L'idea era semplice: proporre alla clientela né più né meno di una BMW M3 E30 da corsa in versione stradale, sfruttando la scusa della partecipazione al campionato riservato alle Turismo e la necessità di produrre 5.000 esemplari omologati per la normale circolazione, come richiesto dal regolamento del Gruppo A. La base per una versione da gara ancora migliorata.
Stupisce al debutto. Presentata al Salone di Francoforte del 1985, la prima M3 della storia lascia tutti a bocca aperta: protagonista assoluto, il quattro cilindri di 2.3 litri conosciuto con la sigla S14, un motore da corsa, leggero, con testata a 16 valvole, capace di passare i 7.000 giri e di sprigionare 200 CV nella versione priva di catalizzatore. Le prestazioni erano (e sono ancora) entusiasmanti: 235 km/h e 6,7 secondi per passare da 0 a 100 km/h, tanto che pure la M5, lanciata solo un anno prima, viene in parte messa in ombra.
Look aggressivo. All’esterno è facile riconoscerla: minigonne, passaruota bombati che ospitano cerchi di lega BBS con pneumatici 205/55VR15, paraurti avvolgenti e vistoso spoiler sul baule, quest’ultimo più alto di 40 mm rispetto a quello delle Serie 3 normali per migliorare il flusso aerodinamico e realizzato di fibra di vetro per contenere il peso. Altri dettagli esclusivi sono il parabrezza incollato e, dal punto di vista della meccanica, il cambio Getrag ad H con prima marcia in basso, da vera auto da corsa (riservato agli esemplari europei), l’impianto frenante maggiorato (dischi ventilati da 280 mm all’anteriore e 282 al posteriore) con Abs e un setup specifico delle sospensioni.
Agile e scattante. Il risultato è un’auto che domina in tutte le competizioni in cui viene schierata e che, in versione stradale, mette in riga fior di sportive, creando immediatamente una lunghissima lista d’attesa e rivoluzionando per sempre il concetto di berlina sportiva. Questo perché, va ricordato, la prima M3 è a tutti gli effetti una berlina a due porte, realizzata però anche - ma sono pochissimi esemplari - in versione cabriolet. Da marzo 1986 a giugno 1991 si susseguono varie evoluzioni e serie speciali, per mantenere la M3 ai vertici e solleticare i desideri di una clientela che la ama già incondizionatamente.
Aumenta ancora la potenza. Nel 1988 arriva la Evolution, riconoscibile per il paraurti con splitter più pronunciato e prese d’aria al posto dei fendinebbia, oltre a un nuovo spoiler e vetri laterali e posteriori più sottili. Il motore ora sprigiona 220 CV grazie ad albero a camme e pistoni modificati, un più spinto rapporto di compressione, volano alleggerito e presa d'aria più efficiente. Si toccano i 243 km/h e ne vengono realizzati solo 501 esemplari. C’è anche la M3 Sport Evolution del 1990: cilindrata aumentata a 2.5 litri per 238 CV e 248 km/h, di velocità massima. Due soli colori disponibili (rosso e nero), sedili sportivi a guscio e 600 unità prodotte.
Desiderata oggi come ieri. Impossibile non citare le edizioni limitate "Cecotto" e "Ravaglia", due assi plurivittoriosi nei campionati Turismo, lanciate nel 1989: potenza di 215 CV e realizzate rispettivamente in 480 e 25 esemplari, questi ultimi solo per il mercato inglese, pur mantenendo la guida a sinistra. Lo status di icona della prima M3 ovviamente si riflette sulle quotazioni, ormai arrivate a livelli proibitivi: da cinquantamila a settantamila euro sono la norma per una prima serie, ed è facile superare quota centomila per le serie speciali.