Ayrton Senna torna a Monza in una mostra imperdibile. A realizzarla due autorevoli testimoni e amici del compianto campione brasiliano: Giorgio Terruzzi ed Ercole Colombo.
Dalle pagine di un libro di successo alle pareti del Museo della Velocità all’interno dell’autodromo di Monza: il racconto “Suite 200. L’Ultima Notte di Ayrton Senna” di Giorgio Terruzzi è diventato una mostra fotografica grazie alle immagini di Ercole Colombo, uno dei più grandi fotografi della Formula 1.
La mostra è stata appena aperta al pubblico e lo resterà fino al 24 luglio. Per gli appassionati di Ayrton Senna e in generale della Formula 1, o per chi il primo maggio del 1994 (quando Senna perse la vita a seguito di un incidente sulla pista dell’Autodromo di Imola) era ancora troppo giovane per capire il vuoto che quella scomparsa avrebbe lasciato nel cuore di tutti, si tratta di un’occasione più unica che rara.
Le circa 100 immagini di Ercole Colombo, corredate dai testi di Giorgio Terruzzi, ripercorrono infatti i momenti più significativi della vita di Ayrton Senna: dagli inizi con il kart all’esordio nel mondo della Formula 1, dalle vittorie alle sconfitte storiche, dagli amici ai rivali, dal rapporto complesso con Alain Prost agli amori, alla fede, fino alle sue ultime ore in pista.
Qui di seguito il testo di presentazione alla mostra scritto da Giorgio Terruzzi, che spiega meglio di chiunque altro le motivazioni e le difficoltà che hanno spinto lui ed Ercole Colombo a realizzare questo omaggio a uno dei più grandi campioni del Formula 1.
AYRTON SENNA. ANIMA E TALENTO di Giorgio Terruzzi
“Raccontare Ayrton Senna non è cosa semplice. Comporta attraversare un’avventura agonistica particolarmente intensa, avere a che fare con l’anima esposta di un uomo complesso, tornare su un epilogo tragico, deflagrato nel fine settimana più cruento della storia motoristica moderna. In aggiunta, si tratta di rendere omaggio a una vera e propria figura eroica, i cui tratti conservano una grazia e un fascino intatti.
Dunque, stiamo parlando di un viaggio nella memoria collettiva, dentro la quale ogni appassionato conserva momenti particolari, ricordi personali, emozioni e dolori legati a una figura che in qualche modo continua ad apparire, a correre in un coloratissimo firmamento. Per questo, Ercole Colombo. Le sue fotografie. La sua passione per la Formula 1, un’attitudine giornalistica profonda abbinata al tocco estetico del grande fotografo.
Colombo, cresciuto a due passi dall’Autodromo di Monza, ha cominciato a fotografare giovanissimo. Una passione conseguente a quella per la velocità, trattata come un’occasione professionale preziosa e quindi raffinata da un carattere fatto di generosità e determinazione. Nel tempo, Ercole è diventato un vero e proprio capo-tribù, la tribù dei reporter che segue costantemente il circo dei Gran Premi. Il che significa assumere come proprie alcune peculiarità di quel mondo: vale a dire, capacità di reazione, prontezza di riflessi, disponibilità ad accogliere il moderno, incapacità a rinunciare. Il risultato ha generato una carriera di primissimo ordine, gratificata da molti premi e mostre e dalla collaborazione con alcune fra le più importanti testate del mondo.
In oltre seicento Gran Premi, Colombo ha fissato una quantità spaventosa di imprese e incidenti, espressioni e tic, alettoni e motori, meccanici e gomme. Senza mai perdere d’occhio – è proprio il caso di dirlo – i protagonisti di uno sport estremo. Piloti. Con i loro azzardi e le loro debolezze spesso mascherate, con il loro coraggio sfrontato e la loro curiosa umanità, da cogliere con una sensibilità rara. Grazie alle immagini di Colombo è stato possibile comporre un ritratto articolato e per molti versi inedito. Si trattava di seguire un filo connesso all’idea portante della mostra allestita nel Museo dell’Autodromo di Monza. Un’ultima notte, quella di Ayrton, densa di pensieri, di contraddizioni, di sentimenti. Abbastanza per determinare una riflessione profonda sul senso di una professione tanto rischiosa e, quindi, sul senso dell’esistenza.
