È morta all’ospedale di Rivoli (TO) a 92 anni Ada Pace, una delle leggende dell’automobilismo italiano. Con lei se ne va quella che tra gli Anni 50 e 60 è stata la più forte pilota italiana. Anzi, potremmo anche togliere il femminile: Ada Pace è stata uno dei piloti (senza far distinzione di sesso) più forti della sua generazione. Batteva i colleghi maschi e lo faceva con quel pizzico di guasconaggine tipica della categoria: al posto della targa posteriore metteva la scritta “Sayonara”, arrivederci in giapponese, per salutare a modo suo tutti i piloti che sorpassava.
All’epoca le donne pilota si chiamavano “corridrici”. Una donna che correva e vinceva battendo i collegi maschi non poteva certo essere ben vista: dopo ogni suo successo si moltiplicavano i reclami, gli appelli alla direzione di gara, addirittura – come ebbe a dire al nostro giornale in un’intervista del 1990 – i controlli sulla benzina che usava. Ada Pace correva e vinceva fin da giovane, quando iniziò nel secondo Dopoguerra con le gare dei monomarca Vespa: corse con gli scooter della Casa di Pontedera, portando a casa importanti successi come il Nazionale Ginkane nel 1953, ’54 e ’56.
Il debutto su quattro ruote avvenne nel 1950, ma si impose all’attenzione del pubblico nel 1951, quando vinse la Torino-Sanremo con una Fiat 1500 6C. Qui nacque il mito di Sayonara. In carriera vinse sul Circuito di Lumezzane nel 1957, la Coppa d’Oro Aci a Modena nel 1960 (e in quell’occasione i suoi rivali rifiutarono di condividere il podio con lei) e molte gare internazionali: i successi nella Trieste-Opicina del 1959, e nella Targa Florio l’anno successivo nella categoria 1100 Sport con un’Osca-Maserati le valsero l’ingresso come pilota ufficiale nella Scuderia del Portello.
Una carriera segnata anche da spettacolari incidenti. Come quando nel 1957 alla Mille Miglia – che correva senza copilota – finì contro un palo con la sua Alfa Romeo Giulietta Sprint Veloce. Oppure il terribile schianto del 1961 durante la 12 Ore di Monza quando, incastrata nelle lamiere della vettura dopo aver cappottato a 200 all’ora, guadagnò il sedile posteriore sfondando il lunotto a gomitate: poco dopo, la vettura prese fuoco. Ed è stato un incidente – senza conseguenze – a mettere fine alla sua esperienza da pilota, nel 1964: durante il Rally dei Fiori si schiantò contro un camion che procedeva in direzione opposta. Ne uscì illesa, ma decise di dire Sayonara a tutti un’ultima volta.
Marco Gentili