Anche Cuba si apre al mercato delle auto moderne. Lo prevede una delle 300 riforme promesse da Raul Castro, fratello del Leader Maximo Fidel, presidente dello stato caraibico dal 2008. Gli automobilisti cubani potranno acquistare, senza restrizioni, automobili nuove o usate; si tratta di una “rivoluzionaria” novità per un Paese nel quale finora circolavano quasi esclusivamente vetture già presenti sulle strade prima dell’ascesa di Fidel nel 1959 o le poche importate direttamente dallo stato e “destinate” a categorie privilegiate (uomini di stato, sportivi e professionisti d’alto livello). Per acquistare una vettura, l’acquirente doveva farsi rilasciare un’apposita autorizzazione governativa, anche dopo la liberalizzazione formale delle compravendite avvenuta nel 2011.
Ora questo non sarà più necessario, per cui è assai probabile, seppure in tempi ragionevolmente lunghi, che il parco auto del Paese sarà rinnovato; spariranno gradualmente le vecchie berlinone americane, che tanto avevano contribuito a creare il tipico “colore” delle strade di L’Avana. Quasi tutte queste vecchie vetture, pur mostrando carrozzerie originali, erano diventate “accrocchi” sia nella meccanica sia negli allestimenti (con pezzi prevalentemente russi e giapponesi).
Una curiosità: il tipo d’impiego dei mezzi di trasporto a Cuba è indicato dal colore della targa: giallo, mezzi per uso privato; azzurro, servizi pubblici; bianco, veicoli dell’apparato di Governo; verde, Forze Armate e Ministero dell’Interno; rosso, per i veicoli da noleggio. Un conto, però, è liberalizzare il mercato, un altro è mettere in condizioni i cubani di potersi permettere una vettura moderna. Che fine faranno, poi, le vetture americane dei cubani? Avranno la sensibilità di conservarle o verranno demolite come le Lada e le Trabant dell’Ex DDR?