Alfa Romeo è un mito dell’automobilismo, un nome capace di far battere forte il cuore degli appassionati di auto ai quattro angoli del globo. Da 110 anni la Casa del Biscione è ambasciatrice di stile, innovazione tecnica e sportività, concetti che Alfa Romeo ha coniugato magistralmente per gran parte della sua storia affermandosi tra i brand italiani più noti ed apprezzati.
Quella dell’Alfa Romeo è una storia lunga, affascinante e ricca di colpi di scena. Grandi successi agonistici e commerciali si sono alternati a momenti bui e crisi profonde. Nel terzo volume della collezione “Guida al Collezionismo” abbiamo selezionato i modelli che negli ultimi settant’anni hanno scandito l’evoluzione e delle vicende più importanti nella storia del marchio: dall’Alfa Romeo 1900 berlina del 1950 alle Brera e Spider degli anni 2000. Come sempre abbiamo ristretto il campo alle vetture che possono essere acquistate con un budget di 40.000 euro. Per la selezione dei modelli, oltre al prezzo, abbiamo valutato anche la loro diffusione, la reperibilità e i costi di gestione: parametri che possano essere sostenibili da chi si avvicina al mondo del collezionismo.
Cromosoma sportivo. Il fascino dell’Alfa Romeo è inossidabile, la Casa del Biscione continua ad avere una folta schiera di fedelissimi appassionati, che compone una delle comunità più forti del panorama automobilistico. Lo si può constatare anche guardando gli indici di rivalutazione dei modelli che analizziamo nel terzo volume della collana “Guida al Collezionismo”. Il piacere di guida, una meccanica di grande raffinatezza e uno stile grintoso sono il comune denominatore per le automobili Alfa Romeo. Elementi che derivano da un glorioso passato sportivo, perpetuato a più riprese nel corso della sua storia: dalle corse pionieristiche alla Mille Miglia, Le Mans e alla Formula Uno e ancora nel Campionato Sportprototipi e in quello Turismo.
Indole grintosa. Iniziamo la rassegna con l’Alfa Romeo 1900, una berlina di prestigio dalle grandi performance che ha segnato il passaggio dalla produzione artigianale a quella industriale. Un cambio di rotta che ha reso l’Alfa Romeo una delle principali aziende del Paese.
Dopo le difficoltà del Dopoguerra, l’Alfa Romeo torna ad essere un marchio “aspirazionale”, un obiettivo che per molti rappresentava il coronamento di un sogno o di una carriera professionale. Nel 1962 l’Alfa Romeo Giulia, seguendo il cammino tracciato dalla Giulietta, si riconfermava la migliore tra le berline sportive e sanciva un importante passo avanti in termini di sviluppo tecnologico e progettuale. Erano brillanti, veloci ed elegantissime, non c’è da meravigliarsi se negli anni della Dolce Vita, auto di grande fascino come le 2000 e le 2600 Sprint sfilano davanti agli indirizzi più prestigiosi del bel vivere.
Con l’acuirsi delle tensioni sociali, molte1750 e 2000 berlina sono passate agli onori delle cronache: tra stridio di pneumatici e sirene spiegate, questi modelli sono stati i protagonisti assoluti dei polizieschi all’italiana degli anni 70. Sotto le linee tese e compassate si celava, come sempre, una meccanica di prim’ordine che consentì a queste vetture di prestigio svettare sulle rivali per handling e prestazioni.
Scelta non convenzionale. Nel terzo volume di Guida al Collezionismo, vi proponiamo un piccolo grande capolavoro della tecnica: l’Alfa Romeo Junior Z, che venne prodotta tra il 1969 e il 1975 in soli 1.500 esemplari. La “zeta” ricordava che questa speciale coupé veniva realizzata da Zagato, l’atelier sportivo per eccellenza. Il pianale era quello dell’Alfa Romeo Spider e poteva contare sulla meccanica della Giulia GT Junior. Proposta nelle varianti 1,3 e 1,6 litri era una piccola sportiva dal grande carisma: con un peso inferiore ai 1.000 kg e la sonorità del bialbero Alfa Romeo ce n’è da divertirsi…
Un altro modello da riscoprire è l’Alfasud Sprint. Derivata dalla mitica “compatta” del Biscione, l’Alfasud Sprint era costruita a Pomigliano d’Arco (NA) e portava ad un livello superiore l’indole brillante del modello d’origine con motori più potenti e un assetto dedicato. Anche lo stile, definito anche stavolta da Giugiaro, era più affilato e accattivante.
