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Buon compleanno, Drago!

E sono 85. Auguri di tutto cuore Sandro! Mi volto indietro e di anni ne conto ben 53 da quell’alba del 28 gennaio 1972 quando sgomitai non poco tra la folla nella speranza di ottenere un autografo da Sandro Munari, fresco vincitore del Rally di Monte-Carlo insieme all’indimenticato Mario Mannucci, a bordo della Lancia Fulvia HF numero 14.

Irraggiungibile

Era impossibile avvicinarlo. Con il tempo però sono arrivato persino a gareggiare come avversario del grande Sandro Munari, al quale non solo sono riuscito a dare del tu, ma anche a scherzare, nonostante il suo carattere riservato. Sandro Munari, un pilota completo. Già, perché era al top sia per i suoi exploit “stradaioli” con la guida funambolica nei rally su asfalto, terra e neve sia per quelli nelle competizioni di velocità, e non solo in pista, in cui era richiesta la massima precisione. Non per nulla lo hanno soprannominato Drago per le sue capacità di guida, notorietà accresciuta dal fatto di essere stato il primo italiano ad aggiudicarsi la Coppa FIA piloti nel 1977, al volante di una Lancia Stratos.

Dammi 300 CV

Già, la Stratos: durante la fase iniziale dello sviluppo del prototipo (1970), Sandro Munari chiese a Cesare Fiorio, direttore sportivo Lancia Corse, di montare un motore che avesse almeno 300 cavalli. “Sandro, ma cosa te ne fai di tutta quella potenza?”, chiese Fiorio. “Tu dammeli. Al resto ci penso io!”, rispose il campione veneto. All’impegnativo Rac ’74, per ordini di scuderia, il Drago, invece di frustare la Stratos, la accarezzò terminando il rally inglese al terzo posto. Festeggiamenti e grandi complimenti. Dopo l’arrivo, Sandro strinse la mano al suo navigatore Piero Sodano e disse: “Ma perché sostengono che siamo stati bravissimi? Non abbiamo mica vinto!”

Fuga dalla Corsica

E come non ricordare il Tour de Corse ’69, quando, in piena notte, la sua Lancia Fulvia F&M Special andò in testacoda durante una prova speciale. Al termine dei giri di valzer, Munari chiese al navigatore Davenport se fossero nella giusta direzione o se la vettura fosse orientata in senso contrario al senso di marcia. Anche Davenport non se ne rese conto e disse: “Sandro, non lo so, aspettiamo che passi l’auto che ci segue, non possiamo rischiare di fare un frontale”. Ma Munari non volle perdere altro tempo e ripartì in quella che si rivelò poi essere la giusta direzione. Per Davenport, tuttavia, quella fu un’esperienza terrificante, che lo portò a rifiutarsi di leggere le note e poi addirittura a tentare la fuga. Ecco, il Drago!

Simbolo fedele

Sandro Munari ha fatto capire che cosa significhi la fedeltà alla marca, l’onestà, la rettitudine verso i compagni di squadra e verso il prossimo. Ha insegnato a superare i momenti difficili, a combattere strenuamente per il risultato finale qualunque esso sia, insomma, a crederci fino in fondo. Tanti auguri, Sandro, fiero della tua vera e sincera amicizia. Un forte abbraccio, Campione.

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