Un compito che Ayrton Senna ha cercato di svolgere per la sua intera vita giungendo, per un insieme di ragioni personali e professionali, a un apice intimo e drammatico, alla vigilia di quella che sarebbe stata la sua ultima corsa. Da qui, la scelta di raccontare Senna abbinando gli avvenimenti sportivi più eclatanti a una serie di contesti in qualche modo tipici e suoi, più connessi all’intimità, al carattere di Ayrton. Immagini per descrivere un talento fuori ordinanza, alimentato da una ferocia agonistica assoluta; per fissare gli attimi che hanno portato Senna alla conquista di tre titoli mondiali; per raccontare il complesso rapporto con il suo “doppio” da pista, Alain Prost. E poi il Brasile, come radice e fonte di continua ispirazione, il rapporto strettissimo e per qualche ragione ambivalente con la famiglia, la difficoltà a dare spazio alla propria vita sentimentale di fronte a una dedizione al lavoro maniacale, quasi monastica.
In queste foto c’è la luce di Senna ma anche e, forse soprattutto, l’ombra che ha accompagnato una persona ossessionata dalla perfezione, dalla necessità di restituire in termini di impegno e qualità ciò che aveva ricevuto in dono dal destino: talento e ricchezza. Dunque, una religiosità profonda, un rapporto con Dio che ha accompagnato ogni suo gesto, soprattutto negli ultimi anni di vita. Nel tornare sui passi svelti e decisi, sulle pause, sui dubbi di Ayrton ritroviamo una straordinaria vitalità, dilatata dalla dinamica del motorismo nella sua massima espressione, dai combattimenti più crudi, da amici e nemici in pista, ma anche una intima vocazione alla riflessione, ciò che ha reso unico, per milioni di persone nel mondo, l’incontro con questo campione.
Un eroe, ecco. Perché la fine di Ayrton, fissata dal cronista Colombo ma anche dall’uomo Colombo, fu un colpo basso tremendo, nel cuore di un weekend già segnato da troppi spaventi e da un lutto devastante. Rubens Barrichello – giovanissimo brasiliano trattato da Senna come un fratello minore – ferito in un impatto impressionante il venerdì; Roland Ratzenberger, giovane e ancora sconosciuto pilota austriaco, che perde la vita durante le prove del sabato. A distanza di dieci anni dall’ultima vittima da Grand Premio. Abbastanza per segnare l’anima di ciascun pilota in pista, per preoccupare Ayrton in maniera particolare. Era alle prese, del resto, con un nuovo avversario minaccioso, Michael Schumacher, con la sensazione di correre in condizioni di estremo pericolo; con la percezione cruda della contraddizione – necessariamente e costantemente negata da chi corre – connessa alla scelta di vivere rischiando di perdere la vita. Il tragico epilogo di quel fine settimana a Imola sembra ancora oggi il capitolo finale di una favola crudele. Molti di noi, presenti allora a pochi metri da quelle tragedie, faticarono ad accettare la realtà. Una fatica che perdura e che coinvolge un numero enorme di persone, non necessariamente appassionate di automobilismo. Anche per questo Ayrton è rimasto in circolazione, è ancora qui. Basta una foto – appunto – per spalancare un tempo, per prendere un alito di vento carico di romanticismo e di malinconia. Ma anche di immagini sempre fresche.
Il senso di questo viaggio fotografico è tutto qui. Porta e trasporta ciascuno di noi dentro un nuovo incontro con un uomo, Ayrton Senna, che magicamente continua, dal quel primo maggio 1994, a farci compagnia”.
Scheda tecnica
La mostra è aperta da mercoledì a venerdì dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.00.
Sabato e domenica dalle 10.00 alle 19.00.
Lunedì e martedì chiuso.
Il biglietto intero costa 7,00 euro; quello ridotto 5,00 euro.