“Tutta rossa fiammante una cabriolet, sarà pure infantile l’amo dal ’73… oh sì!”. E allora cosa sta aspettando a comprarsela?
Dopo il Comandante Che, in “Mercedes Benz” del 2005 Loredana Berté – con la correità di Asia Argento – è tornata a omaggiare un’altra delle icone pop del 1968. Stavolta tocca a Janis Joplin, la più nera delle cantanti rock bianche, che alla Mercedes Benz aveva intitolato una canzone così bellissima e strappacuore che neppure Porsche o Ferrari si sono sentite dedicare.
Tant’è che la stessa Mercedes ne acquistò i diritti nel 1990 per utilizzarla in alcuni dei suoi spot pubblicitari. Invece il video della canzone “liberamente ispirata a” è tratto dal DVD LoredAsia, una coppia esplosiva di donne a pedale libero che – in mancanza di altre idee – costruiscono un piano rialzato di citazioni abusive fuggendo nella Pianura Padana come Thelma e Louise. La terza protagonista è la Mercedes 190 SL rossa fiammante, che non è del ’73, ma di molti anni prima: quando uscì nel 1955, si guadagnò subito una certa popolarità fra le signore.
Purtroppo qui casca male, perché una cantava “Non sono una signora”, l’altra è tutta una smorfia, un gestaccio volgare e una lingua fuori come neanche nelle foto della gita di prima media. Nei cinque interminabili minuti di tortura lungo le strade di Torre d’Isola, la povera Mercedes riesce anche a rimediare anche un calcio sul cerchione. In quel magma confuso di denti, mani, occhiali da sole e strofe graffiate che si agita dietro il parabrezza, l’unico vero motivo di guardarsi il video fino alla fine è per conoscere la sorte della povera decappottabile: sopravviverà al trattamento LoredAsia, o le esigenze drammaturgiche di “Mercedes Benz” avranno la meglio, come già per Thelma e Louise nel canyon? Zero spoiler: poi però la Berté non vada a lamentarsi come mai tutti quanti i suoi amici guidano le Porsche, oh yes, mentre lei non ha niente, oh Signore, niente oh no!
Paolo Sormani