Un talento precoce, un visionario e un'autentico maestro della manualità: Paolo Martin (Torino, 7 maggio 1943) è un designer a tutto tondo, nato con le automobili, ma a suo agio anche con le due ruote (disegnò negli anni 70 oltre trenta modelli di Benelli, Gilera e Moto Guzzi e alcune biciclette da record), i motoscafi e gli oggetti di uso comune: dalle pentole agli orologi, dalle posate alle scarpe.
Nel 1969, a soli 17 anni, comincia a lavorare al fianco di Giovanni Michelotti, poi passa in Bertone, per la quale disegna il frontale della Simca 1000 Coupé e la strumentazione dell’Alfa Romeo Montreal. Nel 1967 - ventiquattrenne - ricopre il ruolo di responsabile del Centro Stile Pininfarina. Sotto la sua guida prendono forma alcuni dei modelli più avveniristici e innovativi dei primi anni Settanta: dalla concept Ferrari Sigma (1969) alla Modulo (1970) e all'Alfa Romeo P33 Roadster; dalla Fiat 130 Coupé (1971) alla Lancia Beta Montecarlo (1975), passando per auto agli antipodi tra loro come l'esclusiva Rolls-Royce Camargue (1975) e la piccola Peugeot 104 (1972).
Nel 1973 passa in Ghia, alla guida del Centro Stile De Tomaso, per poi intraprendere qualche anno dopo l'attività di libero professionista e consulente per diverse cause auto e motocicliclistiche e cantieri nautici.
Da poco il Museo Nazionale dell'Automobile di Torino - prima in una mostra sull’auto-opera d’arte, poi nella collezione permanente - gli ha dedicato il giusto tributo accogliendo uno studio in legno, interamente realizzato a mano a grandezza naturale, di una Bugatti e la concept Fiat Halley sviluppata con la carrozzeria Maggiora e presentata al Salone di Francoforte del 1985.
Il Corriere della Sera ha incontrato Martin di recente raccogliendo in una lunga intervista, di cui potete vedere qui un estratto, i ricordi di una vita, le idee innovative e le visioni lucidissime a cui poi era in grado di dare forma e sostanza con le sue abilissime mani.