Alla terza edizione del “Minardi Day” (5-6 maggio) bastava passeggiare ai box dell’autodromo “Enzo e Dino Ferrari” per rendersi conto che il pubblico di casa nostra e non solo (diversi, infatti, gli stranieri) cerca e vuole happening corsaioli come questi. Un po’ in quello stile easy formato famiglia, che va forte all’estero da una vita.
E così, una dietro l’altra, potevi ammirare monoposto Minardi come la M189 e la ben più recente PS04B (2004) uscire a razzo dai box, ma pure Ferrari 640 e 641, Wolf, Arrows, Surtees TS8, Tecno PA123, Cooper, oltre a molte altre vetture Sport – una su tutte, l’Alfa Romeo 33 SC 12 Turbo di Max Comelli –, formula 2 e 3, GT che hanno fatto sognare i meno giovani e incuriosire i ragazzi. Peccato solo che, rispetto alla passata edizione, ci fossero meno Minardi del previsto: e questo perché il collezionista olandese Frits Van Eerd, che possiede diverse monoposto, non ha potuto partecipare.
Sempre più “Portello”
C’era poi tutto il mondo della Scuderia del Portello, sempre più autentico catalizzatore di appassionati e piloti, con tantissime Alfa Romeo al seguito. Citiamo, tra l’altro, la rara De Tomaso F.1 preparata da Conrero, diverse Dallara F.3 motorizzate Alfa, Ralt, Formula Alfa Boxer ed Europa Boxer e la già ricordata, splendida Sport 33 SC 12 Turbo. Per quanto riguarda chi scrive, il programma con il “Portello” era impegnativo: un doppio test su monoposto, una Dallara-Alfa di F.3 1989 e un’Alfa Boxer 1987, esperienze coinvolgenti e speciali di cui vi daremo conto su uno dei prossimi numeri di Ruoteclassiche.
Tanti piloti
In ogni caso, le vetture ammirate, già da sole valevano il biglietto: in realtà, e non è un dettaglio, il bello del “Minardi Day” è stato anche poter incontrare un bel po’ di quei “soci” della pattuglia italiana del circus iridato e delle gare internazionali, così nutrita soprattutto negli anni 80-90. Nessuno di loro si è tirato indietro alla richiesta di un selfie o di una chiacchierata con gli appassionati, e questo vale molto per chi porta con sé ricordi da condividere col proprio beniamino, vissuti all’epoca, dall’altra parte delle reti. Il reuccio di casa, neanche a dirlo, è stato Pierluigi Martini, uomo simbolo di una vita da corsa dedicata alla Minardi, ma c’erano anche Prisca Taruffi (ricordiamo che quest’anno è caduto il trentennale dalla scomparsa del padre Piero), Alessandro Nannini, Gabriele Tarquini - ancora ai vertici nel neo Wtcr con la Hyundai i30 N -, Gianni Morbidelli (anche lui nel Wtcr, con la Giulietta), Miguel Angel Guerra, Luca Badoer, Alex Caffi, Gabriele Lancieri, Giovanni Lavaggi e altri piloti, come Ivan Capelli, Emanuele Pirro, Riccardo Patrese e Bruno Giacomelli che non hanno mai vestito i colori del team di Faenza, ma che per amicizia hanno voluto onorare il padrone di casa. Quel Gian Carlo Minardi, classe 1947, cui tutti hanno sempre riconosciuto il ruolo fondamentale di aver lanciato e fatto correre tanti piloti di casa nostra nella massima formula. Ce ne fossero ancora come lui...
Senza dimenticare l’oggi
Ma la festa della Minardi è stata pure la chance per lanciare un altro tipo di “ponte”: quello con l’odierna F.1 ibrida, grazie alla presenza del Team Mercedes ufficiale, e di uno dei suoi piloti, quel Valtteri Bottas (28 anni) protagonista nel Mondiale e letteralmente assediato dai fan a Imola, a caccia di autografi. Il pilota finlandese è stato anche la star per nulla “ingessata” in occasione del successivo arrivo su strada in quel di Brisighella a bordo della Mercedes W07 Hybrid iridata nel 2016. Al finnico è stato consegnato il prestigioso Trofeo Lorenzo Bandini, giunto alla 25ª edizione. È stato anche questo il bello dell’Historic Minardi Day, quello di aver saputo intrecciare e armonizzare collegamenti motoristici a tutto campo, con altri eventi del territorio.
Qui l'intervista che abbiamo raccolto in circuito a Gian Carlo Minardi.
Andrea Stassano