“Bellissima!”. Quante volte lo abbiamo sentito dire al passaggio nei tanti centri storici gremiti di appassionati e curiosi che la carovana della 1000 Miglia ha attraversato. Ovviamente i commenti erano tutti per lei, la Mercedes-Benz 710 SS (Super Sport) del 1930 con cui abbiamo avuto la fortuna di percorrere le prime tre tappe della gara, fino a Roma. Un autentico gioiello, che è parte del Museo Mercedes-Benz Classic di Stoccarda e che ha fatto il pieno di scatti e saluti, proprio come una vera star.
Monumento viaggiante. Del resto, questa monumentale granturismo convertibile è davvero una stella: è uno dei 111 esemplari costruiti dalla Casa ed è spinta da un 6 cilindri in linea sovralimentato da 7.100 cm3 capace di 200 cavalli, che nei momenti di massima potenza si esprime con un rumore acuto simile al barrito di un elefante. Per questo le Super Sport, che ebbero una lunga storia sportiva (Rudolph Caracciola vinse la Freccia Rossa nel 1931 con la SSKL, versione accorciata e alleggerita per le competizioni) venivano definite “white elephants”, perché molte avevano la carrozzeria di colore bianco.
Trascorsi regali. Questo esemplare, poi, ha una storia speciale: fu commissionato da Hari Singh, l’ultimo Maharaja dello Stato indiano del Kashmir, che lo volle con finiture di legno chiaro e pelle color crema perché fosse in tinta con il suo yatch. Aveva anche una luce rossa sulla calandra che richiamava il grande rubino che Singh sfoggiava sul suo turbante e che era accesa quando il principe era a bordo. La vettura gli fu consegnata ad Antibes nel 1931 e rimase di sua proprietà a lungo. Ma il Maharaja non ne ha fatto un utilizzo molto intenso, tanto che l’auto è in gran parte originale. Dal 2008 è parte della collezione di Mercedes-Benz Classic, che l’ha sottoposta a un attento restauro conservativo.
Il peso della storia. A condurla alla 1000 Miglia c’era Marcus Breitschwerdt, ceo di Mercedes-Benz Heritage, che non si è risparmiato nel guidare la mastodontica cabriolet sulle provinciali e soprattutto sulle stradine anguste dei centri storici. Lo sterzo granitico, il cambio a 4 marce non sincronizzato, che richiede la doppietta a salire e a scendere di rapporto, e dei freni che fanno del loro meglio per fermare le oltre due tonnellate e mezzo di peso hanno reso l’impresa davvero eroica. Un vero salto indietro nel tempo, viaggiare su questa limousine, pur nel massimo confort, ma sempre in mezzo agli elementi, con pioggia e vento che hanno accompagnato la gara. E una testimonianza di grande affidabilità: nonostante i 2200 km percorsi nel traffico a tratti davvero intenso e con temperature anche elevate, non ha dato problemi, se non un po’ di fatica alla frizione, che ogni tanto andava raffreddata, e un piccolo guasto alla pompa della benzina, prontamente risolto.
C'erano anche le "sorelle". Quello tra la Freccia Rossa e la Mercedes-Benz è da sempre un legame speciale, suggellato dalle due vittorie presenti nell’albo d’oro della gara storica e dal record segnato da Stirling Moss nel 1955 (10 ore, 7 minuti e 48 secondi, alla velocità di 157 km orari). Anche quest’anno la Casa tedesca vi ha preso parte in forze schierando, oltre alla SS, otto 300 SL Ali di gabbiano e una 220 Ponton. “Siamo qui per testimoniare l’importanza del nostro patrimonio storico”, ha spiegato Breitschwerdt, “e la 1000 Miglia è la situazione perfetta. È stata determinante all’inizio del secolo scorso per affermare la cultura della mobilità e del viaggio in un’epoca in cui non erano diritto di tutti. Ed era a suo modo democratica: potevi partecipare con auto potenti e costosissime, ma anche con mezzi più abbordabili. Oggi con tutto quello rappresenta per la cultura, la bellezza e l’ospitalità, è un esempio perfetto di come la storia crea il futuro”.