Vista dall’alto, la Dino 206 S Competizione sembra avere la forma di un violino, e quando la rivedo mi sembra proprio di suonare questo strumento”. A parlare è Paolo Martin, designer di fama, che all’epoca della realizzazione di questa dreamcar derivata dalle corse era in forze alla Pininfarina. La 206 S Competizione, questa la denominazione completa ufficiale, nota tra gli appassionati come “La Dino gialla”, nasce da una richiesta di Enzo Ferrari al suo carrozziere di riferimento: realizzare il prototipo di una supercar stradale che utilizza tecnologia e ingegneristica da corsa.
Dalla matita al modello. Presentata al Salone di Francoforte del 1967, precede di poco la Dino 206 GT di serie. Come accennato l'autore dello stile è Paolo Martin, classe 1943, appena arrivato alla corte di Pininfarina, ma già talento dichiarato, con una precedente esperienza presso Michelotti e Bertone. Martin realizza la 206 S partendo da qualche schizzo a matita, seguiti da due figurini a colori, per poi passare ai disegni delle sezioni in scala 1:10 e a un modello, sempre in scala 1:10, ricavato da un blocco di legno di cirmolo, che lo stilista-scultore costruisce sul balcone di casa (Martin definisce questo suo modo di operare “schizzi in tre dimensioni”). Partendo dal telaio di una 206 S, vettura da corsa costruita in 18 esemplari soprattutto per essere venduta a clienti privati e che l’anno prima aveva corso alla 24 Ore di Le Mans accanto alle sorelle maggiori 330 P3, la Pininfarina crea un capolavoro che raccoglie consensi unanimi.
La meccanica. La vetturautilizza il motore “Dino” 6 cilindri a V di 65 gradi, progettato negli anni 50 da Vittorio Jano con la collaborazione del figlio del “Drake”, Dino appunto; dopo la scomparsa del giovane a soli 24 anni, il propulsore era stato battezzato con il suo nome. Per l'impiego su una Sport il V6 viene opportunamente aggiornato da Franco Rocchi alla metà degli anni 60. La 206 S è quasi una 330 P3 in scala ridotta, la cui carrozzeria di alluminio è realizzata dalla Sports Car di Piero Drogo. Adotta un telaio semimonoscocca e il suo motore di 2 litri eroga circa 220 CV a 9.000 giri, per una velocità di punta di 270 km/h. È il telaio 206 S-034 a essere consegnato alla Pininfarina per la realizzazione del prototipo. Verniciata in una vistosa livrea gialla, la 206 S Competizione ha un frontale corto e basso, mentre la coda è lunga e alta. Alle estremità, due appendici aerodinamiche: piccolo spoiler davanti e grande alettone dietro. Vengono aggiunti all’ultimo momento, prima dell’invio della dreamcar al Salone di Francoforte, per sottolineare la derivazione corsaiola di questo modello. Una decisione che Paolo Martin non approva, come avrebbe avuto modo di ribadire più volte negli anni seguenti.
Vista da dentro. L’abitacolo è caratterizzato dalle porte incernierate in alto, sul tetto, e dall’enorme parabrezza avvolgente. Per fare respirare adeguatamente il motore e per evitare l'eccessivo surriscaldamento dell’interno, sono presenti numerose prese d’aria derivate da quelle delle Dino 206 S da corsa: le bocche sui parafanghi posteriori, le griglie sul cofano anteriore, in prossimità del parabrezza, sul retro dei parafanghi anteriori e sul cofano motore. La Dino 206 S passa i primi 40 anni della sua esistenza al museo di Pininfarina, uscendo di tanto in tanto per partecipare a mostre e Saloni. Nel 2007 l’azienda decide di privarsene, e la cede a uno dei più importanti collezionisti del mondo: l’americano James Glickenhaus, proprietario tra l’altro di alcune delle più belle Ferrari di sempre. Con l’aggiunta della preziosa Dino 206 S la sua raccolta raggiunge livelli da sogno.
Ultimo maquillage. Prima della consegna, la Dino 206 S viene sottoposta a un maquillage che le ridona lo splendore d’origine. La meccanica viene messa a punto per funzionare senza incertezze. La potenza del V6 viene addomesticata in circa 180 CV, per rendere l’auto più fruibile e meno capricciosa. Da quel momento, la Dino 206 S inizia a essere esposta in occasione degli eventi motoristici più importanti del mondo. Naturalmente, quando partecipa ai concorsi d’eleganza, vince a mani basse.
TECNICA
Motore posteriore-centrale, V6
Cilindrata 1987 cm3
Potenza 180-220 CV
Velocità 250-270 km/h
Trazione posteriore
Dimensioni (LxLxH) 3.970 x 1.680 x 985 mm
Esemplari prodotti 1
Periodo produzione 1966-67