delegato del Gruppo Renault. “Diventeremo anche una marca tecnologica, grazie alle attività di innovazione interna e alla ‘Software Republic’, un ecosistema aperto dedicato allo sviluppo di un know-how tutto europeo in settori chiave come quelli dei dati e della cybersecurity. Questo ci darà un vantaggio competitivo come marca di servizi, con servizi connessi high-tech, dentro e fuori dalle auto. Inoltre, diamo solide radici a questa visione della modernità in Francia. Perché come Marca, è nelle nostre radici che risiede la nostra anima ed è da lì che attingiamo la nostra forza”. Renault ne avrà bisogno, considerando gli scenari globali e la confluenza del rivale storico, il Gruppo PSA, nella nuova Stellantis.
La simpatia al potere. A tutti coloro che hanno amato la R5 “vera” in ogni sua forma e generazione, dalla Alpine alla Turbo, fino alla Supercinque disegnata da Gandini a immagine e somiglianza dell’originale, non si può negare che il Prototipo elettrico sia tutta un’altra cosa. In quasi 50 anni però niente è più lo stesso: le utilitarie, la Francia, il mondo, tutto è cambiato. Ciò aumenta l’ammirazione per come il “progetto 122” disegnato dal 31enne Michel Boué sia diventato, da auto di fascia bassa com’era stato inteso, un oggetto pop che esprime ciò che è raro trovare in un prodotto di oggi: una simpatia istintiva. Anche se è uscita solo quattro anni più tardi, la R5 è un prodotto di quella “fantasia al potere” teorizzata dal Sessantotto. Ne è un esempio, fra i tanti, la consolle centrale disegnata da Robert Broyer, che nelle utilitarie dell’epoca era quasi del tutto sconosciuta. E dire che qualcuno ne aveva profetizzato l’insuccesso per la formula due porte + portellone. Dalle versioni L e TL, la R5 è diventata GTL per poi essere proposta in una serie sterminata di allestimenti a tiratura limitata (Le Car, Parisienne, Campus, 5th Avenue…). È diventata sportiva con la Alpine, che nel 1981 ha messo il turbo, prima di buttarsi nella mischia dei rally in versione R5 Turbo da 160 cv, quasi cento in più della L. Analogo successo ha conosciuto la Supercinque, che ne ha ereditato il formato, la versatilità e la diffusione. In ben 12 anni si è tolta parecchie soddisfazioni di mercato. E anche nello sport, in versione GT Turbo, con le vittorie nel Mondiale Rally a Montecarlo e Sanremo e l’assoluto della Costa d’Avorio, unica vettura di produzione a esserci riuscita.