La Zil è ancora l’imperatrice di tutte le Russie - Ruoteclassiche
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21/04/2021 | di Giancarlo Gnepo Kla
La Zil è ancora l’imperatrice di tutte le Russie
La MSC6 Amozil è l'azienda che ha tenuto in vitale limousine della nomenclatura e i veicoli speciali prodotti dalla russa Zil. In questo articolo ripercorriamo la storia e la produzione del glorioso marchio sovietico.
21/04/2021 | di Giancarlo Gnepo Kla

Le Zil erano le imponenti vetture di Stato impiegate dalla nomenklatura durante l’era sovietica. Le immense limousine dall’aria severa sono state prodotte fino al 2002. Considerata “l’inutilità” dell’impianto a sud di Mosca, quasi fermo da dieci anni, nel 2012 le autorità decisero di smantellare l’area. L’intervento, provvidenziale, di alcuni appassionati, ha consentito di salvare parte delle officine, che oggi continuano a produrre e restaurare artigianalmente i gloriosi modelli Zil sotto l’egida della “MSC6 Amozil”.

Al netto del titolo, volutamente sarcastico, la Zil è stata l’incarnazione in formato automobilistico del potere sovietico. Le lussuose vetture prodotte dalla Zil esprimevano l’imponenza e il fascino, algido e severo, dell’architettura socialista. Chiaramente, non erano acquistabili dai privati cittadini sia per il costo proibitivo e sia perché venivano assegnate alle figure di spicco del PCUS e ai Capi di Stato dei Paesi satelliti o alleati. Gli stessi che, talvolta, le ricevevano in dono da Mosca come ricompensa per forniture logistiche e militari durante gli intricati passaggi geopolitici durante la Guerra Fredda.
Per quasi mezzo secolo, la Zil è stata la più prestigiosa tra le aziende produttrici di autoveicoli in Unione Sovietica. Oltre alle limousine di Stato, Zil ha prodotto autocarri, autobus e veicoli speciali per vari utilizzi.

Un po' di Storia. Nata come AMO (dal russo Società Automobilistica Moscovita), la futura Zil iniziò la sua attività producendo autocarri su licenza Fiat a partire dal 1924. L’impianto moscovita, inoltre, venne dedicato al segretario torinese della FIOM, uno dei primi martiri del Fascismo. Quasi una costante se consideriamo che quarant'anni dopo, il grande complesso Avto Vaz dove erano prodotte le Lada sorgeva a Tol'jatti (Togliattigrad), città dedicata al Segretario del Partito Comunista Italiano.
Nel 1931 la fabbrica venne riattrezzata e ampliata con l'aiuto dell'americana A.J. Brandt Co. e cambiò nome in Automotive Factory No. 2 “Zis”, acronimo di Zavod Imeni Stalina (Fabbrica di Automobili Stalin). La denominazione Zis venne mantenuta fino al 1956, quando Nikita Khrushchev abolì il culto della personalità di Josiph Stalin e il nome dell'azienda venne cambiato nuovamente in Zil (Zavod Imeni Likhachyova) in memoria dello storico direttore dell'impianto, Ivan Aleksjevich Likhachov.
Dopo la caduta dell’Unione Sovietica, in pochissimi avrebbero potuto acquistare auto di questo tipo. Chi, invece, ne aveva facoltà si è orientato senza remore verso le ammiraglie tedesche. Non potendo contare su una clientela di “nostalgici” la Zil, negli anni 90 si avviava così verso un inevitabile declino.
Nel 2012, l'amministrazione di Mosca ha preso una decisione che, secondo molti, era nell’aria da tempo: demolire lo stabilimento ZIL e costruire al suo posto un nuovo quartiere con immobili residenziali e uffici. L'ordine è stato eseguito quasi immediatamente. Il destino della leggendaria Zil sembrava segnato. Eppure, nonostante gran parte dello stabilimento sia stato abbattuto, il nucleo centrale della fabbrica è sopravvissuto e, sorprendentemente, è ancora attivo.

