Tenne testa alle avversarie per 4 stagioni, aggiudicandosi 46 grand prix. Tra i suoi piloti, Nuvolari, Chiron e Varzi.
Molti ricordano la “P3” (ufficialmente denominata “Tipo B”) per la sua ultima, epica affermazione. Era il 28 luglio 1935 quando sulla pista del Nürburgring l’ormai stanca monoposto conquistò il Grand Prix di Germania grazie ad un indomito Nuvolari che s’impose sulle cinque Mercedes-Benz e sulle quattro Auto Union.
Ma la sua storia iniziò molto prima, nel 1932. La “P3”, il cui motore replicò quello della “8C 2300 Monza” con cilindrata maggiorata a 2654 cm³, era provvista di due compressori tipo Roots, ognuno dei quali alimentava uno dei due semiblocchi di 4 cilindri, con la presa di forza posta al centro fra i due. “Motore esuberante, generoso … con molta ripresa a basso regime…” come ebbe a commentare nel 1964 lo stesso Jano nel corso di un’intervista a Griffith Borgeson pubblicata nel libro “Le Alfa Romeo di Vittorio Jano”.
La “P3” esibì anche un sistema di trasmissione molto innovativo, che consacrò il suo progettista come uno dei più geniali del tempo; per rendere più leggero il ponte posteriore della vettura e collocare più in basso il sedile del pilota rispetto alle monoposto di tipo convenzionale, Jano escogitò la soluzione di collocare il differenziale all’uscita del cambio di velocità e di collegarlo al ponte posteriore tramite due alberi di trasmissione divergenti a triangolo, con un rinvio ad ingranaggi per ognuna delle ruote motrici; idea geniale sul piano concettuale, che si rivelò di estrema efficienza e affidabilità in gara. Il posizionamento avanzato del differenziale consentì inoltre di concentrare i pesi verso la parte anteriore della vettura nell’intento di ridurre la tendenza al sovrasterzo, tipica nelle auto Grand Prix dell’epoca.
Dopo una trionfale stagione di corse nel 1932, la “P3” fu ritirata dalle competizioni nel gennaio dell’anno successivo poiché la fabbrica – appena incorporata nell’Istituto di Ricostruzione Industriale (Iri) – decise di abbandonare l’attività agonistica per dedicarsi alla produzione di serie.
La Scuderia Ferrari di Modena, che da tre anni partecipava alle corse con proprie vetture Alfa Romeo, riuscì ad acquistare dalla fabbrica le monoposto “Tipo B” per proseguire l’attività nelle gare Grand Prix. Assunto così il ruolo di squadra ufficiale, la scuderia del Cavallino rampante intervenne per la stagione 1934 ad aumentare la cilindrata del motore “P3” a 2905 cm³, in sintonia con l’entrata in vigore della nuova formula Grand Prix, che stabiliva il peso massimo della vettura in 750 kg (senza carburante, olio, acqua e pneumatici) e lasciava libera la cilindrata del motore. Si ottenne pertanto una potenza di 255 CV a 5400 giri/minuto, ma per l’annata 1934 si modificò anche la geometria delle sospensioni, abbandonando gli ormai anacronistici assali rigidi a balestre per adottare l’avantreno a ruote indipendenti tipo Dubonnet e il sistema a balestrine semicantilever al retrotreno; in tale occasione si introdusse anche il comando idraulico anziché meccanico all’impianto frenante.
La “Tipo B” con motore 2,9 litri debuttò al Grand Prix di Monaco (2 aprile 1934) e Guy Moll s’impose sui quattro compagni di squadra. Achille Varzi condusse la nuova “Tipo B” alla vittoria il 22 aprile ad Alessandria e il 6 maggio a Tripoli, ma la minaccia annunciata delle monoposto Auto Union e Mercedes-Benz si tradusse in realtà nel corso dell’estate e per l’Alfa Romeo svanì ogni possibilità di affermarsi sulle piste. Ad eccezione del Grand Prix di Germania, ovviamente.
Motore
Anteriore longitudinale
8 cilindri in linea (biblocco in lega leggera)
Alesaggio 65 mm
Corsa 100 mm
Cilindrata 2654 cm³
Potenza 215 CV 5600 giri/min
Rapporto di compressione 6,5:1
Due carburatori Weber
Due compressori a 2 lobi.
Trasmissione
Trazione posteriore
Cambio a 4 marce
Leva di comando centrale
Frizione a dischi multipli a secco
Pneumatici 19×6.00.
Corpo vettura
Monoposto Grand Prix
Telaio a longheroni e traverse in acciaio
Sospensione ant. ad assale rigido, balestre
semiellittiche longitudinali
Sospensione post. a ponte rigido, balestre
semiellittiche oblique
Ammortizzatori a frizione
Freni meccanici a tamburo.
Dimensioni e peso
Passo 2650 mm
Carreggiata ant. 1380 mm; post. 1300 mm
Lunghezza 4000 mm; peso a vuoto 700 kg.
Prestazioni
Velocità 232 km/h.
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