Henry Ford era nato nella contea di Wayne, nello Stato del Michigan, il 18 luglio del 1863. Cresciuto nell’ambiente tranquillo e benestante di una ricca fattoria, aveva fin dalla tenera età dimostrato di essere uno spirito curioso e intraprendente, affascinato, soprattutto dalle materie meccaniche. A 12 anni costruì (da solo) il suo primo motore a vapore e a quindici, lasciata la tranquillità familiare, si trasferì nella grande Detroit per iniziare a lavorare come apprendista meccanico.
Clima d'innovazione. Nel clima frizzante e frenetico della metropoli americana Ford poté respirare tutta l’energia di un’atmosfera speciale, fortemente orientata all’innovazione, che seppe filtrare e arricchire con il proprio talento creativo. Si può dire che il suo interesse per tutto quanto costituisse “invenzione” fosse merito, del resto, anche della moglie Clara Bryant, sposata a 24 anni e che con forza, si racconta, sempre appoggiò e incoraggiò i suoi progetti. Non a caso, la vigilia di Natale del 1893, Ford fece funzionare per la prima volta nella cucina di casa il prototipo di un motore a combustione. Questa piccola armonia di ingranaggi meccanici altro non era che il cuore della prima automobile che lui stesso, all’epoca, progettava già da tempo di produrre. Il che avvenne il 4 giugno 1896 quando, a bordo della sua prima automobile, uscì da una specie di locale cantina della propria abitazione sfondando una parete.
La "strada giusta". La consapevolezza di essere sulla “strada giusta” gli venne verso fine anno dal famoso Thomas Edison, che a un meeting con gli impiegati della Edison Illuminating Company, volle conoscere il giovane inventore di Detroit per rivolgergli i propri complimenti. In quegli anni, fine del XIX secolo, si contavano in tutto il territorio degli Stati Uniti una trentina di costruttori automobilistici, con una produzione annuale complessiva di circa 2500 veicoli l’anno. Dopo una breve esperienza con la Detroit Automobile Co. (che gli offrì una partecipazione societaria e un ruolo dirigenziale ma il neonato marchio non produsse mai nemmeno un’automobile) Henry Ford continuò a perseguire il suo progetto di diventare un costruttore andando pure ad allargarsi al mondo delle competizioni costruendo in autonomia un paio di auto da corsa. Una di queste fu schierata in una corsa organizzata contro Alexander Winton, all’epoca importante industriale dell’auto dell’Ohio.
Nasce la Ford Motor Company. Ford colse un insperato successo, che lo pose all’attenzione dell’industriale del carbone Alexander Malcomson. Questi gli propose di entrare in affari con lui e insieme fondarono la Ford Motor Company, creata nel 1903 con l’obbiettivo di scendere in campo nel business della produzione automobilistica avvalendosi del supporto di una dozzina di investitori, a cui si unirono ulteriori figure di sostegno. Come, per esempio, i fratelli Dodge, che avrebbero contribuito con la fornitura di motori. Il 23 luglio successivo nacque il primo esemplare della Model A, il modello che inaugurava l’attività della nuova azienda. E A fine anno questa contava già oltre centoventi dipendenti, con un a produzione suddivisa in tre modelli. L’organizzazione della produzione prevedeva l’acquisto della maggior parte dei componenti per la produzione di auto: squadre di meccanici lavoravano organizzati in stazioni di lavoro, assemblando tutte le parti necessarie fino a che la vettura venisse ultimata. Le automobili prodotte dalla Ford Motor Company erano costose, un risultato che piaceva molto agli azionisti ma non a Henry Ford (diventato azionista di maggioranza in seguito al tentativo di Malcomson di iniziare una nuova avventura in proprio; il progetto fallì e fu costretto a cedere tutte le sue partecipazioni in Ford Motor Company), il quale, anzi, nel 1907 attuò una riduzione della produzione, mossa che coincise con il famoso Panico dei Banchieri di quel periodo e che fu, probabilmente, determinante per salvare l’azienda.
