La percezione che stile ed eleganza non fossero sempre propriamente qualità dei tedeschi si consolidò soprattutto negli anni 80, quando l’abbinamento calzini bianchi e sandali già emerso nella decade precedente iniziò a ondeggiare tra mito e realtà. La moda metteva impietosamente in luce quello che però, in campo automobilistico, era contraddetto clamorosamente dai marchi storici, come BMW, Mercedes-Benz e Audi, inni alla sobrietà e alla compostezza. Fino a che non arrivarono i tuner.
Parola d’ordine: esagerare
Grazie ai capitali soprattutto arabi - leggi petrodollari - in Germania iniziano infatti a fioccare ordini per trasformare e rendere uniche ed esclusive auto che già lo erano, dando vita a un’epoca di eccessi. Prendi la Porsche: la 911 non stava vivendo il suo periodo di massimo splendore, ma per Gemballa bastava una rinfrescata al look ed ecco che nacquero elaborazioni estetiche dai nomi esotici: Avalanche, Mirage, Cyrrus.
Porsche 911 irriconoscibili
L’elemento in comune era la sostituzione dei fari tondi con altri di forma quadrata, sia "annegandoli" sotto una carenatura di plexiglas sia trasformandoli in versione a scomparsa. Al posteriore, un tripudio di alettoni smisurati, gruppi ottici da camion e interni con abbinamenti di colore a dir poco coraggiosi, per non parlare dei volanti futuristici. Un’altra moda - che contagiò anche la Rinspeed, autore della 969, un po' mezza 911 e un po' mezza Ferrari Testarossa - era trasformare le fiancate aggiungendo vistose griglie che comportavano anche sconcertanti allargamenti delle carreggiate.
Ali di gabbiano
Difficile considerarle odi al buon gusto, eppure avevano diversi estimatori, anche se il terreno più fertile lo trovarono, in casa Mercedes, preparatori come SGS, Boschert e Koenig. Il primo, nel 1983-84, diede vita a una delle interpretazioni più convincenti su base 500 SEC, dotandola di porte ad ala di gabbiano che, seppur esagerate e spesso abbinate a combinazioni di colori severamente "vietate" dal codice penale, donavano una certa personalità, che gli ottimi risultati alle ultime aste indicano essere nuovamente apprezzata dopo decenni di oblio. Boschert invece - ma siamo già nel 1989 - scelse di "immolare" una 300 CE trapiantandole il muso di una SL R129 e confermando le “Gullwing”.
Koenig senza freni
Koenig mise le mani ovunque, portando la sua ricetta a base di allargamenti stile Canale di Panama ed esagerati alettoni sulla SL R107, sulla 911, ma anche su due coupé come la BMW 635 e la Jaguar XJS, entrambe travolte dall’esuberanza della plastica sulle fiancate e sulla coda. Non gli sfuggì nemmeno l’occasione di approntare una pazza Ferrari Testarossa Biturbo da 1.000 CV con alettone tipo F40. Impossibile non menzionare poi RUF, che interviene poco e niente sull’estetica della 911 turbo, ma con la CTR Yellowbird da 469 CV realizza un’icona senza tempo.
La stella di Zender
Da Zender invece arrivò la classica eccezione che conferma la regola, sotto forma di una splendida, volitiva e perfettamente proporzionata 500 SET, ovvero una station wagon allestita su base Classe S W126 per colmare una lacuna nel listino Mercedes. Anche le più umili 190 potevano essere dorate e sottoposte a maquillage con minigonne e spoiler per tutti i gusti, così come le Golf potevano essere rese ancora più squadrate e robotiche. Insomma, la legge del tuning si imponeva in modo democratico e gli anni 90 avrebbero confermato, ma anche ribaltato, il concetto.