Il Motorstudio Hyundai di Busan nei giorni scorsi ha presentato una nuova showcar che reinterpreta il passato della Casa coreana: l’ammiraglia Grandeur, proposta in veste di restomod con propulsore elettrico.
A metà anni 80 la Hyundai era un’azienda automobilistica molto giovane: nel 1975 commercializzò la compatta Pony, con disegno di Giorgetto Giugiaro e, dal 1978, produsse la Granada su licenza della Ford.
Con la nuova Grandeur Hyundai si assicurò l’ingresso nel segmento delle berline di prestigio portando al debutto un modello più moderno. Il nome “Grandeur” alludeva alle rinnovate velleità della Casa, per proporre un’auto di segmento superiore in grado di rappresentare al meglio la Nazione in vista delle Olimpiadi di Seoul del 1988. Presentata nel 1986, la nuova ammiraglia derivava dalla giapponese Mitsubishi Debonair e ne condivideva le volumetrie squadrate, il pianale e la meccanica. Quest’ultima caratterizzata dall’arrangiamento “tutto avanti”, con motore e trazione anteriori.
Oggi questo modello rivive con una showcar realizzata a partire dalla Grandeur originale, rivisitata nelle grafiche della fanaleria e negli interni, che reinterpretano le linee anni 80 con il tocco hi-tech dei giorni nostri. Ma soprattutto è spinta da un cuore nuovo, a emissioni zero. Prima di scoprire la “Grandeur Heritage” facciamo un balzo nel passato, per scoprire la storia del modello originale praticamente sconosciuto in Italia.
Grandeur alla coreana. L’immagine importante della Hyundai Grandeur era sottolineata innanzitutto da una lunghezza prossima ai cinque metri (4,87 m) e con la sua configurazione a tre volumi e quattro porte rispecchiava i canoni più classici dell’ammiraglia. La linea era molto semplice, spigolosa, come gran parte delle vetture coeve e impreziosita da molti particolari cromati. L’abitacolo, assemblato con la componentistica fornita dalla Mitsubishi, si caratterizzava per la cura delle finiture interne.
Tutto ciò contribuì alla buona nomea della Grandeur, accolta calorosamente dalla stampa asiatica che la mise a confronto con modelli giapponesi, ampiamente apprezzati come la Honda Legend, la Mazda Luce, le Nissan Cedric e Gloria oltre alla sempiterna Toyota Crown. Nel Paese del Sol Levante la Grandeur venne proposta come modello d’ingresso dell’alto di gamma Mitsubishi, con la nomenclatura “Debonair V. In breve tempo, la Hyundai Grandeur divenne l’auto di grandi dimensioni più venduta in Corea del Sud, tenendo fede alle prerogative iniziali.
Evoluzione della specie. Originariamente, la Grandeur venne proposta nell’unica motorizzazione due litri con cambio manuale, a cui si aggiunsero poco dopo un 2,4 litri e un tre litri V6 accompagnati dalla trasmissione automatica: un must sulle auto di prestigio, la cui conduzione nelle tentacolari metropoli asiatiche era spesso demandata allo chauffeur. Con il restyling di mezza età, nel 1989, venne modificata la fanaleria posteriore mentre, dal 1991, la Grandeur venne proposta con ABS. Per la trasmissione si poteva scegliere tra il cambio manuale a cinque marce o l’automatico a quattro.
Tuttavia, per non intralciare le vendite della sorella giapponese, la Grandeur venne commercializzata solo in alcuni Paesi e dopo sei anni di permanenza sui listini, uscì di scena nel 1992, totalizzando oltre 120.000 unità prodotte. La Grandeur, accompagnando la continua crescita del marchio, è giunta oggi alla sua sesta generazione trovando particolare apprezzamento sul mercato interno e in quello americano.
Il restomod. La Grandeur EV Heritage è l’ultimo progetto del Motorstudio di Busan, uno dei centri di Advanced Design Hyundai. La Casa non ha fornito dettagli sul nuovo powertrain elettrico scelto per questo esemplare unico: nel comunicato viene solo citata la presenza di una propulsione a zero emissioni.
Come già avvenuto per la concept “Pony EV” svelata nei mesi scorsi, partendo dalle linee compassate e spigolose del modello anni 80, i designer si sono cimentati in un restomod, in cui troviamo elementi ispirati alla recente Ioniq 5 e all’attuale family feeling del marchio coreano. Ecco quindi i caratteristici gruppi ottici “Pixel Led” o le finiture satinate in luogo di quelle cromate. La mascherina è in alluminio spazzolato e presenta una nuova trama. I paraurti, così come gli altri particolari, hanno forme semplificate e stilizzate per evocare le linee e le volumetrie della Grandeur del 1986 con uno stile contemporaneo, ripreso anche sui cerchi in lega, privi di aperture.
Interni lounge. Gli stilisti hanno dato maggior sfogo alla loro creatività nel design degli interni: nell’abitacolo i sedili e la plancia sono del tutto inediti. La plancia integra tre display: due orizzontali, per strumentazione e infotainment a cui si aggiunge uno verticale per i comandi secondari. La leva del cambio s’ispira alle cloche nautiche e dell’aviazione. Il volante, multifunzione, ospita alcuni comandi del sistema multimediale mentre i tasti degli alzacristalli, integrati in pannelli di alluminio, sono a sfioramento.
L’abitacolo di stampo minimale evoca suggestioni da lounge bar di classe e la sua spettacolarità è esaltata dai led color ambra e da una profusione di velluto rosso scuro: un richiamo ai rivestimenti in voga sulle auto di lusso anni 80, qui abbinato ad alcune peculiari sezioni in pelle e a particolari in alluminio spazzolato.