Orgoglio sovietico. La realizzazione di automobili di lusso per i vertici del Partito Comunista venne definita per ordine di Stalin nel 1936. Da allora e fino agli anni 90, la Zil è stata l'unico fornitore di limousine per le più importanti figure politiche dell’URSS.
La costruzione una tantum di queste vetture costituiva, in realtà, un grande onere finanziario per l’azienda di Stato ma per molti anni il suo status ha permesso allo stabilimento moscovita di restare in piedi, continuando ad essere il fiore all’occhiello del motorismo sovietico.
Con la caduta dell’URSS, la ragion d’essere delle vetture Zil è venuta meno: la produzione calava dalle già misere 20-25 vetture annue, a poche unità, spesso inferiori a 10. Le uniche linee attive erano quelle degli autocarri, ma si trattava di veicoli obsoleti sotto tutti i punti di vista.
Per la maggior parte del tempo l'Officina di assemblaggio era impegnata nella manutenzione o nel restauro dei modelli prodotti in precedenza.

Se il gioco non vale la candela. Nell’era postsovietica, l'attività automobilistica Zil coincideva con l’officina, che ha continuato a funzionare nonostante la produzione risicata. L'impressione era che la direzione, presieduta da Yury Luzhkov, si rendesse conto del valore storico della Zil. Un patrimonio motoristico da valorizzare e tramandare per le generazioni future, nonostante la sua totale inefficienza e la vicinanza ad un regime ormai decaduto.
Nel 2012 un nuovo team di gestione rilevò la Zil, ma giunse allo stabilimento con obiettivi completamente diversi. L'amministrazione della città di Mosca, il principale proprietario della Zil, ordinò infatti di liquidare l’impianto produttivo per crearci delle attività più profittevoli. Nel 21° secolo, del resto, non aveva senso produrre camion anacronistici ed obsoleti assemblati dalla "costosa" manifattura moscovita.

Piazza pulita. Le strutture con le attività più impegnative come la fonderia e la fucina lavoravano con un organico ridotto e furono le prime ad essere abbattute, poi sono state smantellate le officine ausiliarie (scocche e produzione di vari componenti). Poco dopo l’amministrazione ha deciso di demolire l’intero impianto, che nel pieno delle attività aveva una capienza di 6.000 tra tecnici e operai. Alla fine del 2014, è arrivato il turno dell'Officina Meccanica di Montaggio n. 6. La struttura e le attrezzature sono state messe all'asta dal Comune di Mosca come un unico lotto, con tutto ciò che era ancora presente all’interno da tute e stivali, fino ai martelli, i bulloni e l’utensileria.

Una nuova vita.Il patrimonio storico dell'azienda sarebbe andato perduto, se non fosse stato per l’intervento all’ultimo minuto di alcuni influenti appassionati della storia automobilistica. Questi, partecipando all’asta hanno comprato il lotto, e dal gennaio 2015, la produzione delle gloriose Zil è divenuto un affare privato. L’officina è stata salvata per un pelo: l’area dello stabilimento è rimasto al Comune, ma ciò che concerne la produzione appartiene ai nuovi proprietari che hanno creato una società. La giovane azienda ha cercato di conservare un nome vicino alla vecchia denominazione:
MSC6 AMOZIL LLC. L’acronimo "MSC6", sta per "Mechanical Assembly Shop n.6" (Officina Meccanica di Assemblaggio n.6), "AMOZIL" , scritto senza spazio, omaggia le denominazioni originarie ed è l’acronimo russo di Società di Produzione Motoristica Individuale di Limousine.

Compagni d’armi. Con il cambio di proprietà, il personale si è ridotto considerevolmente, prima erano impiegati un centinaio di operai, ora meno della metà. La MSC6 ha mantenuto lo zoccolo duro degli specialisti. Molti dei tecnici storici, ormai anziani ed in pensione, tornano qui per onorare i vecchi tempi e mantenendo vivo il nome della Zil.
L’attività dell'officina di autovetture continua ad essere divisa in tre aree: assemblaggio di auto nuove, a partire da vecchi stock di componenti, manutenzione di autovetture prodotte in precedenza e restauro completo. Gli ex operai, nelle vesti di abili artigiani, sono i custodi del sapere tecnico e conoscono i prodotti Zil meglio di chiunque altro. Con il loro contributo, la MSC6 ha potuto restaurare non solo le limousine ma anche mezzi pesanti come il prezioso autobus interurbano Zil-127: un pezzo rarissimo del motorismo d’Oltrecortina, noto come "Levriero Sovietico", prodotto negli anni 50 in sole quattro unità.

