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Ferrari 512 S Modulo: la rivedremo a Pebble Beach

Il noto collezionista americano James Glickenhaus, proprietario dell’avveniristico prototipo di Pininfarina, ha completato il restauro di questa originalissima Ferrari. Che sarà portata a Pebble Beach.

Nei circuiti collezionistici, il nome di James Glickenhaus è conosciuto da chiunque si definisca un appassionato di automobili. Il collezionista americano, entrato di prepotenza sulla scena nel 2006 quando ha presentato al Concorso di Pebble Beach la Ferrari P4/5 (un esemplare unico su meccanica della Enzo, carrozzato da Pininfarina sul tema della 330P4 su sua richiesta e, soprattutto, su beneplacito della Casa Madre di Maranello) da allora ha sempre fatto notizia: da un lato ha fondato il marchio Scuderia Cameron Glickenhaus LLC (ha iniziato l’attività partecipando alla 24 Ore del Nurburgring del 2011 con una versione da corsa della P4/5 sviluppata su base Ferrari 430 GT2 concludendo al 39esimo posto); dall’altro ha fatto conoscere al mondo la sua passione per i pezzi storici con la partecipazione agli eventi più prestigiosi a livello internazionale. Tra le preziose auto della collezione Glickenhaus (e tra queste ci sono la Ferrari 166 Spider Corsa telaio 002 C, la più antica Rossa esistente, la Dino 206 Pininfarina Concept del ’67, acquistata direttamente dall’azienda di Grugliasco e la 330 P4 con telaio 0846, nata nel ’67, usata in gara, poi demolita e ricostruita in epoca moderna dallo stesso Glickenhaus utilizzando parti originali), dal 2014 figura anche la Pininfarina Modulo, avveniristica concept del 1970.

Da statico a marciante. Acquistata dall’appassionato statunitense nel 2014 dopo una lunga trattativa con il carrozziere torinese, ha quindi iniziato un complesso restauro di ripristino. Ma, soprattutto, il grande lavoro dei tecnici (la scelta della sede delle operazioni di lavorazione è ricaduta sulle esperte mani di un team di restauratori italiani) avrebbe dovuto rendere la Modulo perfettamente marciante. Lo scorso 1 giugno si sono diffuse sul web le prime immagini della vettura (ancora in stato di avanzamento lavori), filmata mentre compie i primi passi su strada (letteralmente: i primi della sua vita dispetto del fatto sia stata costruita nell’ormai lontano 1970) a pochi metri dall’ officina dove si stanno eseguendo i lavori. Ora , per gentile concessione dello stesso proprietario, siamo in grado di affermare che il grande lavoro a beneficio della Modulo sia felicemente concluso. La macchina, infatti, è tonata recentemente negli stati Uniti a lavori ultimati e, secondo le informazioni in nostro possesso, sarà nei prossimi giorni al concorso di Pebble Beach in California.

Ferrari 512 S Modulo. Realizzata sul telaio numero 0864, appartenente a una 512 S da competizione poi convertita in 612 CanAm e quindi privata di motore e trasmissione, la Modulo fu presentata al Salone di Ginevra del 1970 (successivamente fu esposta per alcuni mesi all’Expo70 di Osaka nel padiglione dedicato all’Italia). Disegnata da Paolo Martin, all’epoca in forze alla Pininfarina, la Modulo deve la sua notorietà al suo sconcertante design, estremamente provocatorio e futurista, caratterizzato da una forma estremamente bassa e affusolata, con due parti di carrozzeria sovrapposte e la mancanza di portiere: in questo caso, infatti, tutto il parabrezza e parte del tetto scivolano in avanti aprendo l’accesso all’abitacolo. Nel cockpit si segnalava la presenza di due grandi palle ai lati degli occupanti che includevano i diffusori e interruttori per i servizi di bordo.

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