Sensazioni “antiche” al volante dell’Alfa Romeo Giulietta SV della Scuderia del Portello. Il nostro pilota, reduce da una gara a Brno con una vettura moderna, deve ripensare tutto (stile, misure, “trucchi”) ed entrare in sintonia con la piccola 1300. Ecco le sue prime impressioni.
Lo ammetto: quando mi propongono di fare una gara con un’Alfa Romeo, non sono capace di dire di no. Sarà un discorso affettivo, sarà perché il marchio rappresenta bene quella che è anche la mia concezione della pura passione di guidare e di fare le corse. E quindi eccomi qua, a Monza, all’Alfa Revival Cup, organizzato dalla GPS Classic: è la mia terza gara con una vettura storica del Biscione, nello specifico una Giulietta Sprint Veloce della Scuderia del Portello, che condivido con il collega Eugenio Mosca. La categoria è la E-GTS1300.
PRIMA LA POSIZIONE DI GUIDA
Ai box prendo le misure con la Giulietta Sprint Veloce, che in versione corsa non ho mai guidato, pur nei miei dieci anni trascorsi a Ruoteclassiche. I meccanici sono Alberto, che segue il “Portello” da quando la Scuderia è nata, e Giorgio, entrambi li avevo già conosciuti, sono molti esperti. Verifichiamo il sedile, la posizione di guida. Una bella mano arriva dalla possibilità di regolare il sedile longitudinalmente: non è poco, perché il piantone, infatti, è fisso. Così posso sistemarmi piuttosto bene, con la leva del cambio a cloche che resta “infulcrata” abbastanza in avanti. Certo, fresco reduce dalla gara con le moderne, con la Renault Clio Cup a Brno, qui devo resettare tutto.
Niente data logger, niente paddle, qui c’è una strumentazione analogica d’epoca, con contagiri piccolo, solo un paio di indicatori aggiuntivi al centro, che segnalano il livello carburante e la temperatura dell’acqua (importantissima). Alberto mi dice subito: “Quando vedi la lancetta dell’acqua che fila verso i 90 gradi, accendi l’interruttore della ventola, sulla sinistra del volante”. Anche perché, qui a Monza, il piccolo 4 cilindri 1300 a due carburatori, preparato dal famoso Baggioli, gira alto, oltre i 7000 giri sui lunghi rettilinei monzesi, e le marce sono solo quattro, rapportate corte. I cavalli, però, non sono affatto pochi in rapporto alla cilindrata, e dovrebbero essere attorno ai 120. In fondo, quindi, mi trovo bene al volante della Giulietta Sprint Veloce, con il conforto, quando sono in pista, di un piccolo vetro scorrevole di plexiglas per avere un po’ d’aria “fresca”. Si fa per dire: le temperature del weekend, infatti, sono davvero equatoriali.
La Giulietta SV è un esemplare prodotto nel 1959 e preparato con specifiche 1961. Ha la famosa livrea della “Carrera panamericana”, che ha disputato nel 1990 e nel 2002. È proprio una bella macchina, e al “Portello” ne vanno giustamente orgogliosi. Sento che ho una certa responsabilità, nel portarla in pista.
PRIMO ASSAGGIO IN PISTA
Nelle prime libere, che disputo da solo, cerco solo di ritararmi con la vettura. E di riportarmi sul “settaggio” delle storiche. Non è tutto così semplice, ma le sensazioni sono “piene”, veraci, con tante vibrazioni e il suono, pieno dell’1.3 che gira come un violino.
Serve subito la doppietta per innestare la seconda alla Prima Variante. La frizione stacca subito, ma si riesce a modulare bene, anche in partenza dalla corsia box. Subito in staccata sento che una delle manovre cui dovrò prestare maggiore attenzione è il dosaggio del freno. Ci sono quattro tamburi, infatti, e il pedale ha una corsa abbastanza lunga. La regola è, dopo un paio di giri esplorativi, arrivare sul dritto dopo i box e sui 200 metri dare un primo colpo di freno, rilasciare il pedale e poi premere di nuovo, quasi “pompando”, aiutandosi, gradatamente col cambio, passando dalla quarta alla seconda. Sembra tutto ok poi, in uscita dalla variante vado sul gas un po’ “cattivello”, le ruote posteriori, di sezione stretta, pattinano – non c’è differenziale autobloccante – e quindi devo correggere, perdendo tempo. Primo avviso. Il secondo arriva alla Prima di Lesmo, dove a metà curva, già in uscita mi parte un po’ la coda: effetto inatteso, ma divertente e, soprattutto, progressivo e gestibile. Anche alla Parabolica, dopo che ho dato gas al punto prestabilito all’altezza della torretta dei commissari, si entra in un continuo e progressivo sovrasterzo, man mano che mi allargo verso l’esterno della curva e che i giri salgono, dai 5000 ai 7000. Sul dritto subito quarta e occhio ai piccoli retrovisori: le Alfa GTV e GTAm sembrano (sono) razzi sul dritto e non bisogna né stuzzicarle, né tantomeno ostacolarle. Faccio cenno a qualcuno dove passare, ma loro sono già lì…
Beh, alla fine della sessione sono davvero pochi i giri “puliti”, senza aver dovuto lasciar passare qualcuno. Non conosco i tempi, ma so bene che posso migliorare un po’ ovunque, anche e soprattutto alla Variante della Roggia. Beh, avrò tempo di rimuginarci su prima delle qualifiche e soprattutto della gara, che sarà di un’ora con cambio di pilota. Potrete leggere tutto sul prossimo numero di Ruoteclassche.
Da Monza, Andrea Stassano