"Vedo cose meravigliose" aveva sussurrato Howard Carter, mentre sbirciava dal primo pertugio aperto nella tomba di Tutankhamon. E qualcosa di simile devono aver esclamato gli "archeologi" del Jaguar-Land Rover Classic quando, qualche settimana fa, hanno decifrato i numeri di telaio e i particolari rilevatori di "L07", la quarta Land sopravvissuta più vecchia di sempre. Una delle tre esposte al debutto, il 30 aprile 1948, al Salone di Amsterdam. E ritrovata per caso in un giardino a pochi chilometri dalla fabbrica di Solihull. Quello che si dice un "barn find".
Questa "pecora matricina" dei fuoristrada (non dimentichiamo che la Land Rover, a differenza della Jeep Willys, fu concepita come mezzo agricolo), fresca di fabbrica attraversò la Manica, per andare a scarrozzare i visitatori della fiera olandese. Questi gradirono il test drive, al punto che prenotarono, in una settimana, la produzione di un anno! Tornata a casa, la piccola "80" era stata affidata al servizio antincendio, trasformata guida a destra e varie volte modificata. Ceduta a un privato nel ’61, aveva viaggiato nelle Midlands, finendo come "presa di forza statica" (altra specialità LR) nei campi di un contadino del Galles. Nel 1988 il motore originale 1.6 benzina aveva reso l’anima e l’auto, grippata, era stata ceduta ad un collezionista che pensava, un giorno o l’altro, di rimetterla in sesto.
Ma negli anni ’80 il valore delle Serie 1 era ancora da ferrovecchio, nessuno degli intermediari si era preso la briga di andare a verificare i "matching numbers" , notare quello strano telaio galvanizzato (soluzione abbandonata dopo la pre-serie) né, tantomeno, misurare lo spessore dei pannelli della carrozzeria in alluminio "Birmabright", leggermente più spessi che nelle vetture di produzione. L07 continuava quindi la sua vita in incognito, affondata nel fango fino ai semiassi, ma non voleva morire.
È di questi giorni la notizia del ritrovamento e del progetto di restauro, svelata ad arte da Jaguar - Land Rover come primo “scoop” per il Settantesimo della marca, un compleanno invidiabile che sarà festeggiato con vari appuntamenti per tutto il corso del 2018. Si comincia a Torino, dal 2 al 4 febbraio, con uno stand speciale di Automotoretrò, una conferenza spettacolo sulla storia "planetaria" della Land Rover (fu assemblata in una ventina di Paesi, se ne parlerà sabato 3 nel pomeriggio), veicoli eccezionali in mostra (è attesa una delle due 86 pollici della Londra-Singapore, 1955-56). E fuori dal Lingotto uno speciale percorso di prova denominato "Land Rover Experience", dove toccare con mano perché le pubblicità di mezzo secolo fa titolavano con successo "NO ROADS. Except for Land Rover!".
Tornando alla vicenda terrena di L07, un alone di mistero ha sempre aleggiato sulle tre vetture portate ad Amsterdam per il debutto. Di una, telaio numero 05, si sapeva che era attrezzata con una saldatrice mobile (per evidenziare la versatilità del veicolo) ed era anche l'unica fotografata all’interno dello stand. Ma il suo destino successivo era sconosciuto. Oggi è data per persa. Un’altra vettura probabilmente esposta, telaio 03 (tra l’altro, la prima in assoluto a ricevere l’immatricolazione), è oggi in una collezione privata. E poi c’era un terzo veicolo, telaio 07, sparito anche lui con lo scorrere dei decenni. La nuova reginetta dei cultori del marchio, che andrà ad affiancare gli altri due esemplari più famosi e invidiati del mondo. Uno è il «prototipo 0» con guida centrale (che però è una ricostruzione moderna), l'altro è la venerabile «Huey», telaio 01, targa HUE166, prima vettura di pre-serie, che da anni è stata restaurata ed esposta al Heritage Museum di Gaydon.
Se questo albero genealogico non vi ha annoiato, immergetevi nella storia «romantica» di come nacque la Land Rover (meglio i libri illustrati - quello di James Taylor, in particolare - che il Web). L’intuito degli «inventori» Maurice e Spencer Wilks, la storia della loro Jeep che li ispirò nell’idea e nelle dimensioni, quella dell’azienda Rover che si risollevò, nel dopoguerra, grazie a un prodotto nato come un «espediente», valgono un romanzo ottocentesco. E poi i viaggi più estremi, la Regina d'Africa, il monopolio del settore, la sfida (perduta) con il Sol Levante.
Giosuè Boetto Cohen