L’Alfa Romeo Alfetta è stata, ed è tuttora, una delle berline Alfa Romeo più amate dagli alfisti. Questa formidabile quattro porte poteva vantare uno schema transaxle con il cambio montato sull’asse posteriore e il ponte DeDion: soluzioni ereditate dalle competizioni che le valsero una tenuta di strada esemplare. Ancora più grintose, le Alfetta GT e GTV, coupé dal profilo fastback derivate dalla berlina. Sotto il lungo cofano, il leggendario bialbero declinato nelle cilindrate di 1,6, 1,8 e 2,0 litri o nel caso della GTV6, un altro motore che ha segnato la storia: il 2,5 litri V6 “Busso”.
Berline da riscoprire. Un’altra auto che comincia a ridestare l’interesse dei collezionisti, dopo anni di oblio, è la seconda generazione della Giulietta, presentata nel 1977. La sorella minore dell’Alfetta si fa apprezzare per una linea piacevole e ricercata, mentre la meccanica e lo schema transaxle la rendono vivace e maneggevole come ci si aspetta da ogni Alfa Romeo che si rispetti.
Presentata nel 1984, l’Alfa 90 non ebbe vita facile. Questa berlina di prestigio nacque in un periodo difficile per l’Alfa Romeo: l’incarico venne affidato al Centro Stile Bertone che operò un redesign dell’Alfetta, i fondi per sviluppare una vettura completamente inedita erano insufficienti. Il noto schema transaxle, le buone finiture e non ultima, una qualità costruttiva superiore alla media Alfa Romeo coeva rendono l’Alfa 90 un modello da riscoprire e salvare dall’estinzione. Dopo soli tre anni di servizio, l’Alfa 90 lasciò il testimone alla 164.
Nel frattempo la Casa del Biscione era entrata nell’orbita Fiat e la nuova ammiraglia, l’Alfa 164 venne sviluppato sul pianale Tipo 4, frutto della joint-venture tra Fiat-Lancia, Alfa e Saab. Elegante e con linee tese ed armoniche, la 164 si fece subito apprezzare, anche per via di una gamma completa e ben articolata che contribuì al successo di questo modello.
Verso il Terzo Millennio. A partire dagli anni 90, la gamma Alfa Romeo era composta solo da modelli con la trazione anteriore e integrale. Tra questi, merita un discorso a parte la 155: la prima vettura sviluppata sotto la gestione Fiat. I puristi storsero il naso, per molti la nuova proprietà avrebbe inficiato il blasone e il DNA sportivo della Casa. Tuttavia, la nuova berlina media del Biscione ottenne ottimi risultati nel campionato Turismo. Ma questo non bastò a far decollare le vendite. Considerata la rarità, oggi vale la pena mettersi in cerca delle varianti a trazione integrale “Q4”, grintose e incollate all’asfalto.
Dopo aver disegnato la 164, Enrico Fumia definì lo stile delle GTV e Spider “Tipo 916”, una nuova generazione di sportive a trazione anteriore griffate Pininfarina. La perfetta distribuzione dei pesi, le raffinate sospensioni posteriori multilink e una tenuta di strada eccellente garantirono il buon nome di questi modelli tra gli appassionati. Sotto il grande cofano, un poker di motori eccellenti: dai brillanti quattro cilindri Twin Spark ai V6 “Busso”, come il rabbioso due 2,0 turbo o i classici aspirati da 3,0 e 3,2 litri. Con sfumature diverse, erano tutti capaci di regalare emozioni da vera
Fascino Alfa. L’ultima parte del volume è dedicata a due vere e proprie instant classic: la Brera e la Spider.
La prima è una coupé che porta la firma di Giugiaro, la seconda è una affascinante convertibile disegnata dal Centro Stile Pininfarina e tanto basterebbe potrebbe solleticare l’idea di averle entrambe, come pezzi da collezione da custodire gelosamente.
Gli adattamenti necessari per mettere in produzione la Brera, inficiarono un po' le linee mozzafiato della concept. Se le rinunce in termine di stile furono, tutto sommato, contenute, la Brera e la Spider risentirono maggiormente del pianale dell’Alfa 159, piuttosto pesante, che penalizzò le prestazioni globali ma non il piacere di guida. Entrambe rappresentavano un metro di paragone per stile e personalità, tutt’oggi difficile da battere.
Il vademecum del collezionista. Per ogni vettura abbiamo identificato le versioni su cui puntare, analizzato i trend di mercato, spulciato le quotazioni, ma anche sviscerato le difficoltà nel restauro e nel reperimento dei pezzi di ricambio. E non è finita qui, perché in Guida al Collezionismo vi segnaliamo anche i club specializzati più attivi, oltre a una bibliografia essenziale sul marchio e i modelli.
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