Obiettivo, prezzi bassi. La strategia di Ford era semplice: poiché, pensava, i prezzi elevati rallentano l’espansione del mercato, nel 1906 introdusse la Model K, un modello più economico, e dopo poco la Model N, proposta a prezzo ancora più contenuto. E’ pur vero che l’accoglienza di quest’auto da parte del pubblico fu solo tiepida ma, in realtà, Ford era già allora proiettato in avanti, verso la macchina “definitiva” che si immaginava di costruire. “Costruirò un’automobile per la massa”, disse. Sarà abbastanza spaziosa per tutta la famiglia ma sufficientemente compatta anche per il singolo. E si trattava di una dichiarazione senza mezzi termini rivoluzionaria in un contesto in cui l’automobile era ancora percepita come un prodotto di lusso, costruito da mani essenzialmente artigianali. Lui, in realtà, pensava al mezzo a quattro ruote come a una merce, come “fosse uno spillo uguale a un altro spillo quando esce dalla fabbrica o a un fiammifero uguale a un altro fiammifero”. Gli studi preparatori della nuova automobile durarono ancora un paio di anni. Particolare attenzione fu dedicata allo studio dei materiali; su questo tema specifico fu sperimentato e scelto un acciaio particolare, il cosiddetto “acciaio francese” composto da una certa percentuale di Vanadio.
il 1° ottobre 1908 l'arrivo sul mercato. Il 12 agosto 1908 il primo esemplare della Ford T usciva ufficialmente dalla catena di montaggio dello stabililmento produttivo di Pichette Avenue a Detroit. Fu necessario tuttavia aspettare il 1 ottobre perché la macchina fosse ufficialmente presentata al pubblico e proposta al prezzo di 825 dollari (all’epoca pari a uno stipendio di due mesi e mezzo di un impiegato americano medio). A quel prezzo ci si garantiva l’accesso a un’auto robusta e versatile, con un piccolo motore 4 cilindri da 20 Cv e che garantiva una velocità massima di 72 km/h. E con una caratteristica particolare: si poteva avere esclusivamente in colore nero.
Un record in crescendo. Nel primo anno di commercializzazione furono venduti circa 10.000 esemplari, un record assoluto per un’automobile. Il successo di vendita si dovette soprattutto alle attività promozionali: dalle Ford Clinic a New York con meccanici in smoking alle esibizioni della T nei rodeo in tutta la confederazione. Nel 1909, peraltro, il magnate Robert Guggenheim sponsorizzò una gara da New York a Seattle. Le uniche due vetture superstiti tra tutti i partecipati furono proprio due Ford T, circostanza che raccolse il grande entusiasmo di Guggenheim, che in quell’occasione non mancò di elogiare “Tin Lizzie”. Tra l’altro dichiarò che “Mr. Ford ha la soluzione per l’automobile popolare.”
L'industrializzazione che fece scuola. Nelle prime fasi di produzione lo stabilimento di Pichette Avenue non differiva dagli altri impianti di produzione automobilistica disseminati negli Stati Uniti. Ma con la crescita della domanda il metodo di costruzione delle Model T divenne progressivamente sempre meno adatto ai ritmi richiesti. Henry Ford capì che erano necessarie due soluzioni: non solo un nuovo impianto produttivo ma anche un nuovo modo di produrre le Model T. Su queste premesse, nel 1910 fu inaugurata a Detroit il nuovo edificio di Highland Park, progettato dal famoso architetto dell’epoca Albert Khan. L’impianto si caratterizzava per dimensioni imponenti; il suo design d’avanguardia produsse commenti entusiastici anche da parte dello stesso Industriale Rockfeller le cui raffinerie erano, all’epoca, considerate lo stato dell’arte. La produzione era organizzata su tre piani, con il quarto lasciato agli uffici. Dall’inaugurazione si assistette, con ritmo pressoché annuale, al raddoppio dei ritmi di produzione, passando dalle 19.000 unità del 1910 alle oltre 78.000 del 1912.
Automobile per tutti (o quasi). L’obbiettivo di rendere la Ford T un’automobile sempre più popolare e accessibile fu progressivamente perseguito: nel 1912, infatti, questo calò a 575 dollari. La strategia di Ford prevedeva l’erosione sistematica dei profitti di ogni esemplare venduto pur di incrementare le vendite. Infatti nel 1914 Ford guadagnava solo 99 dollari per unità venduta ma quell’anno i profitti crebbero fino all’inverosimile cifra di 25 milioni di dollari, che significava una quota di mercato smisurata: in pratica il 48% delle auto vendute nel mondo erano Ford T. Nel 1910 Ford aveva iniziato l’utilizzo del sistema di produzione in catena di montaggio movimento. Si trattò di una filosofia sottoposta a sperimentazione continua per tutto il ciclo di vita della vettura, durato fino al 1927. Ford e i suoi collaboratori sperimentarono senza sosta ogni possibile metodo per l’aumento della produttività. L’idea, in particolare, venne a Ford durante un viaggio a Chicago e fu ispirata dai processi di lavorazione della carne che avvenivano nei grandi macelli cittadini.
