Del 95° compleanno di Pininfarina si è già detto molto, ma l’occasione del Gran Premio d’Italia del 5-7 settembre 2025 dà l’opportunità di raccontare un legame meno conosciuto tra una delle più importanti eccellenze nostrane del design e l’iconico tracciato di Monza. In particolare con una mostra ospitata dall’Automobile Club Milano che, tra la propria sede istituzionale in corso Venezia nel centro cittadino e la Club House aperta lo scorso anno all'interno dell'autodromo brianzolo, esplora il ruolo sempre più importante di Pininfarina nel concepire i trofei che vengono assegnati ai piloti, i quali hanno ancora un forte valore emotivo nonostante la moderna celebrazione della vittoria passi più spesso per il canale delle immagini e degli attimi immortalati sui social network.
Un rapporto di lunga data
Sebbene la frequentazione ufficiale tra Pininfarina e il circus iridato della F1 sia relativamente recente e solo negli ultimi anni abbia portato a un accostamento dei due marchi per quanto attiene i trofei, in realtà bisogna scavare un po’ più indietro nel tempo. Addirittura al primo vero mondiale, che fu vinto nel 1950 da Nino Farina (nipote del futuro patron Giovan Battista “Pinin” Farina) a bordo di un’Alfa Romeo 158. Anche il suo primo trofeo, ancorché scollegato dalla parabola dell’azienda Pininfarina, viene esposto alla mostra dell’Automobile Club Milano a ulteriore testimonianza di quanto ancor oggi la Formula 1, e in particolar modo il Gran Premio d’Italia, siano un patrimonio collettivo da tramandare e di quale sia l’impegno di Aci nel preservare la tappa brianzola della F1 anche per gli anni a venire.
La vettura che non corse mai
Ma il rapporto tra Formula 1 e Pininfarina va oltre, fino a una monoposto: la curiosa Sigma. Un prototipo che ha precorso i tempi e ha rivoluzionato il concetto di sicurezza in Formula 1, presentata al Salone di Ginevra del 1969. La F1 Sigma era una concept, come tante altre dell’atelier di Cambiano, mai destinata a gareggiare e creata per dimostrare come la sicurezza potesse diventare elemento centrale nella progettazione di una monoposto. Progettata da Paolo Martin e basata sulla meccanica di una Ferrari 312 F1, la Sigma aveva caratteristiche rivoluzionarie per l'epoca che in molti casi sono diventate standard nella F1 di oggi. Un esercizio di stile destinato a rimaner tale, perché come ricordava Sergio Pininfarina le auto da corsa devono essere vincenti prima che belle e nel DNA di Pininfarina non ci sarebbe mai stato posto per un’auto su cui sacrificare l’estetica al medagliere.