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26/06/2014 | di Redazione Ruoteclassiche
Il motorino d’avviamento compie cent’anni
Nel 1914 Bosch presentò il proprio primo motorino di avviamento per autovetture. All’epoca, avviare a mano i grossi e pesanti motori era assai faticoso e c’era il rischio che la manovella potesse sfuggire dalle mani o trasmettere contraccolpi causando ferite all’automobilista.
26/06/2014 | di Redazione Ruoteclassiche

Nel 1914 Bosch presentò il proprio primo motorino di avviamento per autovetture. All’epoca, avviare a mano i grossi e pesanti motori era assai faticoso e c’era il rischio che la manovella potesse sfuggire dalle mani o trasmettere contraccolpi causando ferite all’automobilista. Quei motorini pesavano quasi 10 kg e sviluppavano potenze non superiori a 0,6 kW, gli attuali pesano tra 1.9 e 17 kg e coprono potenze tra 0,8 e 9,2 kW.

Inizialmente, la maggior parte delle richieste proveniva dal Nord America e la vendita dei nuovi dispositivi era modesta: sino al 1927 Bosch vendette appena 11.000 unità. Poi, i motorini elettrici di avviamento divennero sempre più richiesti e, nel 1933, ne furono venduti circa 550.000. Anche se ci sono voluti decenni affinché la manovella scomparisse definitivamente dal mercato: per esempio, la peraltro modernissima Citroën GS dell’inizio anni 70, con motore boxer quattro cilindri, poteva ancora essere avviata con la manovella qualora la batteria fosse fuori uso.

Nel 2007 Bosch ha iniziato la produzione in serie di motorini d’avviamento specifici per sistemi start&stop e ora offre un’ampia gamma con tensioni di funzionamento a 12 o 24 Volt e la produzione annua si attesta oggi a più di 12 milioni di pezzi.

Emilio Brambilla

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