Correva l’anno 1994 e Fiat presentava la variante sportiva della sua supermini, la Cinquecento Sporting: un’auto piccola, leggera, con il passo corto e un motore vivace: la ricetta perfetta per andare a caccia di curve.
A pronunciare quel nome, “Fiat Cinquecento”, tutti pensano immediatamente al mitico Cinquino degli anni del boom o alle citycar super trendy dei nostri giorni. Ma, negli anni 90, questa denominazione accompagnò un’utilitaria super compatta che, a ben vedere, a livello concettuale era molto più vicina alla gloriosa antenata di quanto possa esserlo la modaiola erede odierna.
Il suo stile geometrico non avrà l’appeal della 500 contemporanea ma, definito dall’architetto Ermanno Cressoni attraverso linee nette ed essenziali, esprimeva appieno la vocazione utilitaristica del modello. In virtù della sua semplicità, la Cinquecento sintetizzava la lunga tradizione Fiat nel segmento delle auto da città offrendo un abitacolo spazioso a fronte di dimensioni minime. A volte supermini non vuol dire soltanto commissioni e parcheggio facile, ma anche grande divertimento. Specialmente se al posteriore c’è una targhetta rossa con la scritta Sporting.
Agile e giocosa. La Fiat Cinquecento Sporting si affermò ben presto nella “wishlist” di molti giovani automobilisti cresciuti negli anni 90. Il motore era il collaudato 1.108 cc Fire, realizzato su nuove linee di assemblaggio robotizzate e si distingueva, tra le altre cose, per l’albero a camme in testa.
Lontana dall’approccio pragmatico del modello base “ED” con il bicilindrico da 704 cc e 31 CV, la Sporting poteva contare su una cavalleria di 54 CV: quanto bastava per farle superare i 150 km/h, mica pochi per un’auto così leggera. Le prestazioni brillanti si sommavano alle qualità, già note, delle altre versioni in gamma: praticità, bassi consumi e un prezzo molto accessibile.
I tratti distintivi. La Cinquecento Sporting si distingueva per i paraurti e gli specchietti in tinta con la carrozzeria oltre all’assetto leggermente più basso con pneumatici più larghi calzati su cerchi in lega da 13 pollici “Ventolino”, simili a quelli della Fiat Uno Turbo. Per sottolineare l’immagine grintosa del modello vennero montati dei distanziali da cinque millimetri (sull’asse anteriore) e i vetri atermici. Nell’abitacolo c’erano sedili più profilati e imbottiti, corredati da cinture di sicurezza rosse. Inoltre figurava un pratico tunnel porta oggetti. A differenza degli altri allestimenti, la Sporting era impreziosita dal volante rivestito in pelle e dal quadro strumenti inclusivo contagiri. Tra gli optional c’era il climatizzatore, di serie soltanto nella versione Suite. Come insegnano i numerosi proseliti della scuola del tuning, gran parte degli esemplari venne equipaggiato con autoradio e impianto stereo ad alta capacità.
Il Trofeo Cinquecento. Le buone doti dinamiche e la semplicità meccanica resero, ben presto, la Sporting come la “nave scuola” ideale per molti giovani con velleità sportive. Nacque così il Trofeo Fiat Cinquecento composto da una serie di gare tenutesi in diversi Paesi europei: Italia, Francia, Germania, Polonia e, in seguito, Danimarca, Spagna e Grecia. Il Trofeo prevedeva diverse classi dedicate ai principianti, agli under 21 e alle donne. Una settantina di partecipanti si dette battaglia durante la prima gara, nel 1993, alla due giorni del Mugello.
Al termine del Campionato, i migliori piloti di ogni Paese avrebbero dato prova delle loro abilità durante uno showdown di tre giorni. In palio c’era un montepremi a nove zeri e un biglietto d’ingresso al Rally di Montecarlo al volante di una Cinquecento preparata dalla Casa madre.
Pronto pista. Le Fiat Cinquecento Trofeo vennero realizzate a partire dalla normale “900”, poiché alla fine del 1992 la Sporting non era ancora stata commercializzata. Fiat realizzò un kit, acquistabile dai privati, per trasformare la vettura in una vera e propria auto da corsa dotata di rollbar, volante Sparco, sedili sportivi e sospensioni regolabili. Il motore, potenziato dai tecnici Abarth, era capace di erogare 65 CV, più che sufficienti per divertirsi considerato un peso piuma di appena 790 kg. A garantire la giusta aderenza ci pensavano i pneumatici Michelin montati su cerchi specifici, griffati Abarth. Specifico pure l’assetto, messo a punto dalla Bilstein.
Sebbene la Cinquecento Trofeo fosse stata pensata per correre nel monomarca Fiat, ciò non impedì ai proprietari di iscrivere le auto in altre competizioni. Le Trofeo si cimentarono, ad esempio, in alcune gare del Campionato del Mondo di Rally. Nel 1995, il lancio della Fiat Cinquecento Sporting diede il via allo sviluppo di una variante più potente della Trofeo, per competere nei rally del “Gruppo A” ed equipaggiata con il motore da 1,1 litri da 105 CV.
L’importante è divertirsi. Nel 1998 l’eredità della mansueta supermini venne raccolta dalla Fiat Seicento e, allo stesso modo, ci fu un felice passaggio di consegne tra la Cinquecento e la Seicento Sporting. Anche quest’ultima si guadagnò una certa notorietà in ambito agonistico, a partire dal debutto nel Gruppo con il Challenge Fiat Seicento “Rally delle Regioni”.
Tutt’oggi le Cinquecento Sporting rimangono youngtimer molto gettonate, specialmente per chi vuole iniziare a respirare l’aria delle corse o per chi ha voglia, semplicemente di quel divertimento sano ed essenziale, che solo le auto piccole possono regalare.