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Fiat 128 Rally, c’è una piccola peste da corsa in città

All’inizio degli anni 70 la Fiat 128 rally, versione sportiva della compatta della Casa torinese, col suo “1300” da 150 all’ora faceva letteralmente sognare. Ecco perché questa “piccola bomba” resterà per sempre nel cuore degli automobilisti italiani.

La 128, già. Proprio lei. Sarà perché, gira che ti rigira, per noi italiani è un po’ come la 500: la sentiamo tutti un po’ più nostra di tante altre auto. Sarà perché quando Giugiaro all’inizio degli anni 70 ricevette l’incarico di disegnare la Golf, nella sala riunioni di Wolfsburg dove fu convocato ne vide una smontata in tutti i suoi pezzi appesa alle pareti: doveva essere, secondo gli ingegneri della Volkswagen, il modello cui ispirarsi per progettare l’erede del Maggiolino

Più forte del tempo. Sarà, anche, perché tra il 1969 e il 1983 ne hanno costruite un’infinità (più di tre milioni), e ancora fino a una quindicina di anni se ne vedeva in giro qualcuna, quando ormai anche la Ritmo e la Tipo, sue sostitute, erano – per usare un eufemismo – macchine decisamente demodé. Per tutte queste ragioni, non sono molte le auto che possono vantare una presenza altrettanto radicata nell’immaginario degli automobilisti. E non solo italiani: basti pensare, infatti, che la 128, in Jugoslavia, Egitto e in alcuni paesi del Sudamerica, è stata costruita addirittura fino agli anni 90, una longevità invidiabile e che la dice lunga sulla bontà del progetto.

Voglia di rally. Premesse dovute, queste, per introdurre la 128 Rally, una versione della compatta Fiat all’epoca particolarmente amata da chi, più che al casa-ufficio, pensava alle corse su strada. Negli anni 70 la tendenza di produrre vetture stradali tipo “rally” – come si legge nel rarissimo depliant informativo del modello (su eBay, se può interessarvi, non si trova per meno di 60 euro…) – era largamente diffusa: i costruttori europei si sfidavano sul terreno delle utilitarie sportive, con ingegneri e progettisti impegnati a indirizzare le loro energie migliori per soddisfare la richieste della clientela più esigente.

I tempi cambiano. Del resto viene voglia di rally solo a guardarla, e forse ancor più con gli occhi di oggi che con quelli di ieri, perché i quasi cinquant’anni di avvicendamenti nella gamma della Casa torinese sono utili a darci una misura della cifra tecnica di quest’auto. E del suo valore a 360 gradi. Perché oggi la sfida, specie quando si parla di “piccole bombe”, si gioca fondamentalmente sul campo della potenza pura. E se ormai non stupiscono più di tanto i 160 cavalli e rotti di una Abarth 595, nel 1971 i 67 della 128 Sport facevano un gran rumore. E non solo in senso stretto, ché in quello, a giocare un ruolo decisivo, era il carburatore a doppio corpo…

Al di là dei numeri. Chiaramente – in realtà non sarebbe neanche il caso di dirlo – basarsi sui numeri e confrontare la Fiat 128 rally con qualsiasi potenziale concorrente dei tempi odierni è un esercizio tanto sterile quanto inutile. I 150 chilometri orari di velocità massima fanno quasi tenerezza, anche se vanno letti con riserva temporale: provate a riavvolgere il nastro di quaranta e passa anni e a immaginarvi lanciati a quella velocità su una stradina sterrata di campagna, esattamente come in una prova speciale. Che effetto vi farebbe?

Comprarne una oggi. Non sarà semplice (perché non è molto facile da trovare), non sarà nemmeno a buon prezzo (per lo stesso motivo): la nostra quotazione di riferimento per un esemplare ben conservato – oppure restaurato da qualche anno, ma completo in tutte le sue parti – si attesta su un valore di 7000 euro. Che diventano 10.500 per un esemplare da copertina, proprio come quello che potete gustarvi nella nostra gallery. Per sognare, potete senz’altro cominciare da lì…

(LEGGI ANCHE: Fiat 127 Sport, quando 70 CV regalavano un sorriso)

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