Impossibile non accorgersi di loro mentre facciamo lo slalom tra tedeschi impegnati in attente analisi dell’interno motore di una Alfa Romeo spider, bambini annoiati in passeggino con gli occhi fissi su uno smartphone, altri bambini che trascinano i padri entusiasmati da una Ferrari Testarossa (meno male!) e centinaia di appassionati.
L’Abarth da record
Per “loro” intendo i tre esemplari che l’Heritage HUB Stellantis – struttura che si occupa della conservazione, manutenzione ed esibizione della collezione ufficiale di vetture Fiat, Lancia e Abarth – ha portato a Bologna. Le due auto, che provengono dallo spazio di 15.000 m² di superficie che normalmente le ospita insieme ad altre centinaia di vetture, sono la la Fiat-Abarth 750 Record del 1956 e la Lancia D25. La prima è una sorta di UFO, una monoposto dalla carrozzeria ultra aerodinamica disegnata da Franco Scaglione e realizzata da Bertone. Monta il motore della Fiat 600 “derivazione Abarth 750”, così come molti altri componenti (sterzo e sospensioni) ma la cura dimagrante la porta a 385 kg. Monta freni solo all’avantreno (del resto prima o poi il rettilineo finirà...) e ha un cambio a tre marce con un rapporto al ponte allungato per mantenere costante la velocità massima, superiore ai 190 km/h.
La Lancia che non ha mai corso
La Lancia D25 è una splendida incompiuta: o meglio, è completissima ed era pronta a correre, si dice su volere di Alberto Ascari, che stava convincendo i vertici Lancia a non mollare le corse su strada come la Mille Miglia, la Targa Florio o la Carrera Panamericana. Proprio quest’ultima avrebbe potuto essere il luogo del suo debutto, ma la morte del pilota milanese mise la parola fine ad ogni velleità sportiva del marchio torinese, che da lì a poco cedette anche la D50 alla Ferrari. La D25 esposta è una barchetta elegante e sportiva, come da tradizione Lancia, erede diretta della mitica D24 ed è rimasta immacolata, esattamente così com’era nel 1954, con il suo 6 cilindri a V di 3750 cm³ capace di erogare 300 CV.
La piccola sportiva Alfa rimasta prototipo
Ultima, ma non certo in ordine d’importanza – e per quel che vale, la mia preferita – è l’Alfa Romeo Scarabeo 1600. Un progetto visionario quanto forse velleitario, con un telaio inedito e una configurazione con motore posteriore quantomeno inedita tra le sportive compatte dell’epoca. Mai entrata in produzione, normalmente si trova (a volte esposta, a volte conservata nel magazzino) al Museo Alfa Romeo di Arese ed è stata portata ad Auto e Moto d’Epoca per dare a tutti la possibilità di vederla, in tutto il suo “essere prototipo”. Basta vedere gli assemblaggi posteriori, la vernice che in realtà è uno strato di base sopra il quale sarebbe dovuto andare il classico rosso Alfa e il dettaglio del quadrifoglio verde aerografato a mano con tanto di sbavatura. Dettagli che strappano un sorriso.
