Fiat barchetta: il riscatto delle spider all’italiana - Ruoteclassiche
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22/03/2024 | di Andrea Paoletti
Fiat barchetta: il riscatto delle spider all’italiana
In un mercato diventato improvvisamente scoppiettante, anche la Fiat gioca la sua carta, sul tavolo delle piccole spider e, almeno in parte, non delude
22/03/2024 | di Andrea Paoletti

Difficile pensare, in un panorama automobilistico appiattito come quello di oggi, che negli anni 90 si potesse scegliere tra numerosi modelli sportivi e che le spider, vetture per loro natura destinate a una nicchia, vivessero un’epoca d’oro, con la sfida lanciata dalla Mazda che venne raccolta da numerose Case, tra le quali la Fiat, con la barchetta.

Spider all'italiana. Il successo della MX-5 era già diventato prorompente quando, a gennaio 1995, venne lanciata la barchetta, in minuscolo, come riportato sul cassetto portaoggetti, la spider all’italiana che si confrontava ad armi pari con la rivale nipponica sia per il prezzo, sia per le prestazioni, garantite da un quattro cilindri da 1.747 cm³, 16 valvole e 131 cavalli, buono per uno 0-100 in 8,7 secondi e 200 km/h di velocità massima. Dotato di variatore di fase che armonizzava il funzionamento tra bassi e alti regimi, il propulsore era molto elastico e, caso più unico che raro, rimarrà sostanzialmente invariato per tutta la vita del modello. Il vizio d’origine della spider Fiat però è quello che aveva fatto storcere il naso anche di fronte alla Lotus Elan, ovvero la presenza della trazione anteriore, per di più, in questo caso, inserita su un telaio derivato da quello della Punto, accorciato e adattato.

Citazioni d'autore. Le esigenze di contenere lato meccanica provocarono infatti una certa delusione, accentuata dal fatto che, dal punto di vista estetico, la barchetta non mancava certo di personalità, con il frontale caratterizzato dai fari carenati ispirati alle Ferrari, così come le luci sdoppiate annegate nella coda. Anche le maniglie delle portiere erano una pregevole citazione del patrimonio storico dell’automobilismo italiano, in quanto riprendevano quelle delle sportive anni 50, mentre l’abitacolo era piacevolmente moderno, ma con un’impostazione inequivocabilmente orientata a rievocare le spider degli anni 60.

Linea e meccanica. Insomma, sulla linea, opera del designer greco Andreas Zapatinas, l’apprezzamento era praticamente unanime, anche se, nella vista laterale, coda e muso risultano due elementi un po' a sé stanti. Meccanicamente, una volta digerita la parentela strettissima con la Punto - ma i vari rinforzi al telaio avevano portato a ottimi livelli di rigidità torsionale - la barchetta poteva fare affidamento su sospensioni a ruote indipendenti, con le anteriori di tipo MacPherson con barra stabilizzatrice e le posteriori a bracci longitudinali. Quattro freni a disco e ABS su richiesta completavano il corredo.

Auto da collezione. Prodotta per 11 anni, dal 1994 al 2005, con un restyling nel 2003 che si concentra su paraurti e gruppi ottici, la barchetta totalizza quasi 60.000 unità vendute, con numerose serie speciali, un po' come la sua eterna rivale MX-5, tra le quali spicca la Club Italia realizzata in soli sei esemplari numerati, con verniciatura bicolore verde-blu, cerchi di lega specifici e abitacolo in pelle beige. Con prezzi che vanno dagli 8.700 ai 15.000 euro, la barchetta è una perfetta instant classic per la stagione estiva, meglio se dell’iconico arancione aragosta, lo stesso della Lamborghini Miura.

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