L'Audi Quattro è stata la prima auto europea di serie con trazione integrale. Questo modello fece spiccare il volo all'Audi, anche nei rally. Ancora oggi la tecnologia 4WD rappresenta un fiore all’occhiello dell marchio di Ingolstadt in chiave elettrica.
Quelli con la vista lunga e i malati di rally non l’hanno mai persa di vista. Per tutti gli altri, il 2020 sarà l’anno della riscoperta della Audi quattro, la prima berlina europea dotata di trazione integrale. Trazione che fa rima con tradizione, anzi con Audi Tradition: la divisione heritage della Casa di Ingolstadt si farà… in quattro per essere protagonista in occasione degli appuntamenti riservati alle classiche che contano.
Agenda piena. A cominciare da Techno Classica, che si svolgerà a Essen da 25 al 29 marzo, e il Goodwood Festival of Speed in Inghilterra (dal 9 al 12 luglio). Poi la Quattro tornerà in Germania, a casa: dopo aver spento le metaforiche 40 candeline alla Donau Classica di Ingolstadt dal 18 al 20 giugno, sarà festeggiata all'Heidelberg Historic nei pressi di Neckarsulm (dal 9 all'll luglio), all'Eifel Rallye Festival di Daun (dal 23 al 25 luglio), ai Classic Days presso lo Schloss Dyck a Juchen (dal 31 luglio al 2 agosto), nonché in occasione del Sachsen Classic (dal 13 al 15 agosto) a Zwickau. Il 40° anniversario della Quattro darà anche modo alla Audi di partecipare per la prima volta al Copenaghen Historic Grand Prix (1 e 2 agosto) dove potranno essere ammirati alcuni degli esemplari più titolati di Audi Quattro, tra i quali la vettura con la quale Michèle Mouton divenne la prima donna al mondo a conquistare il Mondiale rally.
I primordi. Era davvero il caso di riempirle l’agenda del 2020 in questo modo? Sì, perché la quattro (con la Q minuscola) è un fiore all’occhiello della tecnologia e della storia Audi. La trazione integrale è stata l’intuizione vincente di Ferdinand Piëch, scomparso lo scorso agosto, che da direttore tecnico prima e da amministratore delegato poi ha spinto il marchio con tutte le ruote motrici. Quella coupé sportiva con i quattro anelli sulle fiancate presentata al Salone Internazionale dell'Automobile di Ginevra del 1980 era bella già di suo. L’aveva disegnata Martin Smith, un inglese di appena 27 anni che nella vita avrebbe concepito – fra gli altri – il Landspeeder X-34 guidato da Luke Skywalker nel primo “Guerre Stellari”. Piëch gli aveva chiesto il bozzetto di un’auto che facesse diventare Audi qualcosa di più di un “piccolo costruttore bavarese”. La forza della trazione integrale era con loro. A suscitare clamore fu il fatto di essere la prima con le 4WD, una soluzione tecnica precedentemente riservata solo ai fuoristrada e ai veicoli commerciali. Il progetto nacque nell'inverno fra il 1976 e il ’77, durante i test del fuoristrada militare Iltis per la Bundeswehr, l’esercito tedesco. La Iltis era a marchio Volkswagen, ma la progettazione e lo sviluppo erano curati da Audi. In particolare da Roland Gumpert e dal responsabile dei telai Jörg Bensinger, sotto la supervisione di Piëch.
L'origine del nome. Prendendo spunto dall'eccellente comportamento del fuoristrada su ghiaccio e neve, gli ingegneri dei Quattro anelli decisero di adottare lo stesso sistema di trazione su un'Audi 80, la berlina Auto dell’Anno 1973 che aveva fatto spiccare il salto di qualità al marchio. I risultati furono così positivi da portare alla nascita di una coupé sportiva battezzata, appunto, quattro in onore dell'innovativa tecnologia. Non era solo questione di divertirsi in fuoristrada: la tecnologia era effettivamente la risposta a chi cercava contemporaneamente motricità, controllo e sicurezza anche nella guida di tutti i giorni. E ai tempi l’adozione su larga scala della trazione integrale non si era mai vista, se non sulla Jensen Interceptor FF del 1968 e sulla Subaru Leone del ’72, poco più di due esperimenti di scarsa diffusione e comunque sconosciuti al pubblico europeo. La prima Quattro fu equipaggiata della versione potenziata da 200 CV del 5 cilindri turbo di 2,1 litri presentato nell'autunno del 1979. Una curiosità: se la nuova coupé 4WD fu chiamata con una parola italiana fu grazie a un altro ingegnere, Walter Treser, ex pilota e capo della Audi Sport. La sua proposta vinse su altri nomi (fra i quali Carat e Quadro) in una competizione interna.
I successi. Per l’esordio in gara non si dovette aspettare molto, perché la FIA aveva deciso di ammettere le vetture a trazione integrale proprio quell’anno. A partire dallo Janner Rallye in Austria del 1981, il sistema di trazione integrale progettato dalla Casa di Ingolstadt ha rivoluzionato il mondo delle competizioni innescando un duello senza limiti di budget fra la Sport quattro, la Peugeot 205 Turbo 16 e la Lancia Delta Integrale nel Gruppo B. A guidarla, oltre alla Mouton, nomi come Hannu Mikkola, Walter Rorhl e Steve Blomqvist. La trazione integrale quattro è tuttora uno dei pilastri tecnici della gamma dei quattro anelli. Forte di un'incessante evoluzione nel tempo, attraverso le mitiche A4 e A6 Avant, oggi è declinata in cinque configurazioni in funzione delle caratteristiche e delle performance dei diversi modelli, per coniugare stabilità e motricità a fronte della massima efficienza. E con l’arrivo della E-Tron, la prima Audi a zero emissioni, la trazione integrale elettrica inaugura una nuova generazione di 4WD.