Zagato presenta la sua ultima creazione, ispirata alla Maserati 450 S Coupé Monster del 1957. L’Arese Driving Village, il nuovo circuito costruito nell’area dell’ex Alfa Romeo, il cui tracciato riprende, in parte, la vecchia pista di prova della Casa, ha tenuto a battesimo ieri il “Mostro”, l’ultima vettura Zagato appartenente all’attuale decade delle vetture iconiche del brand milanese.
Ispirata alla gloriosa Maserati 450 S Coupé “Monster” del 1957 (il telaio 4512 allestito dal Tridente con carrozzeria chiusa di Zagato per le gare Sport) il Mostro ne riprende le caratteristiche: è una macchina da pista ma perfettamente in regola con l’omologazione stradale (allo stesso modo, la sua progenitrice, nacque come auto da corsa ma fu convertita alla guida per tutti i giorni). Zagato produrrà solo 5 esemplari del Mostro, già tutti venduti ad altrettanti collezionisti di moderne vetture dell’Atelier milanese.
La Maserati 450 S: apoteosi del Tridente
La 450 S rappresentò il massimo esito dell’evoluzione tecnologica della Maserati nelle corse. Il progetto “Tipo 54”, lanciato da Gioacchino Colombo nel 1954, iniziò il suo iter progettuale solo molti mesi dopo a causa di una serie di fattori che ne rallentarono lo sviluppo.
Il primo prototipo, pronto nell’estate del 1956 e sceso in pista per la prima volta al Gran Premio di Svezia del 7 agosto, fu allestito sul telaio 3501 della 350 S a 6 cilindri e debitamente sviluppato per accogliere un nuovo motore 8 cilindri a V di 4,5 litri, distribuzione bialbero, progettato dall’ing. Guido Taddeucci (all’ing. Valerio Colotti il compito di ideare la trasmissione). Il nuovo propulsore, era capace di fornire una potenza semplicemente straordinaria per quell’epoca: 400 CV.
Iscritta alla stagione ’57 del Campionato Mondiale per vetture Sport, la 450 S, nel frattempo raggiunto lo stadio definitivo e prodotta nei primi esemplari, dimostrò da subito un grandissimo potenziale contro la concorrenza, Ferrari soprattutto. Dopo un’incerta partenza alla 1000 Chilometri di Buenos Aires, la vittoria alla successiva 12 Ore di Sebring (Fangio- Behra sulla 4503), poneva grandi speranze per la stagione e Stirling Moss, pilota ufficiale per la Mille Miglia, divenne automaticamente il favorito per la vittoria. Partito da Brescia con il fido Jenkinson a bordo della 450S n. 4505 numero 537, dovette ritirarsi dopo poche decine di chilometri a Peschiera per rottura del pedale del freno.
Maserati 450S Coupé Zagato: mostruosa!
Per la 24 Ore di Le Mans il pilota inglese chiese ed ottenne dalla Maserati una versione con carrozzeria chiusa. È probabile che proprio Moss abbia richiesto l’intervento dell’esperto di aerodinamica Frank Costin, autore delle forme della Lotus 11 e delle Lister Coupé, per contribuire alla definizione di un disegno di grande efficienza.
Il compito di disegnare la carrozzeria fu affidato alla Zagato, all’epoca il miglior interprete su carrozzerie sportive e da corsa, collaboratore di tutti i principali marchi automobilistici europei del periodo (Alfa Romeo, AC Cars, Ferrari, Fiat, Jaguar, Lancia, Osca, Porsche e la stessa Maserati). Il carrozziere milanese realizzò il vestito del telaio 4501 in poche settimane di lavoro.
Stirling Moss (in coppia con Harry Schell) partì in seconda posizione sullo schieramento della pista della Sarthe ma in poco tempo riuscì a guadagnare la testa della corsa. Il Monster, così soprannominato per la sua grandiosa potenza, era un’auto estremamente veloce ma, negli stessi ricordi dell’asso britannico, tremendamente difficile da condurre. Il problema principale fu infatti il mostruoso calore generato dal motore, che si riversava in abitacolo creando un’atmosfera invivibile e critica per la concentrazione. Moss con un coraggio da leone, tenne duro fino al tramonto ma fu sopraffatto da un danno al circuito di lubrificazione che costò il ritiro.
Nuova vita
Riportata in fabbrica, la 450S Coupé Zagato rimase in disparte per alcuni mesi fino a un giorno del 1958. Byron Staver, un americano in visita alla fabbrica, la notò e ne rimase profondamente affascinato. Riuscì ad acquistarla e decise di farsela convertire in auto stradale con una nuova colorazione nera, nuova configurazione con guida a sinistra, abitacolo rifinito con sedili in pelle e una serie di cromature sulla carrozzeria.
Esportata in America, fu ceduta progressivamente a una serie di nuovi proprietari fino agli anni 70, quando fu acquistata dal tedesco Peter Kaus, fondatore della collezione Rosso-Bianco, e riportata in Europa. Rimase nella prestigiosa raccolta per i successivi trent'anni fino a che, coinvolta nella vendita delle vetture del museo, fu acquistata da un collezionista americano. Questi la fece restaurare completamente in Italia e le restituì la sua configurazione originale del 1958, quando iniziò la sua nuova vita di auto stradale.
Il Mostro
La struttura meccanica ricalca fedelmente il layout di una macchina da corsa: telaio monoscocca in fibra di carbonio con una ulteriore struttura in tubi d’acciaio che forma l’abitacolo e crea la cellula di sicurezza. La coda è formata da un subtelaio con funzione portante che sostiene: retrotreno, serbatoio e sistema di scarico.
Anteriormente, in posizione molto arretrata, è alloggiato il motore, un 8 cilindri a V di provenienza Maserati. Eroga una potenza massima di 420 CV, configurabili secondo le esigenze sfruttando le potenzialità della centralina elettronica. Quest’ultima rappresenta, per altro, l’unico componente elettronico della macchina. Non ci sono ABS, controllo di Trazione, Controllo di Stabilità ESP, ripartitore elettronico di frenata e altri dispositivi di sicurezza attiva.
Il motore, attraverso un tubo rigido di raccordo, è collegato al gruppo cambio-differenziale, sistemato sull’asse posteriore. Si tratta del classico schema tecnico Transaxle, comune con la Maserati 450S Coupé Zagato Monster.
Le sospensioni, a doppi triangoli, dispongono di sistema molla-ammortizzatore push-rod, regolabile. L’impianto freni si avvale di grandi dischi “baffati” con pinze anteriori a 6 pompanti e posteriori a 4. Il Mostro è infine equipaggiato con ruote in lega da 19” con dado di serraggio centrale e pneumatici anteriori da 255/45 e posteriori da 285/40.
La carrozzeria è in fibra di carbonio, prodotta in Italia. Il peso complessivo del Mostro è di poco più di .000 chili, un dato eccezionale rispetto alle prestazioni e che suggella la filosofia alla base del prodotto: una vettura GT “come una volta”, studiata per la pista ma in regola con l’omologazione stradale.
Alvise-Marco Seno