Formula 1, Lewis Hamilton alla Ferrari: i campioni del mondo che hanno vestito la tuta rossa - Ruoteclassiche
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02/02/2024 | di Andrea Stassano
Formula 1, Lewis Hamilton alla Ferrari: i campioni del mondo che hanno vestito la tuta rossa
Dopo l’annuncio dello sbarco a Maranello del 7 volte iridato inglese per il 2025, vediamo come se la sono cavata i piloti con la corona che in passato sono approdati nel mitico team italiano. Non tutti fortunati
02/02/2024 | di Andrea Stassano

Lewis Hamilton alla Ferrari? Di sicuro, è stata una sorpresa per i tanti che ci hanno sempre sperato, e per quelli che ormai non lo ritenevano più possibile. Tutto vero, invece: il sette volte campione del mondo britannico di F.1, a 40 anni suonati farà coppia nel 2025 con Charles Leclerc (chissà, che cosa ne pensa, al riguardo, il monegasco, che ha da poco rinnovato il contratto con il Cavallino…). Ma, in passato, quali piloti del circus hanno varcato i cancelli di Maranello da campioni del mondo? E che cosa sono riusciti a combinare in una stagione intera?

Il Drake preferiva costruirsi l’asso in casa. Diciamo subito che i campioni già fatti e finiti, alla Ferrari sono sempre stati merce rara. Il Drake, di norma, preferiva forgiare i suoi piloti (su tutti, in epoca più recente, Niki Lauda e Gilles Villeneuve), che non rischiare di “oscurare” la fama delle proprie monoposto con piloti “ingombranti”. In ogni caso, tornando indietro nel tempo, agli anni 50, il primo campione della lista è stato l’italiano Nino Farina, iridato nel 1950 con l’Alfa Romeo e poi arrivato alla corte di Maranello. Ebbene, il pilota torinese, durante il periodo 1952-55 non riuscì a bissare il suo titolo, anche per via della presenza in squadra del fortissimo Alberto Ascari.

Con Fangio titolo e poco altro. Juan Manuel Fangio approdò alla corte di re Enzo dopo i titoli conquistati con l’Alfa Romeo (1951) e con la Mercedes-Benz (nel 1954 pure con l’apporto Maserati, e nel ’55). In realtà, la stagione di Fangio in rosso fu molto tribolata e all’insegna di forti incomprensioni reciproche. A fine anno, con la Lancia-Ferrari D50, il titolo Piloti (il quarto) arrivò ugualmente per l’asso argentino, il quale, però, decise di lasciare il Cavallino in favore del Tridente della Maserati (con il quale conquistò il suo quinto e ultimo alloro).

Prost mancò il bersaglio per un…Senna. Per tornare a vedere un campione del mondo a bordo di una Ferrari di F.1 toccò attendere fino al 1990, con Alain Prost (già iridato con la McLaren-Tag Porsche nel 1985 e ‘86). La prima annata dell’asso francese in Rosso fu eccellente, nonostante qualche screzio col compagno Nigel Mansell, e poteva condurre al titolo mondiale Piloti con la 641 dotata di cambio sequenziale: purtroppo, l’incidente al via del G.P. del Giappone tra Prost e Ayrton Senna, l’altro sfidante in classifica, privò il francese, la Ferrari e i suoi tifosi di un titolo che sembrava già in tasca. Molto peggio andò a Prost nel 1991, quando il rapporto con il Cavallino rampante si interruppe prima della fine della stagione.

Schumi fece attendere, poi non si fermò più. Nel 1996, in piena era di rifondazione del team da parte di Luca di Montezemolo e Jean Todt, fu ingaggiato alla Scuderia il tedesco Michael Schumacher, che aveva già vinto due titoli Piloti con la Benetton nel 1994 e ’95. Ma per Schumi non fu facile arrivare a tre: nel 1997, ’98 e ’99, infatti, venne sconfitto per motivi diversi da Jacques Villeneuve e quindi da Mika Häkkinen. poi, nel 2000, si aggiudicò il primo, storico mondiale in Rosso, cui seguirono altri quattro titoli iridati consecutivi. Un risultato ancora imbattuto.

Alonso: che scalogna. Altro salto e nel 2010 sbarcò in rosso lo spagnolo Fernando Alonso, forte di due titoli mondiali Piloti conquistati nel 2005 e 2006 con la Renault. Ma all’asturiano non andò bene come a Schumi. Anzi, perse due titoli iridati quasi vinti all’ultima gara, nelle stagioni 2010 e 2012. Un grande peccato.

Vettel: mission impossible. Per completare un elenco così prestigioso, manca il nome di Sebastian Vettel, il tedesco che sposò il Cavallino nel 2015, dopo essersi portato a casa quattro titoli Piloti consecutivi (2010-13) con la Red Bull. Alla Ferrari il bravo pilota teutonico non fu fortunato e, complice qualche errore di guida e una monoposto raramente all’altezza delle Frecce d’Argento turbo-ibride della Mercedes, non fu in grado di conquistare quello che forse, per lui, sarebbe stato l’alloro più ambito. Quello in rosso.

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