Oltre 40 equipaggi di tutte le età a bordo delle Panda 4x4 si sono radunati per una giornata fatta di prati, strade bianche e panorami da riserva naturale. Visto il successo crescente già si pensa all’edizione 2023.
Neppure il tempo di iniziare la sesta edizione del Panda Raid Lessinia la mattina del 18 giugno 2022 che, il sorriso di due ciclisti incrociati in senso contrario e di un simpatico signore che applaude mentre cammina in escursione in un bosco, confermano che se c’è un’auto adatta per simpatia, stile e dimensioni ad avventurarsi nelle strade bianche e sentieri tra prati, malghe e trincee della prima guerra mondiale del Parco Naturale della Lessinia questa è la Panda. A comporre il serpentone, organizzato dalla Scuderia Omega Racing con un roadbook degno di un vero Panda Raid in Africa, altra specialità della casa, una quarantina di 4x4, in maggior parte fedeli alle linee senza tempo indovinate da Giugiaro oltre 40 anni. Una manciata di queste, invece, in formato Panda Raid, con alcuni equipaggi che, dopo la sabbia del deserto, hanno voluto provare anche l’alta quota.
Gita nel Parco. A rendere l’esperienzadavvero particolare, possiamo dirlo dopo esserci affiancati alla guida e a bordo della Panda Raid di uno degli organizzatori, l’instancabile Ivano Griso ex pilota di rally e corse in salita e ora anima della scuderia Omega, è il mix di percorsi. A tratti panoramici, a tratti molto tecnici, che si sono alternati portando le Panda ad essere guidate. Partendo dagli 800 metri sul livello del mare con paesaggio bucolico della bassa Lessinia, fino agli aspri 1700 metri di altezza del Parco Naturale della Lessinia dove si arriva attraverso mulattiere, create agli inizi del secolo scorso dai militari in occasione del primo conflitto mondiale. Per chi non lo conoscesse, per ora è amato dai veneti e da alcune manciate di stranieri seguaci del wilderness, il parco della si estende per 10.000 ettari e si trova tra le Piccole Dolomiti, la città di Verona e il Monte Baldo.
Panda a Nastro.Tornando a temi più automobilistici e alla piccola Fiat, in ogni pausa, tra un trasferimento e l’altro, abbiamo registrato una passione e un entusiasmo fuori dal comune con proprietari ed equipaggi orgogliosi delle caratteristiche spartane ma uniche di una delle utilitarie più longeve e azzeccate della storia. E sbaglierebbe chi fosse portato a pensare che si tratti di personaggi attempati e poco competenti: la Panda più vecchia, una 45 prima serie del 1985 con motore aste e bilancieri era di Enrico Righetto, giovane trentenne che la acquistata nel 2019 in uno stato di completo abbandono e ora la sta riportando indietro nel tempo con gli interni fedeli all’originale, come quelle gommine che fanno tenerezza. Qualche primavera in più ma stesso entusiasmo e gomme da arrampicata per Raffaello Avesani, meccanico specializzato, che nel tempo libero durante il lockdown è partito da quel che rimaneva della scocca di una Panda Sisley del 1990 per riuscire finalmente a unirsi al gruppo, anche se la sua Pandina non è ancora perfetta come la vorrebbe.
Panda di robusta costituzione. Nessun guasto durante gli oltre 90 km di percorso della giornata, le Pandinepiu' o meno quarantenni, hanno messo in mostra non solo le proverbiali dote di arrampicatrici ma anche una affidabilità a tutta prova. Del resto, come ci ha confermato Davide Bilancini, che con la sua officina ha restaurato molte Panda 4x4 e preparto alcune versioni in formato Raid, “sono molto robuste e potenzialmente indistruttibili se usate con rispetto anche fuoristrada, ma occorre fare attenzione alla ruggine in alcuni punti critici e alle sospensioni, che si possono rinforzare e alzare per andare nel deserto o in alcuni percorsi, in quest’ultimo caso occorre fare molta attenzione alla giusta misura altrimenti soffre il cambio”. Gli fa eco anche Maurizio Corradi, che oltre al Pandino verdone che guida con il figlio appena ventenne, ha in garage anche una youngtimer Mitsubishi Evo da rally del 2000, tenuta come una reliquia, e che si è occupato di render unico, insieme a Roberto Biciego e i ragazzi del Gorilla Off Road team che si sono occupati dell’assistenza, questo raid, in particolare ottenendo i permessi di percorrere sentieri e strade bianche altrimenti chiusi al traffico.
Due giorni nel 2023. Insomma passione e spirito di squadra per i pandisti e, durante il pranzo in malga, tra aneddoti e discussioni se sia più difficile usare i pandini nel deserto o in mezzo ai boschi tra i muretti a secco fatti dalle tribù Cimbre, discese dalla Danimarca in questi luoghi oltre 700 anni fa a vivere di pastorizia, gli organizzatori stanno pensando di allungare il percorso per la prossima edizione, fermandosi a dormire di notte nel Parco. Pensiero facile considerando che dai 1700 metri si vede il lago di Garda, ma, girandosi dall’altra parte e aguzzando la vista,in una serata particolarmente tersa e calda in quota, anche i bagliori della laguna veneta. Quasi un sogno di una Panda di mezza estate.