In seguito alla recente scomparsa di Gratton gli eredi stanno cercando delle collaborazioni, al fine di preservare l’originale museo realizzato dal padre
Il mondo della cultura automobilistica ha perso uno dei suoi più entusiasti interpreti. Il 27 settembre scorso infatti è mancato Paolo Gratton, fondatore del Museo dell’Automobile e della Tecnica di Farra d’Isonzo, in provincia di Gorizia. Classe 1927, ha sempre coltivato la passione per l’automobile, divenendo concessionario Ford nel 1962. Proprio la sua predilezione per la Casa dell’Ovale Blu lo indusse a dar vita nell’ottobre del 1987 ad un museo dedicato alla storia del colosso di Dearborn, ma non solo: accanto ai modelli più rappresentativi della Ford infatti viene riservato ampio spazio ai veicoli militari, alle moto (DKW, Guzzi, Indian, Jawa, NSU ecc.), alle biciclette, all’automobilia e a oltre mille “pezzi” tra radio, registratori e grammofoni. Chicca della mostra, la riproduzione di parte della catena di montaggio della mitica Model T.
Progetto lodevole. Una iniziativa di notevole interesse, capace di destare subito l’attenzione di Ruoteclassiche, che proprio nel suo primo numero in edicola, era il novembre del 1987, dedicò una pagina al neonato museo. E Ruoteclassiche è tornata al “Gratton” in occasione dello speciale Grandi Musei dell’Auto – Italia, proposto in allegato al numero di agosto 2019. Con la scomparsa di Paolo Gratton, non solo abbiamo perso un esperto conoscitore del motorismo d’epoca, ma un appassionato di grande spessore, l’ispiratore di una delle esposizioni museali più eclettiche del panorama nazionale.
L’appello degli eredi. In questi giorni è giunta in redazione una lettera della figlia Paola, la quale richiama l’attenzione sulla necessità di collaborazioni utili a preservare il patrimonio raccolto dal padre in decenni di ricerche, evitando che il tutto venga disperso. Sarebbe una perdita incolmabile per noi tutti.