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Citroën CX 25 GTI Turbo: bellezza selvaggia

Difficile, quasi impossibile, trovare un’erede per la DS, forse l’auto più rivoluzionaria della storia. Ma con la Citroën CX, lanciata nel 1974 – mezzo secolo or sono, e nominata Auto dell’Anno 1975 – il marchio francese chiude in bellezza un capitolo glorioso della sua storia. Tutti i modelli che seguiranno infatti non saranno più così spettacolari e innovativi, ma figli di compromessi meccanici nati dall’acquisizione da parte della Peugeot.

Comfort e prestazioni. Se il nome del modello gioca con il coefficiente di penetrazione aerodinamica, a sottolineare la linea affusolata, la grande berlina francese a coda tronca rappresenta il punto di riferimento per quanto riguarda il comfort, grazie a un abitacolo spazioso dotato di sedili comodissimi e alla tradizionale efficienza delle sospensioni idropneumatiche nel garantire il perfetto equilibrio tra smorzamento delle irregolarità e tenuta di strada. Anzi, autostrada, ovvero l’habitat naturale della CX, sia nella versione turbodiesel sia soprattutto in quella spinta dal quattro cilindri da 2.5 litri turbocompresso, montato – a differenza di Traction Avant e DS – in posizione trasversale.

Col turbo tocca i 220. Se pensiamo che all’inizio dello sviluppo della CX si studia anche un motore rotativo, la decisione – dopo 10 anni dal lancio – di dotarla di un motore ad alte prestazioni risponde alla necessità di competere ai massimi livelli di fronte all’avanzata delle berline tedesche di grossa cilindrata, sì, ma con il vincolo del non esagerato spazio a disposizione nell’abitacolo, in rapporto alle dimensioni esterne. Per questo la soluzione più “anni 80″ non può che essere quella del turbo: nello specifico, un Garrett T3 che porta la potenza totale a 166 CV, facendo toccare alla CX 25 GTI Turbo i 220 km/h, raggiunti con una spinta regolare e priva di “vuoti”.

Si nota, ma non troppo. La prova di Quattroruote dell’epoca sottolinea positivamente proprio questa caratteristica, che lo rende un turbo anomalo per i tempi: corposo ai bassi regimi e non troppo ruvido agli alti. L’abitacolo presenta lo stesso avveniristico cruscotto avvolgente delle altre versioni, con i pulsanti raggruppati in due “satelliti” laterali, ma con gli strumenti sportivi analogici e non a rullo, come sulle altre CX. Sotto al contagiri, poi, è ben visibile la lancetta del “boost” e in più, a rafforzare il concetto, c’è una scritta “turbo” in rilievo sul volante monorazza. All’esterno, le sobrie targhette identificative della versione, riconoscibile anche per minigonne, cerchi di lega specifici, paraurti avvolgenti, che includono i fari fendinebbia e, al posteriore, il doppio terminale di scarico.

Con la “Turbo 2” arriva l’intercooler. Nel marzo 1985, la CX 25 GTI Turbo diventa la prima auto francese a offrire l’Abs, ma la novità più rilevante è rappresentata dall’introduzione, nel settembre 1986, dell’intercooler. Se infatti la velocità massima sulle “Turbo 2” – così viene definita la seconda serie – aumentò di soli 3 km/h (per un totale di 223 km/h), furono i consumi a beneficiarne, esaltando ulteriormente la natura da grande routière della CX negli ultimi anni di carriera. Memorabile la campagna pubblicitaria con protagonista Grace Jones e una testa gigante nel deserto, dalla cui bocca-garage usciva scattando la “Turbo 2” prima di esibire il claim “beauté sauvage”, bellezza selvaggia.

Potenza progressiva. In realtà non così selvaggia, ma estremamente veloce, la CX 25 GTI Turbo è stata prodotta in circa 5.000 unità, poche e in rari casi sopravvissute al passare del tempo, ancor meno in allestimento “Prestige” ovvero più lungo di 25 cm. Per questo oggi ci vogliono almeno 18-20 mila euro per un esemplare in ottime condizioni.

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