Sono tanti i casi in cui il restyling di un modello, pur rendendolo più moderno, migliore sotto vari aspetti e in linea con il resto della gamma, non convince del tutto, finendo col far perdere quel qualcosa che aveva fatto brillare la precedente generazione. È quello che succede con la nuova Uno turbo, introdotta nel settembre 1989.
Meno appariscente. Se, appunto, all’esterno la Uno turbo adotta i lamierati della nuova generazione, con una carrozzeria meno “gonfia” e gruppi ottici anteriori più sottili, l’effetto - che in realtà è più armonico – è quello di rendere un po’ meno speciale la versione più sportiva e prestigiosa dell’utilitaria Fiat, ormai diventata un grande successo commerciale. La nuova Uno turbo, infatti, appare piuttosto anonima, nonostante i cerchi di lega a quattro razze (con le stesse misure di pneumatici della prima serie, 175/60 13), i nuovi paraurti e la riga rossa che corre lungo tutto il perimetro della vettura. Inoltre, scompare il portellone di vetroresina con spoiler, mentre la scritta "turbo i.e." nella zona della ruota posteriore presenta una nuova grafica.
Più cavalli. La novità più importante però riguarda il motore, derivato dal precedente, con la modifica però di corsa e testata, arrivando così a 1.372 cm³: grazie anche a una nuova turbina Garrett T2 con pressione a 0,8 bar, si ottengono 116 CV, che permettono alla Uno Turbo II di completare lo 0-100 in 7,9 secondi, mentre la velocità massima sale a 204 km/h. Debutta anche la versione Turbo i.e. Racing, che si distingue per una dotazione di accessori più completa e per essere commercializzata, inizialmente, in alcuni mercati esteri con il “vecchio” 1.3 da 100 CV dotato di catalizzatore. Catalizzatore che verrà montato nel marzo 1991 anche sull’1.4, pure per il mercato italiano, con potenza che cala a 111 CV, e velocità massima di 200 km/h.
Superaccessoriata. La versione Racing, in produzione fino a ottobre del 1992, ha una ricca dotazione di serie, che comprende tetto apribile, lavafari, alzacristalli elettrici, chiusura centralizzata con telecomando, vernice metallizzata. Che la seconda generazione della Uno Turbo sia fondamentalmente un po’ imborghesita lo si vede anche dagli interni, dove il volante, ora a tre razze, di disegno diverso e firmato Momo, non riporta più la vistosa scritta, mentre la tappezzeria è a quadretti grigio-neri e non trasuda particolare sportività. Si perde anche il quadro strumenti affollato e deliziosamente anni 80, per uno più anonimo che però conserva tutti gli indicatori. In generale, i materiali e gli assemblaggi sono migliorati.
Da collezione. Perché quindi la seconda generazione, nonostante sia meglio rifinita, più moderna e veloce - anche se meno cattiva nell’erogazione - non è entrata allo stesso modo nei cuori degli appassionati? Forse perché meno sfacciata e, per una tipologia di auto che nella maggior parte dei casigli appassionati sceglievano proprio per la loro verve in più, poterlo esibire era un fatto importante. Se pensate però che questo comporti un valore molto inferiore della seconda serie rispetto alla prima, in parte vi sbagliate: la Uno Turbo 1.4 può valere sui 17 mila euro in perfette condizioni, non lontano quindi dai 20 mila della prima. Entrambe, poi, hanno valutazioni in ascesa.