I servizi dell’Officina n.6. La produzione della MSC6 prevede l’assemblaggio dei modelli Zil-41041 berlina e 41047 limousine, gli ultimi modelli ufficiali prodotti dalla Casa tra il 1985 e il 2002. Parti complesse come telai, scocche, motori e trasmissioni (automatiche) sono prese dagli stock prodotti dalla Zil fino alla fine degli anni '90 e conservate con cura nei depositi dell’officina. I pannelli esterni della carrozzeria e parte di quelli interni sono realizzati con le tecniche artigianali di battitura, esattamente come avveniva nella prima metà del XX secolo, stampati a mano su speciali intelaiature in legno massello.
Da quando l’officina è diventata un'unità indipendente, sono state prodotte una decina di autovetture. Questo numero include sia le auto appena assemblate che alcuni esemplari sottoposti a restauro completo. Tra i primi clienti della MSC6, anche l'ex cosmonauta russa Valentina Tereshkova, attuale deputata della Duma che ha affidato all'Officina la sua Zil 111. Grande appassionata di automobili, Tereshkova è stata ospite dell'Alfa Romeo durante la presidenza Luraghi.

I restauri.
Il primo intervento di restauro ha interessato la Zil “117V” Cabriolet degli anni '70, seguita poi dalla Zil-41051, blindata, del Ministro della Difesa dell'URSS Dmitry Ustinov. È difficile da credere, ma per molto tempo, la limousine di Ustinov venne usata senza riguardi dall’azienda per trasportare gli stipendi degli operai. L'auto aveva subito diversi tamponamenti e versava in pessime condizioni: la parte posteriore era praticamente distrutta.
Alle cure dei tecnici sono stati affidati anche i mezzi speciali prodotti dalla Zil tra gli anni 60 e 70. Ecco quindi il recupero dell’anfibio PEU-1 e del 49065 “Uccello Blu”, un imponente fuoristrada per le ricerche e il salvataggio in condizioni estreme. Nel portfolio dei lavori ci sono anche lo spettacolare veicolo con propulsione a trivella conica Zil “SHN67” e l’elegante autobus Zil-118 “Gioventù” utilizzato dall’ente turistico Inturist per i gemellaggi con le delegazioni straniere.

Perestroijka. Tra le auto assemblate ex novo c'è la berlina 41041, che per la prima volta nella storia della Zil è stata verniciata in bianco e dotata di interni in pelle grigio chiaro in luogo del velluto scuro. L'auto è diventata il biglietto da visita di MSC6 ed è stata presentata in diverse fiere ed eventi.
A livello meccanico è una Zil autentica: sotto il cofano trova posto l’originale 7,7 litri V8 da 350 CV accoppiato ad una trasmissione automatica a tre marce. L’unica licenza riguarda l’alimentazione, la “nuova” 41041 non monta i vecchi carburatori, ma un impianto di iniezione elettronica. Per ironia della sorte, quest’ultimo è stato sviluppato da una società di ingegneria americana. Il dispositivo venne sviluppato nei primi anni 2000 su richiesta della stessa Zil. Non essendoci più domanda per queste auto, il progetto venne accantonato.
La quinta vettura prodotta dalla MSC6 è la 410441 convertibile, realizzata con la collaborazione dell’atelier “Cardi”, che ha operato un (opinabile) restyling aggiornando la fanaleria e gli interni con grafiche contemporanee. Due esemplari dovevano essere impiegata per la Giornata della Vittoria nel maggio del 2010 ma l'ordine venne cancellato all'ultimo minuto: l'ennesimo colpo alla Zil, ormai agonizzante. Cinque anni dopo, la nuova società ha recuperato le 410441, riportandole alle condizioni ottimali e valorizzandole come meritavano.

Preservare la memoria storica. Uno dei manager di MSC6 ha dichiarato che l’azienda intende proseguire con la produzione nella sua sede storica, ma il futuro dell’Officina dipende dalla volontà dell'amministrazione moscovita. In comune accordo con le autorità e i proprietari delle vetture, dalla MSC6 è partita l’iniziativa per l’apertura di un museo. Ultimata di recente, la struttura racconta la storia dello stabilimento e accoglie diversi modelli della produzione Zil: dalla prima limousine " Zis 101" agli altri veicoli e gli altri veicoli in dotazione alle autorità sovietiche, ma anche mezzi speciali e per il trasporto pubblico.
L'intuizione della MSC6 ha consentito di salvare dall'oblio una pagina importante dell’automobilismo, praticamente sconosciuta in Occidente. La Zil è stata non solo una realtà automobilistica sovietica ma un capitolo fondamentale della cultura tecnica del secolo scorso che vale la pena raccontare e valorizzare.

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