Era il 2005, esattamente 20 anni fa, quando l’Alfa Romeo Brera entrava in produzione, dopo che il prototipo – esposto al Salone di Ginevra di tre anni prima – aveva fatto sognare gli appassionati. La versione finale non aveva deluso le aspettative, rimanendo molto aderente alla concept, per la quale Giugiaro era stato premiato con il Compasso d’Oro.
Un felino aggressivo. Una coupé 2+2 compatta (appena 4,41 metri di lunghezza) che grazie alla ridotta altezza da terra (1 metro e 37) e soprattutto alla larghezza (1,83) dava l’impressione di essere letteralmente schiacciata a terra, sprigionando un forte dinamismo, accentuato dal lungo cofano che terminava con i gruppi ottici anteriori a sviluppo orizzontale e tre elementi per lato (ripresi dalla 159). L’alta linea di cintura si chiudeva al posteriore – l’impostazione è quasi da hatchback – con una coda arrotondata, sulla quale il lunotto a cuspide contrastava piacevolmente. Il tetto vetrato aggiungeva ulteriore ariosità a un design inequivocabilmente Alfa e istantaneamente apprezzato da stampa e pubblico.
Benzina, diesel e Q4. Una carrozzeria così affascinante doveva però sposare una meccanica derivata dalla coeva produzione del Biscione, quindi con trazione anteriore (o integrale) e motori potenti, ma non così “cattivi” rispetto alla tradizione. Ecco, quindi, che la Brera si appoggia sul telaio – dal passo accorciato – della 159 con tre opzioni per quanto riguarda i motori: il quattro cilindri 2.2 JTS da 185 CV, il 3.2 V6 da 260 CV e il 2.4 JTDm da 200 CV, scelte che fanno storcere il naso agli appassionati, non tanto per la motorizzazione a gasolio, ormai sdoganata sui modelli sportivi, quanto per la sostituzione del mitico V6 Busso, purtroppo non più aggiornabile alle più recenti normative sulle emissioni. Oltretutto i due propulsori benzina sono di produzione australiana (Holden), anche se ampiamente rimaneggiati, soprattutto nel caso del 2.2 JTS.
Limitata dal peso. Il vero problema della Brera però è il peso, che la penalizza nella guida sportiva, nonostante un assetto molto piatto e numeri in assoluto non da disprezzare: la 3.2 V6 Q4 che dispone di trazione integrale, raggiunge i 244 km/h e accelera in 6,8 secondi da 0 a 100, ma fa segnare 1.615 kg in ordine di marcia. Più leggera e veloce (250 km/h) la versione a trazione anteriore, prodotta però solo per un paio d’anni. Nel 2008 arriva un leggero restyling con nuovi colori per carrozzeria e interni e cerchi di lega dal disegno diverso, oltre all’allestimento Ti con assetto più rigido e dettagli sportivi esclusivi. La novità più importante è l’introduzione l’anno seguente del 1.750 TBi da 200 cavalli, mentre l’unità diesel guadagna 10 CV e viene affiancata da una versione di cilindrata inferiore, di 2.0 litri, da 170 cavalli.
Splendida incompiuta Anche gli interni, sebbene di ottima qualità, avrebbero meritato una caratterizzazione più marcata. Alla fine, la Brera esce di scena dopo circa sei anni, ma il suo fascino è rimasto intatto e la sua linea ha fatto scuola. Difficile chiederle di più.