Centro Storico Fiat, a rischio la storia dell'auto italiana - Ruoteclassiche
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28/07/2023 | di Massimo Condolo
Centro Storico Fiat, a rischio la storia dell’auto italiana
Si rincorrono le voci di chiusura della struttura che ospita il museo fondato nel 1963 e l’archivio di tutta la produzione del Gruppo
28/07/2023 | di Massimo Condolo

Il Centro Storico Fiat potrebbe chiudere. All’interno del gruppo Stellantis le voci a riguardo si susseguono da alcuni mesi, e i timori per la più importante realtà archivistica nazionale nel campo dell’automotive paiono sempre più fondati.

Valore storico e immobiliare. Il complesso, che occupa il più antico stabilimento Fiat ancora esistente - è stato costruito tra il 1904 e il 1907 su progetto dell’architetto Alfredo Premoli, firma di spicco del liberty torinese – si trova in un’area aulica della città, con un elevato valore immobiliare.

Mecca di storici e appassionati. Molte delle strutture del primo nucleo di stabilimenti Fiat, attigue alla palazzina del Centro Storico, sono già state demolite o profondamente trasformate negli ultimi vent’anni. La collocazione centrale e le dimensioni relativamente ridotte del Centro ne hanno consentito finora una buona fruibilità da parte di storici e appassionati, ma la mancanza di un vincolo architettonico sulla palazzina potrebbe cambiare questa realtà.

La collezione del museo è composta da una trentina di vetture Fiat (fra cui la 3½ HP del 1899, la Mefistofele da record del 1924, la 525 SS disegnata da Mario Revelli di Beaumont, il prototipo dell’utilitaria 700 e una 8V) e il contenuto dell’archivio storico, che comprende oltre 300mila disegni tecnici, 18mila manifesti, 1300 bozzetti pubblicitari, sei milioni di fotografie e 200 ore di filmati oltre a dipinti di autori del Novecento italiano quali Felice Casorati, Marcello Dudovich e Mario Sironi.

Cinque km di scaffali. La documentazione cartacea, vincolata dalla sovrintendenza dei beni Culturali del Piemonte, è raccolta in cinque km di scaffali e comprende i fondi personali di importanti progettisti quali Dante Giacosa e Giuseppe Gabrielli oltre a documentazione di aziende entrate e uscite dalla galassia Fiat negli anni: Abarth, Autobianchi, Fiatagri, Fiat-Allis, Lancia, OM, Spa e, in ambito non automobilistico, Fiat Avio, Fiat Ferroviaria, Grandi Motori, Nebiolo e Teksid. L’archivio conserva anche i registri di produzione, i manuali d’officina, i prospetti di omologazione e i libretti di uso e manutenzione.

I Cda dell'avvocato. Da dopo la pandemia la collezione, ospitata nello spazio aperto nel 1963 e ristrutturato dallo studio Gabetti & Isola nel 1999, non è più aperta al pubblico; l’accesso al Centro e all’Archivio è tuttavia garantito su appuntamento. Il vincolo attuale non impedisce né lo spostamento né la demolizione di un’opera architettonica di pregio e parte della storia cittadina (vi si sono tenuti tutti i consigli di amministrazione Fiat presieduti da Gianni Agnelli e siglati importanti accordi quali quello per lo stabilimento russo di Togliatti). Collezione e archivio rischierebbero quindi di non essere più fruibili. Il paragone con quanto accade in altri Paesi europei, anche con Case dalla storia più breve e semplice di quella della Fiat e della sua galassia di amrchi, è inglorioso.

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