Le prime auto coreane che oggi sono già storiche - Ruoteclassiche
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28/02/2020 | di Paolo Sormani
Le prime auto coreane che oggi sono già storiche
Vi raccontiamo la storia e l'evoluzione delle auto coreane dagli anni '70 a oggi.
28/02/2020 | di Paolo Sormani

In Corea del Sud guardano così avanti, che nessuno pensa più o si ricorda dei primi vagiti dell’industria auto nazionale. Tutto cominciò da un clone artigianale della jeep Willys, seguite dalle Fiat 124 e dalla Ford Cortina costruite su licenza. La prima progettata in Corea fu la Hyundai Pony del 1975.

Al prossimo Salone di Ginevra, Hyundai e la consociata Kia presenteranno l’ICT Connected Shift, il sistema di trasmissione che consente di cambiare automaticamente la marcia in base alle condizioni della strada e del traffico. La tecnologia sfrutta la potenza della rete 5G e connette idealmente le auto a Samsung, l’altro gigante coreano del settore hi-tech. A Seul si guarda sempre avanti mettendo l’accento sul futuro, ma quanti di voi sanno o si ricordano delle prime auto made in Korea?

Dalla Jeep alla Fiat 124. L’industria automobilistica del Paese asiatico è relativamente giovane. Tutto cominciò dopo la Guerra di Corea, nel 1955, con una jeep militare basata sull’americana Willys. Si chiamava Sibal ed era costruita in loco dalla Hanja sfruttando parti d’importazione e una carrozzeria ricavata dalle lamiere dei fusti d’olio riciclati. Il vero successo per la prima auto assemblata in Corea arrivò quando fu civilizzata in formato taxi, tanto da restare in produzione fino al 1963. L’anno prima il governo aveva impresso la svolta che avrebbe costituito le basi dell’industria nazionale. L’Automobile Industry Protection Act aveva… “invitato” i marchi stranieri a produrre in loco su licenza esclusivamente attraverso la partnership con le aziende coreane. La più rapida a cogliere l’occasione fu la Asia Motors (poi acquisita dalla Kia Motor Company), ma si dovette aspettare il 1970 per la sua prima vettura: la 124 su licenza Fiat, costruita in 6.775 esemplari fino al 1973 con motorizzazione 1.2 benzina da 65 cavalli. È interessante notare che un terzo dei componenti meccanici fu riprogettato dagli ingegneri coreani per andare incontro alle preferenze della clientela nazionale. Nel frattempo si era data da fare anche la Hyundai, che nel 1968 aveva cominciato ad assemblare le Ford Cortina, grazie alle parti provenienti dalla filiale inglese. Seguì la Taunus 20M, di enorme successo.

Sonata, Lanos e Sephia. Si discute sull’attribuzione di prima, vera auto coreana alla Hyundai Pony presentata al Salone di Torino del 1974. È vero, fu progettata in Corea, ma ancora con la "longa manus" del design torinese (Giorgetto Giugiaro) e il propulsore giapponese Mitsubishi. Una curiosità: il prototipo Pony Coupé realizzato in parallelo porterà la Italdesign alla DeLorean DMC12. Forse è più emblematica della produzione nazionale la seconda serie della Sonata del 1991, sempre disegnata da Giugiaro e motorizzata Mitsubishi. Prima di entrare definitivamente nell’orbita GM e dopo le consuete produzioni su licenza, la divisione auto del colosso Daewoo presentò nel 1997 la “sua” Lanos, disegnata ancora dalla Italdesign (che avrebbe firmato diverse bestseller coreane, compresa la Matiz) nelle versioni a tre, quattro e cinque porte. L’anno dopo seguirono la Nubira e la Leganza, le prime auto costruite nel nuovo stabilimento di Kunsan a sfoggiare la caratteristica griglia “a ventaglio” in tre parti. Già, e la Kia? Nel 1973 aveva inaugurato il primo impianto integrato di Sohari per costruire in serie la piccola Brisa, cioè la Mazda Familia rimarchiata, il cui successo proseguì fino al 1981. Nel frattempo, dopo aver acquisito la Asia Motors nel ’76, continuava ad assemblare su licenza un’altra ammiraglia Fiat, la 132, oltre alla Peugeot 604. La prima Kia disegnata e progettata in casa fu la Sephia del 1992, arrivata poco dopo la Hyundai Sonata seconda serie. Con quest’ultima condivideva il segmento della berlina compatta e il tipico (e spartano) design stondato di quegli anni.

Il rinoceronte SsangYong. Alla lettera il marchio significa “due dragoni”, ma la prima SsangYong autoctona significa rinoceronte in coreano. La Musso del 1993 è un SUV compatto frutto della collaborazione fra la Casa coreana e la Daimler-Benz. Le motorizzazioni erano infatti il 4 cilindri 2.3 M111, i 6 in linea 2.8 e 3.2 benzina M104 e il 2.9 litri Diesel della Mercedes. Grazie alla Musso, il suo designer Ken Greenley della Panther Westwinds (rilevata dalla Daewoo) vinse l’Auto Design Award al Salone di Birmingham. In versione 4WD, il SUV coreano si rivelò anche un’ottima arma da raid, tanto che nell’ottobre del ’94 conseguì la vittoria di classe sulle “dune cattedrale” del Rallye dei Faraoni. Certo che di fuori e di strada le auto coreane ne hanno fatta parecchia, nel XXI secolo. A questo punto non vi è venuta voglia di vedere com’è fatto il primo telefono cellulare Samsung degli anni Ottanta?

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