La catena di montaggio. Secondo il suo processo di produzione era fondamentale che le tutte le parti (spesso prodotte in sotto catene di montaggio) entrassero in modo organico e progressivo all’interno del processo; il timing era essenziale: un intoppo poteva rallentare tutte le fasi successive. Attraverso continui miglioramenti si arrivò al gennaio 1914 e al controllo di tutto il sistema da una unica stazione che portava il telaio della Ford T in movimento alle varie stazioni dinanzi ai tecnici (fermi al loro posto) i quali assemblavano le varie parti. Il telaio, poi, proseguiva nel suo percorso andando a definire l’automobile progressivamente in tutte le sue parti costituenti. Nel 1914, 13.000 dipendenti produssero oltre 260.000 esemplari della Model T. Iniziarono però le critiche poi l’eccessiva frammentazione del processo produttivo: si delineavano fasi di lavoro fortemente ripetitive e meccaniche. I tecnici diventavano dei robot, per i quali non era necessaria alcuna preparazione tecnica per essere in grado di svolgere quelle semplici e stressanti mansioni e, soprattutto, pagati con un salario mediocre.
Benefit e bonus per gli operai. L’azienda introdusse bonus, benefit e svariati servizi per e famiglie dei dipendenti ma il malcontento rimase. Così il 5 gennaio 1914 Ford annunciò un salario minimo di 5 dollari per una giornata lavorativa di otto ore. Questa iniziativa gli valse la grande riconoscenza dei lavoratori (che videro in lui un socialista illuminato) laddove i colleghi imprenditori lo criticavano affermando che egli stesse così scommettendo, letteralmente, sul fallimento della sua azienda. Invece dall’alto della sua lungimiranza, Ford affermava che “se paghi bene i tuoi dipendenti a allora puoi parlare con loro”. Il risultato fu che nel biennio 1914-16, i profitti della Ford raddoppiarono da 30 a 60 milioni di dollari. Il 10 dicembre 1915 fu sfornato” il milionesimo esemplare della Model T. Fu un traguardo epocale ma, sui giornali dell’epoca, la notizia non riscosse alcun interesse. Anzi: la Casa Madre stessa non cavalcò l’onda della notizia quasi nemmeno si fosse resa conto quale successo era stato raggiunto.
La quota di mercato. All’inizio degli Anni 20 Ford deteneva una quota di mercato del 60% e l’unica preoccupazione di Henry Ford era quella di riuscire a costrirne abbastanza. Il 5 maggio 1921 fu prodotto l’esemplare numero cinque milioni. Dopo aver acquisito il marchio Lincoln il genio americano si dedicò alla costruzione di un nuovo stabilimento a River Rouge, vicino Detroit. In un’area di 60.000 acri nacque un impianto con propria centrale elettrica, fonderie, capace di produrre le Ford T direttamente dalla materia prima. Frattanto la produzione continuava e aumentava: il 4 giugno 1924 fu prodotto l’esemplare numero 10 milioni, un risultato straordinario ma che non poteva comunque esimersi dal confronto con il mercato e con la forte crescita del Gruppo General Motors, la cui concorrenza era in costante crescita, soprattutto per effetto delle economiche Chevrolet, capaci di offrire un catalogo accessori decisamente di qualità superiore rispetto alla Ford T. In questo scenario, nonostante il prezzo di una Tin Lizzie fosse ormai sceso a 290 dollari la clientela iniziava a chiedere un una nuova automobile, che fosse in grado di sostituire degnamente la T.
15 milioni di Ford T prodotte. Il 15 maggio del 1927 la produzione della Model T raggiunse lo sbalorditivo traguardo di 15 milioni di esemplari. Quindici giorni dopo, il 31 maggio l’ultimo esemplare uscì dalla catena di montaggio, il numero 15.007.003.Il tempo necessario per l’assemblaggio di una macchina era sceso da dodici ore degli inizi del business a quaranta secondi. Nel successivo mese di ottobre, il giorno 27, iniziò la costruzione della vettura che raccolse la sua eredità: la Ford A.