Ad appena un anno dal lancio della collezione Drive de Cartier, il marchio francese si esibisce in una variazione sul tema, che modifica profondamente il nuovo orologio, senza però alterare lo stile d’appartenenza alla famiglia d’origine.
Un’operazione di cui la maison parigina è maestra, avendo già dato in passato – con i modelli Santos e Tank, in particolare – esempio di declinazioni estetiche ferma restando la sionomia del modello originario, in questo caso basata sulla semplice aggiunta delle fasi di luna sul quadrante. Una sorta d’accanimento per quell’identità di marca che a Cartier ha procurato fama e successo e che ha una sua logica nel modo in cui la maison ha affrontato, sin dagli inizi del ’900, l’argomento dell’orologeria.
Le forme della cassa. Parola d’ordine e chiave di lettura di questo modo di procedere è lo stile, che per gli strumenti del tempo si condensa tutto sulla forma della cassa. E la collezione Drive è la più recente espressione di questa ricerca estetica, che approda a quella particolare sagoma denominata coussin, erede di quel modo di creare che ha contraddistinto Cartier fin dal primo modello commercializzato nel 1911. Si trattava del Santos e della nascita di un tipo di orologio assolutamente nuovo, dallo stile deciso ed elegante e con un elemento sorprendente, che la dice lunga sulla maison e che segnerà tutte le produzioni successive. La forma scelta è controcorrente, non tonda, eredità dei modelli da tasca del passato, ma quadrata e con viti di fissaggio della lunetta a vista.
Un giorno ogni 125 anni. È questa la nota stilistica che Cartier ha conservato nel tempo: e dopo la quadratura del cerchio messa in scena dal Santos, sarà la volta della sagoma rettangolare del Tank, poi di quella cosiddetta tortue (a guscio di tartaruga), la tonneau (a botte) e la coussin (a cuscino), che nella collezione Drive conosce il più ampio sviluppo di dimensioni e di arrotondamento che sia mai stato eseguito. In questo contesto estetico, c’è da dire che sul nuovo modello l’elemento meccanico ha la sua bella importanza, visto che le fasi di luna consistono in un meccanismo aggiuntivo, che tiene conto dell’intero ciclo del nostro satellite, raffigurandolo in maniera molto verosimile. E con grande attenzione alla precisione, visto che questa complicazione astronomica richiede una correzione di un solo giorno ogni 125 anni di funzionamento.
UNA COMPLICAZIONE IN PIÙ
Con questo nuovo modello, declinato nella cassa sia in oro rosa sia in acciaio, la collezione Drive de Cartier si arricchisce della raffigurazione delle fasi di luna, un dettaglio allo stesso tempo tecnico ed estetico. Dal punto di vista meccanico si tratta infatti di una complicazione, che solitamente viene accompagnata dal calendario, ma che qui è invece enfatizzata in tutta la sua suggestiva bellezza, con il nostro satellite lasciato libero di muoversi, nascendo e tramontando lungo il quadrante. Questo riferimento all’orologeria di tipo più tradizionale è corredato da un movimento a carica automatica di manifattura, racchiuso in una ben equilibrata cassa di forma coussin e sormontato da un quadrante con lavorazione guilloché, su cui spiccano i minuti chemin de fer e le ore con grandi cifre romane.