Se si dovesse pensare a un simbolo dell’ondata di benessere economico e di galoppante crescita industriale dell’Italia a partire dagli anni 50 – il famoso “boom” – il pensiero correrebbe subito all’automobile, alla sua enorme diffusione come mezzo di trasporto non più per pochi privilegiati, come nell’anteguerra, ma alla portata di molti. E se si dovesse scegliere un modello che ha dato il via alla motorizzazione di massa, non ci sarebbero dubbi: la Fiat 600.
Una ricetta vincente. Lanciata esattamente 70 anni fa, l’azzeccato equilibrio tra prezzo e costi di gestione contenuti, abitabilità soddisfacente, prestazioni adeguate, linea piacevole, ne decretò il successo immediato, con le catene di montaggio che non riuscivano a stare al pari con le richieste. Bastavano i suoi 3 metri e 21 centimetri per una famiglia media italiana, che trovava quattro comodi posti in una scocca portante e un motore, posteriore come la trazione, tutto nuovo (Tipo 100): un quattro cilindri da 633 cm3 capace di 21,5 CV, per 95 km/h di velocità massima.
Arriva la Multipla. Più brillante e meno costosa della 500 “Topolino” che andava a sostituire, la 600 prima serie presentava porte controvento e finestrini scorrevoli, e già dopo meno di un anno poteva contare su una variante di carrozzeria originale e rivoluzionaria, la Multipla. La nonna delle monovolume moderne diventerà subito la beniamina dei tassisti che ne apprezzeranno lo spazio per passeggeri e bagagli, ma alla Fiat erano già pronti alcuni aggiornamenti che verranno introdotti nel marzo 1957, sotto forma di nuovi gruppi ottici posteriori e finestrini tradizionali azionabili a manovella. Altri due anni e la potenza aumenta di 3 CV (a 24,5 in totale), si raggiungono i 100 km/h e tocca ai fari anteriori e agli indicatori di direzione essere rinnovati, anche se è con il 1960 che la 600 fa un grosso salto di qualità.
Con la “D” cresce la cilindrata. La 600 D vanta una cilindrata portata a 767 cm3 e, con 29 CV, la velocità massima è ora di 110 km/h mentre la novità più rilevante della seconda serie, introdotta nel 1964, sono le portiere con cerniere non più a vista e posizionate anteriormente. L’anno successivo arriva quella che verrà soprannominata “fanalona” a causa dei gruppi ottici anteriori di maggiori dimensioni che provengono dalla 850, entrata da non molto in commercio. In ossequio alle economie di scala, anche tetto e parabrezza sono in comune. Ritorna – come optional- anche il tetto apribile di tela caratteristico della primissima serie, ma la 600 con la fine del decennio termina la sua carriera, caratterizzata anche dalle amatissime versioni Abarth protagoniste di vittorie a ripetizione sui circuiti di tutto il mondo.
Successo internazionale. Se il successo si può misurare in numeri, quelli della 600 indicano un trionfo senza precedenti. In Italia si arriva a oltre 2 milioni e 600 mila esemplari, ma a livello internazionale la carriera prosegue anche negli anni 70, con la Seat che ne produrrà fino al 1973 oltre 800 mila unità, mentre in Argentina, Cile, Colombia e Uruguay si prosegue ulteriormente. Contando anche quelle prodotte in Austria, in Germania e in Jugoslavia (quest’ultime pesano per quasi un milione) si sfiorano in totale le 5 milioni di unità.