Maserati 300S: dalla pista alla strada
Si tratta, senza tema di smentita, del primo esempio al mondo di trasposizione stradale di una monoposto di Formula 1. Anche in questo caso la Maserati è arrivata prima di tutte le altre Case automobilistiche impegnate negli anni 50 non soltanto nella massima formula, ma anche nelle gare in salita e di durata.
La 300 S, che molti indicano come la Sport più importante costruita dalla Casa del Tridente, discende appunto dalla monoposto 250 F, che nel 1955 ha già posto le premesse di quello che sarà il suo formidabile palmarès con vittorie esaltanti nelle mani soprattutto di Juan Manuel Fangio e Stirling Moss. Qualche mese dopo arriverà anche la Mercedes-Benz con la 300 SLR, derivata dalla W196 di F. 1, ma questa è un’altra storia.
Nobile discendenza. Come la monoposto 250 F è la diretta discendente della A6/GCM (A come Alfieri, 6 cilindri, Ghisa Corsa Monoposto), la 300 S raccoglie il testimone della A6/GCS (Sport) versione 1953. Nella fabbrica dai mattoni rossi al nuovo bolide si lavora già nel 1954. L’ingegner Vittorio Bellentani ipotizza un motore di 2,5 litri, poi si porta la cubatura a 2,8. Ma le prove di quest’ultimo non soddisfano del tutto e quindi viene lasciato spazio a un 6 cilindri di tre litri a corsa lunga (84x90 mm), da cui appunto il nome di battesimo, 300 S. La Sport ottiene subito un successo notevole: in un paio d’anni viene assemblata in 27 esemplari, risultato impensabile soltanto un biennio prima.
Superlativa. A farla apprezzare da tutti i campionissimi del periodo sono sia la perfetta tenuta di strada sia le prestazioni esuberanti del motore, che eroga 260 CV e può far toccare una velocità di punta di 280 km/h, praticamente identica a quella di una Formula 1 coeva. La perfetta manovrabilità è il risultato di un telaio eccezionale, realizzato dalla Maserati e poi affidato alla Gilco di Gilberto Colombo. I risultati ottenuti grazie all’equilibrio che è stato creato tra i vari componenti e in virtù soprattutto dell’enorme mole di sperimentazioni condotte dall’ingegner Giulio Alfieri, la rendono una delle più importanti Maserati da competizione, col risultato di primeggiare nelle gare nazionali e internazionali per due stagioni consecutive.
Restaurata da Pastorelli. Comperata lo scorso anno da un grande collezionista europeo, la #3067 è stata oggetto di uno scrupoloso restauro conservativo che l’ha riportata alla gloriosa livrea di Cuba 1957: “Non era messa così male, quando è arrivata da noi”, spiega Nicki Pastorelli, ex collaudatore della Jordan agli inizi degli anni Duemila e oggi a capo di Pastorelli Classic Cars, un’officina specializzata nel restauro di auto da competizione a San Giovanni in Persiceto (Bologna), “mi aspettavo una di quelle classiche scatole di montaggio con pezzi provenienti da auto diverse e invece sono rimasto piacevolmente stupito. La Sport era stata importata in Italia nel 2004 da Mauro Lotti, che aveva provveduto a comperare il motore della #3073 negli Stati Uniti, indispensabile per ritrovare l’originalità che questo esemplare merita. Sette anni fa è finita in Germania, acquistata da Alexander Sator, e poi ceduta a David Hart, che mi ha contattato per procedere a una preparazione ottimale in vista del G.P. storico di Montecarlo di quest’anno”.
Il bolide torna a ruggire. Nella struttura di Pastorelli la meccanica è stata totalmente revisionata: “Soprattutto la ciclistica è stata oggetto di una messa a punto particolare”, continua Pastorelli, “perché questo bolide deve stare in strada senza il minimo tentennamento, esattamente come negli anni 50 quando correva. Il motore era ancora in buone condizioni originali, lo abbiamo smontato per controllare che tutto fosse a posto, abbiamo cambiato le guarnizioni di tenuta e basta”. Il telaio, praticamente integro, è stato ripristinato da Maranel Classic di Maranello che ha anche restaurato la carrozzeria, la cui splendida verniciatura è opera dell’Ariston (San Lazzaro di Savena, Bologna) di Alessandro Gamberini. “Tutti i particolari della versione allestita per Cuba 1957”, conclude Pastorelli, “sono stati ottenuti con la collaborazione di Walter Bäumer, autore di un bel libro di riferimento su tutti i telai della 300 S”.
