Il 1 aprile a Londra va all’asta la Bugatti Type 59 da Grand Prix del re del Belgio, in arrivo con altri 15 pezzi da novanta da un’unica collezione elvetica.
Chi è stato quest’anno a Retromobile, il salone parigino delle auto da collezione, l’ha vista già. Impossibile non notare la Bugatti nera Type 59 Sports del 1934 in pole nello stand di Gooding & Company al centro del padiglione uno. Per chi non c’era, basti sapere che è considerata una delle Bugatti da corsa più importanti al mondo, esposta lo scorso febbraio a Parigi dalla casa d’aste come punta di diamante della vendita di Londra del 1 aprile.
Protagonista delle corse anni Trenta. Il modello ha debuttato nel 1933 con motore a otto cilindri e ha vinto nella stagione successiva a Monaco, San Sebastian e allo Swiss Grand Prix. Pur senza eclatanti successi sportivi, alla ruota delle T59 si sono succeduti negli anni Louis Chiron, Piero Taruffi, Achille Varzi, Jean-Pierre Wimille. Questo esemplare, motore numero 5 su telaio 57248, ha debuttato al Monaco Grand Prix il 2 aprile 1934 con René Dreyfus, che si è posizionato terzo.
Gioie e dolori. La seconda comparsa in gara di questa Type 59 è stata a Monthléry, dove un potenziamento scarsamente rifinito per mancanza di tempo di tutti i propulsori delle Bugatti da 2,8 a 3,3 litri ha reso le belle concorrenti con il radiatore dall’inconfondibile a forma di ferro di cavallo poco performanti. Sempre con Dreyfus, la vettura si è conquistata però un quarto posto due settimane dopo al Grand Prix di Vichy e in seguito ha vinto il Gran Premio del Belgio nel circuito di Spa-Francorchamps. Mentre nella sua ultima corsa di quell’anno, a Nizza, è finita contro il margine del tracciato spinta dal pressing della Maserati di Nuvolari.
L’ora di Wimille. Alla fine della stagione, quattro Type 59 sono state vendute a gentleman driver britannici ma non questa, che è rimasta tra gli esemplari che Ettore Bugatti ha voluto tenere per l’anno dopo. Nella stagione 1936-37 ha trasformato l’auto, che era già da 160 km all’ora, modificandone il motore e l’assetto posteriore. Da allora in poi Jean-Pierre Wimille è stato il suo driver fino all’ultima sfida, che si è disputata a Reims per il Grand Prix de la Marne, dove ha toccato la finish-line quasi tre minuti prima della Talbot-Lago di Alberto Divo, arrivato secondo.
Ascesa al trono. All’inizio del 1938 è arrivato per questa bellezza dalla livrea nera il primo proprietario privato, niente po po di meno che il re Leopoldo III del Belgio. È stato per omaggiare Sua Maestà che l’auto ha assunto l’attuale tinta, con in più allora una striscia gialla di richiamo ai colori nazionali da corsa belgi. Il Roi de Belgique ha tenuto con con sé la Bugatti fino al maggio del 1964, quando un neolaureato di Bruxelles l’ha persuaso a vendergliela. Si ritiene che il giovane l’abbia usata poco ma in ogni caso l’ha posseduta fino al 1989.
Dalle piste alle passerelle. Stavolta l’esemplare è passato nella mani del finanziere newyorchese Robert M. Rubin, che un anno dopo ha fatto scattare il restauro: fortunatamente nel rispetto della patina originale. Da lì in poi la vettura è tornata in pista e soprattutto si è aperta per lei la stagione dei più prestigiosi concorsi d’eleganza. Il passaggio di mano successivo è del 1994, sempre a New York e sempre a un collezionista con una sensibilità e un rispetto particolari per il marchio Bugatti, Anthony Wang.
“Passion of a Lifetime”. Dopo 14 anni di conservazione, nel 2008 l’attuale custode è riuscito a strapparla per una “cifra folle” a Mr. Wang e ha così riportato la T59 nel Vecchio Continente. A quel punto è entrato in scena un restauratore specializzato, Tim Dutton, che ne ha revisionato la meccanica. Un’operazione che ha permesso alla bella di tornare a splendere in azione tra Goodwood, Oulton Park e altri templi europei della velocità di oggi. Finché il proprietario ha preso la decisione di metterla in vendita (stima a partire da 10 milioni di euro) insieme ad altre 15 meraviglie della sua collezione in un’asta dedicata dal titolo evocativo “Passion of a Lifetime” (“Passione di una vita”). Fra loro anche altre due spettacolari Bugatti delle cinque che possiede: una Type 57 S Atalante del 1937, stimata da 7 milioni in su, e una Type 35C Grand Prix del 1928 (stima di oltre 3 milioni di euro).
Foto: Mathieu Heurtault – Copyright and courtesy of Gooding&Company