Con Ruoteclassiche di marzo arriva il secondo fascicolo della nostra collana di allegati Supercar – Le auto da sogno. Protagonista d’eccezione è la Porsche. Al blasonato costruttore di Stoccarda si associa subito la 911, la sportiva con il motore boxer a sei cilindri divenuta il simbolo stesso della Casa. Noi però, attraverso inediti dossier e le prove pubblicate al tempo da Auto Italiana e da Quattroruote, abbiamo deciso di focalizzare l’attenzione sui modelli mossi da propulsori a quattro cilindri.
La capostipite - E iniziamo con la prima sportiva a sfoggiare il nome Porsche, la 356, nata nel 1948 a Gmünd, in Austria, nel capannone di una ex segheria. Si evolve in ben quattro serie, in un arco temporale che va dal 1948 al 1965.
Tra passato e presente - Proseguiamo con la 912, generata dall'unione tra la scocca della 911 e il boxer della 356 SC. All’inizio è un successo, al punto da superare nelle vendite la sorella maggiore 911. Ma presto l’entusiasmo svanisce e nel 1969 esce di scena.
Un matrimonio controverso - Il testimone della 912 viene raccolto dalla 914, l'originale spider con carrozzeria tipo "Targa" e motore (VW) posto alle spalle dell'abitacolo. Nel suo ciclo vitale viene equipaggiata con vari boxer a quattro cilindri: 1.700, 1.800 e 2.000. Per un breve periodo, viene proposta anche nella versione 914/6, che vanta il sei cilindri di due litri della 911 T.
Benvenuto transaxle - Nel 1975 la Porsche stupisce presentando la sua nuova coupé: la 924. Una rivoluzione perché lo schema tradizionale “tutto dietro” lascia il posto a un layout meccanico con motore anteriore e cambio montato al retrotreno, in blocco con il differenziale. Non solo: ma il suo propulsore (un 2.000 da 125 CV) non è un boxer, bensì un quattro cilindri in linea, per di più raffreddato a liquido. Nel 1981 viene affiancata dalla 944, sostituita nel 1991 dalla 968, con la quale nel 1995 termina l’era delle “transaxle”.