Il Museo Mullin chiude, all'asta la collezione - Ruoteclassiche
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25/01/2024 | di Cesare Sasso
Il Museo Mullin chiude, all’asta la collezione
La decisione dopo la morte del suo fondatore, Peter Mullin. Ospita oltre 200 vetture francesi del XX secolo, con un focus sul periodo dell’Art Déco e sulle Bugatti. Molte andranno all'asta con Gooding & Co tra marzo e aprile
25/01/2024 | di Cesare Sasso

A seguito della scomparsa del fondatore, il Mullin Automotive Museum di Oxnard, in California, ha annunciato improvvisamente la chiusura. Creato nel 2010, raccoglie la più grande collezione al mondo sul design automobilistico francese del XX secolo, con un forte focus sul periodo dell’Art Déco e sulle Bugatti, frutto dell’instancabile ricerca del magnate Peter Mullin e della moglie Merle. Mentre gran parte delle auto andrà all'asta con Gooding & Co tra marzo e aprile, c’è ancora la possibilità di visitare l’esposizione nella sua interezza fino al 10 febbraio.

Chiude le porte, per sempre. Già dalla sua apertura nel 2010, il Mullin Automotive Museum di Oxnard, California, è stato un'attrazione imperdibile per gli appassionati di auto d'epoca e di design. Fondato dal filantropo e imprenditore Peter W. Mullin, scomparso lo scorso settembre e dalla moglie Merle – collezionista a sua volta – ospita una raccolta di oltre 200 autovetture, tra cui alcune tra le più belle e rare Bugatti al mondo. Una collezione straordinaria per qualità delle vetture e rispetto militaresco del filo conduttore della stessa, i cui pezzi sono quasi sicuramente destinati a separarsi in due vendite all’asta.

Un luogo di culto. La collezione del Mullin Museum è incentrata sulle auto d'epoca francesi, in particolare Bugatti. Ospita infatti la più grande collezione al mondo di vetture del marchio, con oltre 70 esemplari esposti. Tra queste, modelli iconici come la Type 35, la Type 57 SC Atlantic e la Type 41 Royale. Oltre alle Bugatti, il museo ha accolto negli anni anche auto di altri costruttori francesi come Delahaye, Delage, Talbot-Lago e Voisin. Tra le auto esposte, si possono trovare inoltre alcuni esemplari unici, come la Delahaye 135 MS Figoni & Falaschi del 1937, la Delage D8-120 S Le Mans del 1938 e la Talbot-Lago T150C SS Le Mans del 1937, oltre a vetture dalla storia curiosa al limite della sceneggiatura cinematografica, come Type 22 Brescia del 1925 ripescata nel 2009 nel Lago Maggiore.

Non solo auto d’epoca. Il museo offre (ancora per pochi giorni) l'opportunità unica di ammirare insieme alcune delle più belle e rare auto del mondo, immerse in un contesto storico e artistico di grande valore. Ospita infatti anche una collezione di mobili e oggetti d'arte del periodo dell’Art Déco, che si integrano perfettamente con le auto esposte. Mobili, lampade, sculture e dipinti di artisti come Jean Dunand, René Lalique e Émile-Jacques Ruhlmann, oltre all’intero arredamento period correct smontato dal bar di un grande albergo di Chicago. Un’esperienza immersiva per gli appassionati – non necessariamente legati al mondo delle auto – di un periodo culturalmente molto prolifico.

Catapultati nell’Art Deco. Dopo essere germogliata in Francia all'indomani della Prima guerra mondiale come reazione alla austerità degli anni del conflitto, la corrente stilistica dell’Art Deco si diffuse rapidamente in tutto il mondo influenzando l'architettura, le arti decorative, la moda e il design industriale, compreso quello delle automobili. L’uso di forme geometriche e linee nette senza fronzoli unito all’impiego di materiali moderni - per l’epoca - come l'acciaio, il vetro e l'alluminio creavano spesso effetti visivi sorprendenti. Un'attenzione al design, sia nelle forme sia nei colori, che ha prodotto anche tante vetture eleganti e raffinate, che sapevano essere al contempo funzionali e pratiche. Un movimento che ha avuto un impatto significativo sulla cultura di tutto il XX secolo.

In vendita ad Amelia Island. Per quelli che sognano di mettere le mani su un pezzo dell’eredità collezionistica di Peter Mullin il primo appuntamento sarà ad Amelia Island il 29 febbraio e il 1° marzo 2024, quando il banditore cercherà una nuova casa per i primi 20 lotti. Tra questi una Bugatti Type 35C Grand Prix del 1925 (stima di 600.000-800.000 dollari) e una Type 49 del 1931 con la caratteristica carrozzeria a quattro porte del carrozziere franco-svizzero Gangloff (stimata tra i 150.000 e i 225.000 dollari).

Non solo Bugatti: sempre ad Amelia Island si prevede grande battaglia a colpi di rilanci per una Avions Voisin Type C28 Clairière Berline del 1936, una delle due C28 Clairière Berline sopravvissute delle 30 costruite e molte altre. Tra Delage, Delahaye e le altre ci sarà sicuramente molta eccitazione in sala. Anche se il momento di riassestamento del mercato e le stime della casa d’aste suggeriscono prudenza, la vendita di Gooding sarà sicuramente una cartina tornasole dell’appeal delle auto della collezione, in previsione di una seconda asta più corposa di vetture e automobilia che si terrà direttamente al Museo Mullin, in aprile. Un test che attirerà senza dubbio le grandi volpi del collezionismo, complice anche l’assenza di prezzo di riserva.

Decisione inaspettata. A parte i soliti ben informati, sono in molti ad essere rimasti spiazzati dall’annuncio della chiusura. Più di un elemento lasciava infatti presagire un futuro al riparo dallo smembramento per la collezione. A partire dalla proprietà formale, da anni in mano ad una fondazione creata dalla famiglia Mullin proprio per la tutela delle vetture (che non sono il pallino di figli e nipoti). E poi il costante coinvolgimento negli anni della moglie Merle, sempre al fianco di Peter Mullin nei momenti importanti come le vittorie a Pebble Beach (tra cui il Best of Show nel 2011).

La vettura del cuore. Ci si chiede che fine farà la sua vettura del cuore, la Bugatti Type 46 carrozzata da De Villars Courbevoie che fece restaurare in un vivido color arancione perché si intonasse alla sua borsetta Bottega Veneta preferita. Infine, appare ormai lontana la realizzazione dell’ultimo grande progetto di Peter Mullin, un nuovo museo tra le colline britanniche delle Cotswolds dove sarebbe stata trasferita una parte delle auto. Se sul futuro di molte delle auto regna ad oggi l’incertezza, per quattro di loro si intravede già il lieto fine. Sono infatti state donate al Petersen Museum di Los Angeles (che Peter Mullin aiutò a rilanciare nello scorso decennio) una Talbot-Lago T150 CS “Teardrop” del 1937, la Hispano Suiza H6B Dubonnet Xenia del 1938, e due Delahaye (la 165 del 1939 e la 145 del 1938).

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