Gran Premio di Germania 1974 il capolavoro di Regazzoni - Ruoteclassiche
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04/08/2024 | di Andrea Stassano
Gran Premio di Germania 1974 il capolavoro di Regazzoni
Cinquanta anni fa esatti il popolare campione ticinese vinceva la sua gara più bella, sulla pista più difficile. Incredibile il racconto della corsa, in cui a un certo punto tutti rallentano per la pioggia. Ma non Clay…
04/08/2024 | di Andrea Stassano

Nürburgring, 4 agosto 1974, G.P. di Germania. Sulla pista più ostica e pericolosa del calendario, ci si gioca una buona fetta del mondiale di F.1. Un tracciato in cui non si bara: o si ha coraggio e piede pesante, o pure quelli bravi tornano a casa a mani vuote. La pista che ha incoronato i più grandi piloti sin dagli anni 30, quel giorno di mezzo secolo fa esatto ne celebra uno rimasto nel cuore degli appassionati: Clay Regazzoni, che coglie sul tracciato più difficile, la sua vittoria più bella.

Ferrarista Doc. Ticinese, classe 1939, Clay è il pilota che ha vinto un G.P. d’Italia con la Ferrari all’esordio in F.1, e nel 1974 si sta giocando la prima - e purtroppo unica - chance di diventare campione del mondo. Regazzoni, il compagno Niki Lauda al Cavallino, Jody Scheckter (Tyrrell), Carlos Reutemann (Brabham), Emerson Fittipaldi (McLaren): sono loro i protagonisti di quel giorno al “Ring”. Vediamo come è andata.

Prologo in Rosso. Nelle prove del venerdì emergono già le Ferrari 312 B3, con Lauda davanti a “Rega” di appena tre decimi di secondo. Meno di un battito di ciglia, quando la pista è lunga 22,835 metri, quattro volte Monza. Gli altri sono molto staccati e non riescono ad avvicinare i ferraristi neppure il sabato (tranne Emerson Fittipaldi). Curiosità: durante i test di pneumatici precedenti il gran premio di Germania, Lauda è l’unico pilota a scendere sotto il muro dei sette minuti: 6’58”2. È la prima volta che accade sulla Nordschleife, e il tempo verrà quasi ripetuto, sempre dall’austriaco, in 6’58”6, nelle qualifiche del G.P. tedesco nell'edizione del 1975.

Via! Si arriva alla gara, 14 giri, con due 312 B3 in prima fila. Sono 300 mila gli spettatori all’Eifel: non rimarranno delusi. Il cielo minaccia acqua, tanto che gli organizzatori fanno sapere che se pioverà prima del quarto giro, interromperanno la corsa. Ma non accade. Tutto fila liscio, o quasi. Al via Regazzoni scatta bene e va in testa, complice un’esitazione di Lauda, che fa calare di giri il suo 12 cilindri e si fa infilare anche da Scheckter. L'austriaco, però, non vuole lasciarli andar via, così tenta subito un attacco a gomme fredde alla curva a sinistra in fondo al rettilineo di ritorno, dietro i box. Gli va male. La sua Ferrari si scompone, urta la Tyrrell di Scheckter e finisce contro il guardrail. Gara finita, incavolatura a mille: ma sarà uno dei pochi errori in carriera di Niki. Anche Fittipaldi, rivale di Clay in campionato, si ritira presto per cedimento della sospensione.

La “11” al top. Clay è in testa. E regola la corsa a suo piacimento. Lo dice la tabella dei distacchi: al secondo giro il ticinese ha cinque secondi di vantaggio sul sudafricano, al terzo 7,5, al quarto 12. Se ne sta andando via - al “Ring” - come solo i campionissimi sanno fare. Infatti, Scheckter capisce l’antifona e tira i remi in barca, seguito come un’ombra da Reutemann. Al quinto giro Rega ha già 16,5 secondi sul sudafricano. Poi, la cronaca diventa leggenda. Piove nella parte sud del circuito, per una decina di chilometri: tutti rallentano, ma non Clay, il quale ammette candidamente che, sì, era umido, ha fatto pure un paio di sbandate... Sarà, ma sono gli altri a non tenere il suo passo. Risultato, al 6° giro il distacco è raddoppiato: 33 secondi! Sfiorando il giro più veloce della corsa… Non c’è storia, Clay affronta le temibili curve cieche del circuito tedesco con la sicurezza di un Rosemeyer, di un Ascari, di uno Stewart. Al traguardo avrà quasi 51 secondi di vantaggio su Scheckter e un minuto e 23 su Reutemann. Stop.

Festa e dedica. Clay festeggia dopo la gara e spiega che la macchina è andata benissimo, più di telaio - la 312 B3 è la monoposto della rinascita per il Cavallino - che di motore (potenza, 495 CV a 12.600 giri), sostituito dopo le ultime prove e che ha reso 400 giri in meno del solito. Meno male... Qui, però, la potenza non c’entra: contano solo il piede destro di Clay e la sua guida generosa, coinvolgente. La dedica della vittoria? A se stesso, perché non vince da quattro anni, proprio dal G.P. d’Italia 1970. In Germania la sua corsa al campionato 1974 sembra ben avviata, invece, sappiamo tutti com’è andata poi a Watkins Glen: un calvario per Regazzoni, e ad aggiudicarsi il titolo è Fittipaldi. Rega perde così l’unica occasione di vincere in F.1, e non per colpa sua. Ma questo non toglie nulla agli occhi di chi l’ha sempre considerato il proprio campione.

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