A112 Abarth: i cinquant’anni della scorpioncina Autobianchi - Ruoteclassiche
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26/03/2021 | di Laura Ferriccioli
A112 Abarth: i cinquant’anni della scorpioncina Autobianchi
Nel 1971 lo scorpione Abarth punse anche la A112, trasformando l'elegante utilitaria Autobianchi in una piccola-grande sportiva.
26/03/2021 | di Laura Ferriccioli

Tra i “compleanni” importanti del 2021, anche i cinquant’anni della Autobianchi A112 Abarth: la strepitosa best seller nata dalla genialità di Carlo Abarth.

É nata esattamente cinquant’anni fa l’inossidabile Autobianchi A112 Abarth, capace di far bruciare la fiamma della passione ai collezionisti e ai nostalgici di oggi. Una piccola killer che ha saputo sbaragliare le rivali nei rally e contrastare, con le prime serie, il boom di vendite della Mini Cooper negli anni Settanta. Al di sopra dalle mode, questa piccola italiana a trazione anteriore, nata in casa Autobianchi dopo la Primula con meccanica uniformata alla Fiat 127, ha continuato imperterrita il suo cammino senza essere mai veramente soppiantata da nessun altro modello per oltre 15 anni. Affidabile, facile da guidare e da parcheggiare in città, piaceva ai giovani e alle signore, che le hanno dimostrato a lungo una rinnovata fedeltà. Dell’Autobianchi A112, fino al 1984, sono stati costruiti 121.600 esemplari, di cui un buon 10% marchiato Abarth: una quantità davvero imponente per la declinazione sportiva di una citycar.

Nata sotto il segno dello Scorpione. Dopo un primo prototipo estremo messo a punto da Carlo Abarth e presentato al Salone di Torino un anno prima del lancio, il costruttore e pioniere delle elaborazioni delle auto di serie ha approntato altre due vetture sperimentali: una da 74 e un da 64 CV. Finché, per la A112 di serie della Casa di Desio, vicino Milano, ha raggiunto un ottimo compromesso di consumi e guidabilità depotenziando il 4 cilindri da 982cc, appunto, a 58 CV. Anche i cerchi erano ridotti, senza i passaruota aggiuntivi delle versioni precedenti. Nella calandra dalla forma inconfondibile si leggeva il marchio Autobianchi, con la scritta Abarth meno in evidenza. La trasformazione meccanica è stata completata con un carburatore doppio corpo e la modifica della linea di scarico. Lo sviluppo della due porte con portellone è stato l’ultimo firmato direttamente dal genio di origine austriaca, dal 1969 al 1971: poi la piccola sportiva è stata immessa sul mercato e l’Abarth rilevata dal gruppo Fiat.

Modifiche e versioni continue. Il Rosso Corsa della carrozzeria alternato ad alcune parti opache in nero, tra le quali il cofano e le fasce laterali, rendono la A112 Abarth nuova, diversa, aggressiva rispetto alle varianti precedenti. Il cruscotto ha ora strumenti quali il contagiri e il termometro dell’olio, mentre tutto l’interno assume un carattere più grintoso con sedili più avvolgenti e volante a tre razze in alluminio. Sette sono in totale le serie costruite dopo la presentazione nel 1971, sempre a Torino. Dato che nella prima il lubrificante tendeva al surriscaldamento, nella seconda serie il motore viene dotato di un radiatore a olio. Intanto è il momento del nero, che ne sottolinea la sportività al posto delle cromature. Anche la calandra anteriore, invariata nel disegno, è ora in plastica nera, così come i nuovi paraurti più grandi. All’interno, i sedili si possono acquistare con il tessuto centrale intonato al colore della verniciatura, e nel pavimento compare per la prima volta la moquette.

Belva da Campionato. Con la terza serie, nel 1975, arriva il nuovo propulsore da 1059cc (70 CV), che adotta un albero a camme più performante. La velocità massima? 160 km/h, sempre con agilità e il giusto pepe. Il motore ha anche un impianto di scarico completamente diverso e si affianca al precedente, che smette poi di essere prodotto verso la fine dell’anno. Mentre due anni più tardi la A112 in versione da 70 CV diventa protagonista delle corse fuori strada e rimane tale fino al 1984 con il Campionato Autobianchi A112 Abarth 70HP. La rivoluzione arriva in quarta battuta, nel 1977, con una modernizzazione che prevede novità esteriori incisive tra le quali la nuova calandra anteriore con la cornice e il listello centrale in argento satinato, e il portellone in posizione rialzata. La quinta sarà poi la versione più a lungo mantenuta, a partire dal 1979. La grande novità riguarda il cambio, dotato ora di cinque marce, non comune su un’auto di fine anni Settanta. Così come l’accensione elettronica, altra modifica sostanziale della serie.

Amata anche nel Sol Levante. La sesta serie ha assunto un look più sobrio ed elegante, caratteristica che non dispiacque al pubblico. Presentata a Parigi nel 1982, ha ceduto il passo tre anni dopo all’ultima A112 Abarth, rimasta in produzione per soli nove mesi in orbita Lancia: la Y10 bussava già alla porta. A quel punto, gli esemplari invenduti della A112 sono andati in prevalenza all’estero, al fine di smaltire le scorte più rapidamente. Già, perché sebbene al di fuori dei confini nazionali il marchio Autobianchi non abbia mai avuto troppa fortuna, vi sono paesi come la Francia e il Giappone nei quali la versione Abarth della A112 ha furoreggiato.

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