Arriva dalla Russia il ragazzo con la giardinetta - Ruoteclassiche
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08/01/2022 | di Francesco Mosconi
Il ragazzo con la giardinetta
In pochi giorni "Ciao 2021" è diventato uno dei fenomeni social del nuovo anno. Anche grazie a una canzone che parla (anche) di auto...
08/01/2022 | di Francesco Mosconi

È quasi impossibile che nel post-bagordi di Capodanno non siate incappati nella prima perla trash del web dell’anno domini 2022: la parodia russa dei programmi italiani anni ottanta intitolata “Ciao 2021”, un tripudio di luoghi comuni, sintetizzatori e drum machines, spalline, baffi e montature importanti. Ma anche una riflessione sul mondo dell’automobile e su come, da fuori, gli altri ci vedano.

In principio era “Ciao 2020”, lo show televisivo russo che ha fatto uscire di testa il web: una via di mezzo tra la parodia dei varietà e del nostro Paese, resa con la riproduzione di stereotipi televisivi anni ottanta (Fantastico, vi ricordate?) e una satira ad uso del mercato interno sulla curiosa mania dei russi per l’Italia, canzoni melodiche comprese. Il programma venne tutto girato in italiano: non soltanto i testi della conduzione ma anche gli spot e - soprattutto - le canzoni adattate, con un lessico italico improbabile, dai loro stessi autori ed esecutori. L’esperimento divenne in poco tempo virale e arrivò a picchi di visualizzazioni clamorosi: decine di milioni su YouTube, senza contare le altre piattaforme e i video inviati tramite gli altri social network.

Il mio ragazzo guida una… Lada! “Che c’entra con Ruoteclassiche?”, vi chiederete voi. C’entra eccome. La seconda edizione, “Ciao 2021”, contiene infatti un brano eseguito dai “Bionda Morta” (in Russia si chiamano veramente “Dead Blonde”), intitolato “Il ragazzo con la giardinetta”.Il brano, di cui dopo aver fatto il primo ascolto non potrete più fare a meno, è la cover di un pezzo russo anni novanta e recita: “Il mio ragazzo guida una Fiat tutta la notte in cerca di guai”. La canzone, come l’originale infatti, narra dell’amore tra una ragazza e un bandito che però nella versione russa guida una “Dev’jatka” che altro non è che una Lada 2109 Samara, la prima auto moderna prodotta in Unione Sovietica, presente tra l’altro anche nella scenografia dell’esibizione televisiva in versione rally. Trazione anteriore, retrotreno a ruote interconnesse, cambio manuale a 5 rapporti, motore con albero a camme in testa e con testata sviluppata da Porsche rendevano la fastback russa un vero e proprio sogno a quattro ruote per gli automobilisti russi, abituati, al suo lancio avvenuto nel 1984, a ben altre vetture.

La giardinetta di Togliatti E la Fiat? E la giardinetta? Che c’entrano? Ancora una volta c’entrano. È storia nota infatti come la Lada sia nata per volere del Governo Sovietico nel 1964 al fine di produrre automobili popolari a Togliatti. Per il know-how si rivolsero alla Fiat (eccola!) dalla quale acquisirono anche la licenza per produrre le 124 nelle versioni berlina e station wagon col nome di Zigulì.
Il colossale impianto produttivo, che tra le sue caratteristiche vantava una linea produttiva capace di sfornare un milione di veicoli l’anno, fu inaugurato nel 1970.Gli autori dei testi dei brani, probabilmente consci che il pubblico italico non avrebbe colto la reference sulla Lada 2109 Samara, hanno optato per la più nota 124 Familiare, per quanto come spiegato da vari esperti della cultura russa in video esegetici di “Ciao 2021”, avere una “Dev’jatka” negli anni novanta era un po’ da “fighetti” oltre che da banditi…

La rivincita della “Dev’jatka” È tendenza sempre più diffusa inserire nei videoclip, negli shooting di moda, nei prodotti cinematografici e televisivi di tendenza (vedi la Panda di Alice Bassi nella serie Netflix “Guida astrologica per cuori infranti” o quella nel videoclip da 25 milioni di visualizzazioni del brano “Destri” di Gazzelle) vetture classiche o youngtimer. La tendenza a quanto pare non si limita più solo al Vecchio Continente ma anche al mondo ex-sovietico che riscopre nella “Dev’jatka”, auto ormai fuori produzione dal 2013, il sogno di una vettura più contemporanea e moderna della ormai obsoleta Zigulì. E chissà che dalle parti di Mosca o nelle regioni del Caucaso non ci sia qualche appassionato che ancora le sogna e magari le colleziona…

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