Luca Dal Monte ambienta nel Circus degli anni Settanta i 14 episodi della sua ultima opera di narrativa, nelle librerie dal 24 febbraio. Protagonisti i piloti e le donne al muretto, con le loro paure e sentimenti. I racconti di finzione sono nati da spunti reali.
Primi giorni di settembre del 1970, luglio 1979. In questi nove anni si dipanano i 14 racconti ambientati nella Formula 1 dei pericolosi – e quindi mitizzati – Settanta. In quella stagione di corse la vita era appesa a un filo, i piloti uscivano di casa il giovedì senza sapere se vi avrebbero fatto ritorno la domenica sera. I figli chiedevano alle mamme quando i loro padri sarebbero morti poiché, dicevano, tutti i papà che corrono in auto prima o poi muoiono. Sul filo della tensione fra rischio calcolato e tragedia, amore e paura, odio e venerazione per uno sport irresistibile, Luca Dal Monte ha scritto 14 storie in cui si parla poco di corse, molto di piloti, delle loro donne e del corollario di personaggi del paddock. I nomi vi saranno familiari: ci sono Clay e François, Graham e James; Jochen, Jacky e Jackie; Jody, Gilles, Niki… e l’onnipresente Vecchio. “Belli e Dannati – Vivere e morire nella Formula 1 degli anni 70” conta 280 pagine ed è pubblicato da Giunti – Giorgio Nada Editore, nella collana “Grandi corse su pista, strada e rallies”. Sarà in libreria dal 24 febbraio, a 24 euro. Dal Monte è l’autore della biografia “Ferrari Rex”, vincitore del Premio Selezione Bancarella Sport nel 2017 e finalista del Motoring Book of the Year Award del Royal Automobile Club inglese. Al suo attivo ha anche un romanzo intitolato “La scuderia” ed è pregiato collaboratore di Ruoteclassiche e Autoitaliana.
Il richiamo irresistibile del rischio. Ogni racconto di “Belli e dannati” è accompagnato da un’illustrazione fumettosa di Leonardo Spugni e Francesco Mercoldi. In stile “Intrepido”, quindi anni Settanta, com’è giusto e appropriato. Nel libro aleggiano i sentimenti, i pensieri, i sogni, i rancori, le paure e gli incubi di uomini e donne delle corse, in particolare della Formula 1. Tutti fatalmente attratti da un circo spettacolare perché crudele, o viceversa. Uno show che comunque doveva andare avanti, amato dai piloti con le facce da attori e odiato dalle loro donne, dal quale però era impossibile staccarsi. Diverse delle vicende che hanno dato la scintilla ai racconti sono vere, spiega l’autore nella prefazione. Alcune sono note e ben scolpite nella memoria. Come la giornata in cui i piloti decisero di correre il Gran Premio del Giappone, l’ultimo del 1976, nonostante il Monte Fuji fosse oscurato da un sipario di pioggia. Com’è andata a finire, molti di voi lo sanno già.
Fra le quinte dei paddock. Un paio di storie sono l’evoluzione fantasiosa di fatti realmente accaduti, altre sono verosimili e potrebbero essere accadute realmente nei termini e nei dialoghi con cui sono state raccontate. I 14 racconti brevi sono presentati in ordine cronologico. Il primo è ambientato nel fine settimana del Gran Premio d’Italia del 1970, a Monza: “Nina sapeva che quel primo giro dopo l’uscita dai box era l’unico nel quale poteva stare tranquilla perché Jochen lo percorreva sempre a velocità ridotta per controllare che l’auto fosse in ordine. Ma sapeva anche che, da quando le sarebbe passato davanti la prima volta, lei avrebbe provato la sensazione folle e assurda, e che sapeva di non meritare, di morire e rinascere ogni minuto e mezzo”. L’ultimo nasce e tramonta nel pomeriggio di luglio del 1979, in cui i due compagni di una scuderia italiana prendono una decisione importante. Durante questo lasso di tempo, nella storia e nell’evoluzione tecnica della Formula 1 è accaduto di tutto. Ciò che avvince il lettore sono però gli spazi fra le righe delle cronache, il detto e mai confermato, i valori (sì, ce n’erano) che il mondo delle corse e i suoi attori principali hanno espresso negli anni Settanta. Forse è proprio questo senso di umanità, che ci fanno ricordare quella F1 con realismo misto a tanta nostalgia.